Operazione Popilia, nuovi sviluppi. Indagati usavano moneta complementare


Proseguono le indagini nell’ambito dell’operazione “POPILIA” che ha permesso alla Guardia di Finanza di Rimini di eseguire ieri otto misure cautelari nei confronti di soggetti pregiudicati di origine calabrese e pugliese (ma domiciliati nel riminese) e di sequestrare sei società che gestivano hotel a Chianciano, Castrocaro, Cesenatico, San Mauro e Viserba, un chiringuito, sempre a Viserba, e una società di allestimenti fieristici (vedi notizia). Le investigazioni del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Rimini, hanno permesso di accertare che alcuni degli indagati usavano monete complementari per gestire gli hotel. Un metodo, studiato per permettere alle imprese maggiori opportunità di sviluppo, che però veniva usato per schermarsi ed evitare di far transitare sul circuito bancario tutte le transazioni. Gli accertamenti hanno permesso di appurare che nell’ultimo anno uno degli hotel coinvolti ha registrato 28.000 euro di entrate e 32.000 di uscite in moneta complementare. A far scattare le indagini, tre anni fa, la denuncia di un dipendente di un albergo che, alla richiesta delle sue spettanze, si è visto rispondere con una pistola puntata addosso.
Cosa sono le monete complementari
Le monete complementari affiancano la moneta ufficiale e sono state concepite per creare una camera di compensazione di debiti e crediti, dove non esiste il tasso d’interesse e la valuta è utilizzata soltanto per acquistare o vendere beni o servizi. Nascono all’interno di un gruppo o di una comunità per incentivare gli scambi, anche perché i crediti devono essere utilizzati entro un determinato lasso di tempo quindi, visto che non generano interessi e non si possono convertire in euro, tutti gli iscritti sono spinti a spendere facendo girare l’economia all’interno del circuito.