Indietro
menu
nuove reazioni di condanna

Post sindaco Pennabilli. Sacchetti (Pd): "sfondo fascista, intervenga Prefettura"

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mar 4 ott 2022 14:25 ~ ultimo agg. 16:21
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 3 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Non si placano le polemiche sul post del sindaco di Pennabilli Mauro Giannini rimbalzato anche su molti media nazionali. “Sono nato con la camicia nera e morirò con la camicia nera” recitava in una prima versione poi rimossa da facebook e ripubblicata con alcuni termini modificati (vedi notizia). Oggi ad intervenire nuovamente è il segretario provinciale del Partito Democratico Filippo Sacchetti che chiede un intervento della Prefettura e auspica un incontro tra il Prefetto e il gruppo di minoranza di Pennabilli Orizzonte Comune. Facendo riferimento alla Costituzione e alla legge Scelba, il segretario Pd fa anche un richiamo alla storia: “Pennabilli è conosciuta in tutto il mondo per “il mondo di Tonino Guerra”, le sue opere, i film che ha sceneggiato, la sua poesia, il suo sguardo sul mondo – scrive Sacchetti – . Tonino la barbarie e l’atrocità del regime nazifascista l’ha provata purtroppo sulla sua pelle venendo internato in un lager ma riuscendo poi per fortuna a tornare libero a differenza di milioni di persone che in quel posti maledetti ci sono morte. Da internato iniziò a scrivere poesie in dialetto perché i suoi compagni dicevano che gli ricordavano casa. Dopo la fine del conflitto mondiale, avendo conservato le poesie composte nel campo, le fece leggere a Carlo Bo, che ne rimase piacevolmente colpito. Il docente (e futuro rettore) riconobbe in esse «una volontà di pulizia interiore, un senso esatto delle cose e delle voci». Guerra decise dunque di pubblicarle, a sue spese. La raccolta s’intitolò I scarabocc (Gli scarabocchi); lo stesso Bo ne firmò la prefazione. Attualmente a Pennabilli nel palazzo del bargello c’è una mostra sulla relazione tra Guerra e Bo. Consiglierei al sindaco una visita alla mostra e delle scuse per il ruolo che ricopre e per aver denigrato con le sue affermazioni questo pezzo di storia della sua comunità” conclude Sacchetti.

Ferma la condanna dell’ANPI di Santarcangelo: “Per Mauro Giannini, primo cittadino di Pennabilli, con la camicia nera ci si nasce e ci si muore: questo simbolo del fascismo è motivo di vanto e lustro, tanto da poter “servire la bandiera” con essa. Di conseguenza un uomo che dovrebbe rappresentare la cittadinanza e incarnare i principi della nostra Repubblica è orgoglioso di condividere un’ideologia impregnata di odio e che ha contribuito all’uccisione di milioni di persone in Italia e nel mondo. Insomma c’è veramente tanto di cui vantarsi pubblicamente sui social network! Giannini sminuisce il proprio gesto, rispondendo alle accuse con un semplice “amarezza: avevo semplicemente riassunto la mia vita in poche ore”; ma a noi sorprende che un rappresentante delle Istituzioni si sia dipinto con addosso simboli che tanto richiamano al fascismo. Oltretutto questo episodio accade a cento anni dalla Marcia su Roma, il vile colpo di stato a cui Mussolini non ebbe nemmeno il fegato di partecipare in prima persona: il nostro territorio fin da subito manifestò la sua anima libera e antifascista, opponendosi alle squadracce di Italo Balbo prima e al regime poi, pagando il suo dissenso con le aggressioni e le uccisioni di antifasciste e antifascisti. Oggi, a cento anni da questi avvenimenti, ci troviamo un uomo che dovrebbe osservare pedissequamente la nostra Costituzione ed essere da esempio alla cittadinanza dichiararsi fieramente “camicia nera”. Ci chiediamo se un uomo del genere sia in grado di rappresentare la nostra Repubblica e la sua Costituzione antifascista nata dalla Resistenza e invitiamo la Prefettura e tutte le Istituzioni a intervenire e ad approfondire questo accaduto estremamente grave in un Paese come il nostro”.

L’intervento di Sinistra Italiana di Rimini: Il sindaco di Pennabilli ha aspettato il momento propizio, le recenti elezioni che hanno visto vincente il partito della Meloni, per inneggiare al fascismo. La stessa Meloni ha mantenuto nel simbolo di Fratelli d’Italia la fiamma tricolore e non ha mai accettato di proclamarsi antifascista. Ora il sindaco Giannini proclama sulla sua pagina fb la sua fedeltà ai simboli del ventennio. Chiediamo se le parole del sindaco sono condivise dai dirigenti del suo partito ed al tempo stesso chiediamo le sue dimissioni, una volta eletti si è il sindaco di tutti i cittadini di Pennabilli e non di una parte sola, nonché quando si svolgono ruoli di questo tipo si giura sulla nostra Costituzione antifascista e non ci pare proprio credibile che chi fa apologia del fascismo possa al tempo stesso ricoprire certi incarichi che ne sottendono il rifiuto”.