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le espressioni di sdegno

'Morirò con la camicia nera'. A Pennabilli il sindaco sotto accusa per un post

In foto: il sindaco Mauro Giannini
il sindaco Mauro Giannini
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
lun 3 ott 2022 16:14 ~ ultimo agg. 4 ott 14:29
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“Sono nato con la camicia nera e morirò con la camicia nera”. Un post del sindaco di Pennabilli Mauro Giannini finisce sotto accusa e scatena espressioni di sdegno. Una vicenda con più fasi: Giannini sabato ha pubblicato un post per raccontare di essere stato collocato in pensione dopo decenni di servizio militare. Nel post si leggeva, tra l’altro, “quando son partito per servire la bandiera, avevo solo un credo e la camicia nera”. Facebook ha rimosso il post, evidentemente a seguito di segnalazioni da parte degli utenti, per violazioni della policy della piattaforma di pubblicazione.

Domenica lo ha ripubblicato, senza la frase di cui sopra e cambiando la frase “Il mio pensiero va a tutti i miei camerati” in “A tutti i miei commilitoni”, aggiungendo: “Ripropongo il post, ovviamente modificato, che mi hanno bloccato. Esprimo la mia amarezza per l’accaduto, avevo semplicemente riassunto la mia vita in poche righe parlando di me, non di altri, senza inneggiare a nulla. Avevo esternato i miei sentimenti. Era solo una lettera d’Amore alla nostra radiosa Patria, un ringraziamento alle Istituzioni Statali, un saluto ai miei colleghi e una richiesta di perdono al mio Vecchio Babbo. Non c’è una parola di odio verso nessuno. IO SONO FATTO COSI’!”.

Nel frattempo però il gruppo Orizzonte Comune di Pennabilli aveva conservato gli screenshot del post originale, dove tra l’altro nei commenti c’era anche uno scambio con un utente. “Una domanda sincera: sei fascista?”, la domanda. La risposta di Giannini, appunto, era “Sono nato con la camicia nera e morirò con la camicia nera”.

Questo il post di Giannini nella seconda versione:

“È GIUNTA L’ORA DI RICONSEGNARE LA DIVISA.
Mi sembra ieri quando, ancor senza un filo di barba, partii volontario per arruolarmi nei reparti d’assalto dei paracadutisti. Era un gelido mattino di marzo, dal finestrino del treno osservavo una città ancora assopita quando, ad un tratto, un brivido mi assalì; capii che era finita una fase della mia vita, finiva il tempo di correre con gli amici dietro a un pallone, finiva il tempo di correre con gli amici dietro alle ragazze. La voce tonante della Sacra Patria era assordante, non poteva essere altrimenti per un ragazzo cresciuto con il mito del guerriero e del superuomo. Ho sempre avuto un grande amore per l’Italia, l’Italia del Piave, l’Italia di Vittorio Veneto. Purtroppo Dio non mi ha chiamato in quell’angolo di cielo riservato a coloro che cadono per la Patria, ma mi ha concesso la gioia di crearmi una famiglia, mi ha dotato di un coraggio ma soprattutto di una onestà che mi ha sempre permesso di dire tranquillamente ciò che penso, mi ha impresso quell’altruismo che mi permette di aiutare chiunque abbia bisogno, perché io, sembrerà strano, so anche amare; ecco perché ho tantissime persone che mi vogliono bene. Ora mille pensieri mi affollano la mente, quanti ricordi! Quante emozioni si intrecciano, quanti sentimenti! Oggi ho pianto, da solo, nel mio silenzio. Ma non è un pianto di felicità; togliermi la divisa è come togliere le stelle dal cielo. Ringrazio l’Esercito Italiano, in particolar modo il IX Reparto d’Assalto “Col Moschin”, che mi ha dato la possibilità di realizzare i miei sogni e soprattutto che è riuscito frenare la mia irrompente esuberanza. Spero che mio babbo sia fiero di me e spero possa averlo ripagato di tutte le preoccupazioni che quel sanguigno giovane ribelle gli ha dato. Il mio pensiero va a tutti i miei commilitoni, caduti e presenti, con i quali ho diviso pane e dolore; vi porterò sempre nel cuore. Riconsegno la divisa, ma sarò sempre pronto a rispondere “Presente” se la Divina Patria mi richiamerà. W L’ITALIA”.

La prima condanna arriva appunto dal gruppo Orizzonte Comune: “Dichiarazioni inaccettabili da parte di una pubblica autorità quale il sindaco, ancora più gravi se a pronunciarle è un sindaco di un territorio fortemente colpito dalla violenza nazifascista, che al momento dell’insediamento ha giurato di “osservare lealmente la Costituzione italiana”. Costituzione italiana che venne fondata proprio sul valore dell’antifascismo e che condanna chi “rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri” del fascismo o “compie manifestazioni esteriori di carattere fascista” (Legge Scelba n.645 del 20 giugno 1952 di attuazione della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione italiana)”.

Il segretario provinciale del PD Filippo Sacchetti rincara: “Leggendo, sono rimasto quasi senza parole. Se non fosse che da cittadino italiano prima ancora che da segretario provinciale del Partito Democratico di parole di sdegno me ne sono subito scattate in testa mille: vedere un sindaco, in questo caso il primo cittadino di Pennabilli Mauro Giannini, scrivere sul suo profilo Facebook pubblico e come tale accessibile a tutti “sono partito per servire la bandiera, avevo solo un credo e la camicia nera” già fa rabbrividire. La risposta “sono nato con la camicia nera e morirò con la camicia nera” al commento di un cittadino è di una gravità inaudita. Ogni sindaco giura infatti fedeltà assoluta a quella Costituzione Italiana che è la bussola della nostra società, è nata con valori anti fascisti e condanna chi esalta principi, fatti e metodi fascisti. E giura anche e soprattutto a nome di tutta una comunità, non di parte di essa, di una cittadinanza di un territorio che ha pianto decine e decine di suoi figli proprio per la violenza di quel regime e per rappresaglie nazifasciste nei giorni della Liberazione”. Un post che il sindaco ha poi “riproposto con qualche minima limatura ma non mutando di una virgola la sostanza e il pensiero infarcito di termini inequivocabili”.

“Il primo cittadino di qualsiasi comunità dovrebbe essere sempre e comunque d’esempio per ogni suo compaesano. Viene letto da adulti e ragazzini e i suoi messaggi dovrebbero essere sempre positivi. Questa sorta di inno al cameratismo e al servizio alla patria in guerra non suona quindi solo stonato e non va derubricato alla categoria delle gaffe in un momento storico come questo e con il resto del mondo che si interroga sulla “natura” del nascituro governo Meloni, ma è pericoloso. Così come lo è qualsiasi rigurgito fascista – conclude Sacchetti – in un’Italia resa libera e democratico dal sacrificio di chi per contrastare la dittatura di quella camicia nera ci ha rimesso la propria vita”. A condividere la condanna è anche la coordinatrice del Pd Valmarecchia Francesca Modugno.