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storica della Shoa

A proposito delle 'gite' ad Aushwitz. L'intervento di Laura Fontana

In foto: un viaggio nei luoghi della Memoria @Comune di Rimini
un viaggio nei luoghi della Memoria @Comune di Rimini
di Redazione   
Tempo di lettura 3 min
Mar 14 Ott 2025 08:50 ~ ultimo agg. 08:58
Tempo di lettura 3 min

Sulle recenti dichiarazioni della ministra Roccella (vedi notizia) pubblichiamo un intervento di Laura Fontana, storica della Shoa e per lungo tempo responsabile del Progetto Educazione alla Memoria del Comune di Rimini.

A PROPOSITO DELLE “GITE” AD AUSCHWITZ
Laura Fontana, storica della Shoah

Le recenti dichiarazioni della Ministra Roccella hanno sollevato grande clamore, tanto appaiono sconcertanti e inaccettabili. Se l’obiettivo era quello di sottolineare come l’antisemitismo non sia stato seppellito tra le ceneri di Auschwitz, ma rappresenti un fenomeno tuttora esistente e diffuso, la strategia comunicativa è bizzarra e forse non innocente.
Ho iniziato a occuparmi dell’Attività Educazione alla Memoria per il Comune di Rimini nei primi anni 1990 e da allora è trascorso un tempo piuttosto lungo. Tante cose sono cambiate nell’ambito della trasmissione della storia e della sensibilità pubblica per il tema della deportazione e dello sterminio nei campi nazisti (ad esempio, con l’istituzione del Giorno della Memoria nel 2000), ma nessuno ha mai chiamato “gite” i viaggi studio agli ex campi di concentramento e di assassinio di massa. Probabilmente perché la proposta era talmente chiara da non consentire malintesi: offrire ai giovani delle scuole un’opportunità per approfondire la storia attraverso un percorso di formazione, e visitare ciò che resta di un luogo autentico del crimine, per riflettere sulle eredità del passato in una dimensione dinamica e attuale, vale a dire sulla condizione umana nel presente e sulle scelte individuali di fronte al male.
Il termine gita riferito ad uno di questi viaggi, ad Auschwitz come a Mauthausen, non è casuale, né innocente, ma esprime l’intenzione di sminuirne il valore e di instillare il dubbio sulla loro importanza oggi.
Affermare che tra i valori che sostengono queste iniziative ci sia il rigetto del fascismo parrebbe banale, essendo così evidentemente necessario ieri come oggi, invece non lo è se si dimentica che le vittime di Auschwitz e dei lager nazisti sono state anche italiane, ebrei e non ebrei, oppositori politici e civili, adulti e bambini, arrestati in moltissimi casi da autorità italiane. Senza dimenticare che la repressione dei diritti e le leggi contro gli ebrei in Italia non sono responsabilità della Germania nazista, ma del governo italiano di Mussolini. Fingere che quella pagina ignobile di storia italiana non ci riguardi più e sia ora di occuparsi di altro, magari interrompendo le gite, impone un’urgente riflessone sulla coscienza politica e morale di chi sostiene queste idee.

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