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catechesi con i ragazzi

Anselmi al Giubileo richiama Gaza. E' gioia piena solo quando è di tutti

In foto: Il vescovo protagonista di una catechesi sulla Gioia Piena (foto SIR)
Il vescovo protagonista di una catechesi sulla Gioia Piena (foto SIR)
di Redazione   
Tempo di lettura 5 min
Mer 30 Lug 2025 22:53 ~ ultimo agg. 23:07
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Anche per il Vescovo di Rimini Monsignor Nicolò Anselmi è iniziato il Giubileo dei Giovani. Nella mattinata di mercoledì è stato protagonista dell’incontro “La vita si fa insieme: il coraggio di essere accompagnati” dedicato alla “Gioia piena” che si è svolto nella chiesa di San Giuseppe al Trionfale, nell’ambito dell’iniziativa “12 parole per dire speranza”. "Auguro a tutti di sentire lo sguardo d’amore di Dio su di noi, il progetto di felicità che ha su di noi, il suo desiderio di accompagnarci. E mettiamoci al servizio anche dei più poveri, di chi ha più bisogno: nelle università, nelle parrocchie, nelle piazze c’è chi più e chi meno incatenato, cominciamo da loro” ha detto il vescovo, così come riportato dall'agenzia SIR.
Gioia piena”, ha ricordato il presule è un’espressione che si trova nel Vangelo di Giovanni con la quale “Gesù rivela il grande desiderio di Dio che tutti gli uomini siano felici”. “Perché – ha spiegato – l’unico grande desiderio di Dio è la gioia di tutti i suoi figli, dove ‘tutti’ è importante”. Ma - ha domandato - può esserci una gioia piena? Cosa può darla?. Spero che quasi nessuno abbia risposto sì”, ha affermato provocatoriamente mons. Anselmi, richiamando le grandi e piccole tragedie quotidiane, come quella che si vive oggi a Gaza. “Perché – ha proseguito – la gioia è ‘piena piena’ quando tutti si è nella gioia” e “se anche solo una persona non lo è allora è difficile parlare di gioia piena”. Il vescovo ha poi sottolineato che “la gioia fatto non quantitativo” e che “un po’ di inquietudine dobbiamo averla, se no siamo fuori dal mondo”. Mons. Anselmi ha poi evidenziato che “la cosa più bella della vita è l’amore ricevuto e donato, tutti l’abbiamo sperimentato”. Ma “se il piano di Dio è la gioia piena per tutti e ci ha creato per essere felici, come mai questo non succede? Come mai ci tiriamo bombe in testa, ci feriamo, ci parliamo dietro?”, gli interrogativi posti. Per il vescovo “ci sono due ostacoli al piano di felicità di Dio”; il primo è che “c’è un contrasto l’amore per noi stessi e per gli altri” e sappiamo che “la gioia passa attraverso l’amore”. “La tensione tra noi e gli altri rende la strada verso la gioia piena difficile”, ha osservato, ricordando che “amare è un po’ morire. Amare vuol dire rinunciare, fare un passo indietro”. E “nessuno vuol morire perché esistiamo”, per questo “siamo sempre un po’ bloccati, confusi”.

Un secondo ostacolo “è il diavolo”; “ – ha sottolineato – nella nostra vita c’è qualcuno che ci ostacola, che non vuole che si realizzi il progetto di Dio”. “In questa confusione – ha proseguito – si innesta l’accompagnamento; chiedo aiuto perché da solo non riesco a capire”. Ma farlo “è difficilissimo, perché non c’ho tempo, ho fretta, mi vergogno”. E questo succede perché “il maligno quando non riesce a farti fare il male, ti fa fare tante cose, ti riempie la vita di tante incombenze”. E poi ci sono le scuse: “farsi accompagnare non serve a niente, non trovo nessuno”. “Per la vita spirituale – ha sottolineato mons. Anselmi – ci vuole del tempo, per dipanare la nebbia ci vuole tempo”. E “chi sperimenta l’accompagnamento senza stress, senza fretta, con sincerità nel dialogo sa che qualche luce viene fuori, piano piano, a piccoli passi”. Da qui il consiglio: “Provate ad immaginare qualcuno che possa accompagnarvi, senza fretta”. Parlando della propria esperienza, il vescovo ha raccontato che “la gioia più grande indubbiamente è essere stato un servitore della felicità di qualcun altro che attraverso la mia povera persona si è liberato da una catena, è guarito, è rinato. “Che meraviglia aiutare qualcuno a rinascere, che meraviglia quando qualcuno ci ha aiutato a rinascere!”, ha esclamato, aggiungendo: “Chi ha qualche annetto in più sa che si rinasce più volte”. E se “oggi siamo accompagnati, un domani accompagneremo altri”. Con la consapevolezza che “aiutare le persone a rinascere è una gioia grandissima, passare dal sentirsi inadeguati ad adeguati è una gioia”. Mons. Anselmi ha concluso ricordando che come credenti “abbiamo una fortuna: siamo figli, siamo amati sempre da Dio Padre anche dopo i pasticci più gravi; poi siamo amici di Gesù; e infine lo Spirito Santo ci illumina aiutandoci a dipanare le nebbie della vita”.

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