Caminetti e stufe. La Regione ribadisce: si possono usare dove non c'è il riscaldamento
Dopo le critiche alle nuove regole stabilite dal Piano aria integrato regionale, venute in particolare da Lega e Forza Italia (vedi notizia), interviene l’assessore regionale all’Ambiente Gazzolo, ribadendo la necessità della misura, visto che in Emilia-Romagna oltre il 50% delle emissioni di Pm10 è dovuto al riscaldamento domestico. Le emissioni di un camino aperto tradizionale sono stimate in 2.880 tonnellate di Pm10 all’anno e quelle di una stufa a legna di 1.228, a fronte delle 17 tonnellate all’anno degli impianti a metano (dati 2013 Inventario emissioni di Arpae).
La Regione ribadisce che non sono previste limitazioni o divieti d’uso dei caminetti tradizionali, delle stufe o “caldaiette” quando costituiscono il solo impianto di riscaldamento dell’abitazione o dei locali interessati. Quindi, se in casa non ci sono termosifoni o altri tipi di impianti di riscaldamento, i caminetti possono essere accesi e utilizzati.
Allo stesso modo, piena libertà di accensione e utilizzo, per cucinare cibi o per fini commerciali: dunque nessun rischio di spegnimento per pizzerie, ristoranti.
Dai divieti sono comunque esclusi i Comuni montani per il loro intero territorio. Si tratta infatti di limitazioni in vigore in tutte le regioni (Piemonte, Veneto e Lombardia oltre all’Emilia Romagna) per azioni comuni contro l’inquinamento della pianura Padana.
Infine, utilizzo libero per gli impianti a biomassa (legna o pellet) di classe 2 stelle o superiore (la classe di appartenenza è indicata nella documentazione fornita dal costruttore e consegnata all’acquisto).