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La puntata di Fuori dall'Aula

Superbonus, l’approfondimento con le voci di politica, Cgil e Confartigianato

In foto: il confronto sul superbonus a Fuori dall’Aula
il confronto sul superbonus a Fuori dall’Aula
di Redazione   
Tempo di lettura 3 min
Gio 2 Mar 2023 11:30 ~ ultimo agg. 30 Mag 08:24
Tempo di lettura 3 min

Nell’ultima puntata di Fuori dall’Aula su Icaro Tv è stato affrontato il tema del superbonus, dopo lo stop alla cessione dei crediti deciso dal Governo il 16 febbraio scorso. In studio Renzo Crociati, segretario Fillea Cgil Rimini, e Gianluca Capriotti, Segretario Generale Confartigianato Imprese Rimini. In collegamento da Roma è intervenuto il senatore del M5S Marco Croatti mentre la senatrice di Fratelli d’Italia Domenica Spinelli non ha potuto prendere parte al confronto per sopravvenuti impegni in aula.

Il superbonus 110% è una misura economica “eccezionale” introdotta nel maggio 2020, in piena pandemia, col “decreto rilancio” del Governo Conte II. Molteplici gli obiettivi: creare un meccanismo virtuoso per il cittadino, che poteva ristrutturare casa gratis, per il rilancio del settore edile e anche per lo Stato col sostegno ad un importante settore economico e con il miglioramento di efficienza e sicurezza del patrimonio immobiliare. Detrazione fiscale ma anche sconto in fattura e cessione del credito le modalità per beneficiare delle agevolazioni.

Da quel maggio 2020, tra proroghe, ritocchi e modifiche, il superbonus attraversa tre governi e una campagna elettorale. Nel frattempo migliaia di cantieri aprono in tutta Italia e l’edilizia spinge sull’acceleratore con nuovi addetti e nuove imprese: 30mila occupati in più solo in Emilia Romagna tra il terzo trimestre 2019 e il terzo trimestre 2022, solo per fare un esempio. Però qualcosa si inceppa e l’anello debole è il meccanismo dei crediti che offre anche il fianco a numerose truffe. Nel gennaio 2022 il Governo Draghi cerca di arginare col blocco della cessione multipla dei crediti di imposta.

Col decreto frodi di fine febbraio 2022 tornano poi le cessioni multiple ma solo nei confronti di soggetti controllati come banche e intermediari finanziari. Niente più cessioni parziali. Ma la macchina va sempre più a rilento, complici anche situazioni di mercato difficili con l’esplosione dei costi delle materie prime e l’assenza di liquidità. Poi arrivano le elezioni e la palla passa al Governo Meloni. A novembre arrivano i primi ritocchi ma è il DL n.11 del 2023 a far esplodere la miccia: stop all’opzione dello sconto in fattura e alla cessione dei crediti per i bonus edilizi e scatta anche il divieto per le pubbliche amministrazioni di acquistare i crediti fiscali.

Scoppiano proteste e preoccupazione: sono circa 19 i miliardi di euro maturati e rimasti incagliati. Se non pagati metterebbero a rischio 115.000 cantieri, oltre 32.000 imprese e 170.000 lavoratori. Le categorie chiedono risposte immediate per un settore che ha trainato la crescita italiana del 2022 e che, denuncia Ance, con questo duro colpo rischia di portare il Paese in recessione. La soluzione? Per Ance e Abi è quella di utilizzare gli F24 a compensazione dei crediti maturati. L’esecutivo è al lavoro e si pensa ad un emendamento, ma i tempi potrebbero essere più lunghi di quelli auspicati dalle categorie.

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