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Operazione Vulcano. Arrestati altri tre affiliati ai casalesi

di Redazione   
Tempo di lettura 5 min
Lun 5 Mar 2012 19:21 ~ ultimo agg. 15 Mag 13:20
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Accusati di estorsioni ai danni di imprenditori della riviera romagnola. In carcere sono finiti: Francesco Agostinelli, 46 anni di Urbino, Francesco Sinatra, 31 anni di Catania, e Salvatore Di Puorto, 38 anni, del Casertano, tutti accusati di estorsione e rapina in concorso, con l’aggravante dei metodi mafiosi finalizzati ad acquisire il controllo delle attività economiche delle vittime. I primi due erano già agli arresti domiciliari, per altre vicende, nelle rispettive abitazioni a Fano (Pesaro Urbino) e Castelbolognese (Ravenna), mentre di Puorto, a piede libero, è stato arrestato a San Cipriano d’Aversa. I tre sono ritenuti, dagli inquirenti, vicini ai Casalesi della frangia Schiavone che nel corso del 2010 aveva ottenuto una sorta di leadership fra i gruppi criminali campani presenti sulla riviera romagnola, grazie a un ‘accordo pacificatore’ arrivato dopo lunghe lotte fra bande.
L’indagine Vulcano aveva ricostruito che alcuni degli imprenditori presi di mira (in particolare una coppia titolare di un’impresa edile a San Marino e una boutique a Riccione) erano stati ricattati, anche con minacce di rapimento dei figli, e costretti a cedere denaro e beni di valore.

Il provvedimento contesta i reati di estorsione e rapina in concorso, aggravata dal metodo mafioso in quanto legata alla criminalità campana dei Casalesi ed Acerrani.
Raccolti anche importanti elementi investigativi a riscontro delle somme e dei beni ceduti a titolo estorsivo per un valore stimato in oltre 200.000 euro; sequestrati numerosi orologi Rolex, diversi PC contenenti interessante materiale informatico e documenti. Gli orologi erano provento di estorsione ai danni di una donna. Il Clan Vallefuoco, operante oltre che in provincia di Rimini, anche in quelle di Modena, Reggio Emilia e nella Repubblica di San Marino, interagiva anche con la società finanziaria Fincapital (riconducibile all’avvocato e notaio sammarinese Livio Bacciocchi).

Le indagini

L’attività investigativa è partita nello specifico nel luglio 2010, partendo dalle dichiarazioni rese al ROS da una delle persone offese, vittima di richieste estorsive da parte di Luigi Luciano ed un commercialista, che pretendevano denaro per conto di un nuovo gruppo criminale che, a loro dire, era subentrato nelle attività estorsive del clan Vallefuoco, veniva intrapresa. Attraverso intercettazioni e servizi dinamici si è cercato di individuare gli esponenti del nuovo sodalizio criminale e le ulteriori vittime delle estorsioni.
Dalle intercettazioni, avviate il 13 ottobre 2010, emergeva che il clan Vallefuoco, dopo una diatriba interna con i fratelli Luciano, aveva riacquistato operatività in Riviera grazie a nuove alleanze e accordi di pacificazione con Giuseppe Mariniello, diventato il leader mafioso di riferimento dei gruppi criminali campani operanti nella riviera romagnola.
L’accordo di Mariniello con Vallefuoco era stato accettato, con disappunto, dai fratelli Luciano, costretti quindi ad assistere al riemergere di Francesco Vallefuoco. Questi, in cambio, si era impegnato a versare parte dei proventi delle attività estorsive a Giuseppe Mariniello ed al clan acerrano da lui capeggiato.
Intanto venivano documentate anche condotte estorsive ai danni di una coppia di un imprenditore edile, con società a San Marino e della compagna, titolare di una boutique a Riccione. Tra novembre e dicembre 2010 la coppia, già da mesi costretta a soddisfare richieste estorsive dei Clan Vallefuoco e Mariniello di Acerra, diventava oggetto di analoghe pressioni estorsive anche ad opera dei Casalesi, frangia Schiavone.
Le indagini evidenziavano che, dopo aspre frizioni tra i tre gruppi criminali, anche minacciando il ricorso alle armi, i “capi” campani raggiungevano accordi pacificatori che sancivano la ripartizione dei proventi estorsivi tra i tre Clan, legati da una partnership mai censita prima in Emilia Romagna.
Venivano inoltre raccolti importanti elementi investigativi a riscontro delle somme e dei beni ceduti a titolo estorsivo per un valore stimato in oltre 200.000 euro; in particolare, nel corso delle perquisizioni agli indagati eseguite in concomitanza dei fermi del 22 febbraio 2011 veniva rinvenuto e sequestrato materiale utile alle indagini, tra cui numerosi orologi Rolex, diversi PC contenenti materiale informatico e documenti di interesse investigativo.
Gli accertamenti condotti anche presso la Rolex Italia spa in merito ai numerosi orologi sequestrati a Salvatore Di Puorto consentivano di individuare il Rolex provento di estorsione ai danni di Elena Schchegoleva, perpetrata da Francesco Agostinelli e da lui consegnato a Di Puorto.
Ulteriori approfondimenti consentivano inoltre di rafforzare il quadro probatorio sulle estorsioni patite dalle vittime, attraverso l’individuazione dell’ulteriore corpo del reato, anch’esso sequestrato dopo le perquisizioni, costituito da un costoso abito da sera, prelevato nel negozio di abbigliamento da parte di Francesco Vallefuoco, per conto del boss Giuseppe Mariniello, poi rinvenuto e sequestrato dal ROS a casa di Francesco Agostinelli.
Gli indagati, inoltre, erano in procinto di costringere le vittime a cedere imprese ed immobili ed erano giunti a paventare la forzata sottoscrizione di una polizza vita, il cui premio sarebbe stato poi incassato dai camorristi in caso di morte “provocata”.
Si è risaliti anche ai legami dei Vallefuoco con la Fincapital di Baciocchi.
Nell’estate 2010 la Fincapital diveniva oggetto di interesse anche del Clan dei Casalesi, che però non riusciva a rilevarla poichè le autorità sammarinesi ne decretavano il commissariamento nei primi giorni del 2011, in seguito all’insostenibile indebitamento raggiunto dalla finanziaria ed alle palesi infiltrazioni della criminalità organizzata campana.
La notizia di indagini dei Ros ha convnto gli indagati casalesi che alcune parti offese avessero formalizzato denunce a loro carico e li ha spinti ad intensificare le minacce, volte non solo ad ottenere le somme pretese, ma anche la remissione delle denunce.

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