“Meet Generation”. Ora in onda anche su TV 2000


Due anni di lavoro, un viaggio attraverso l’Italia per raccontare i giovani innanzitutto. Questo è stato “Meet Generation. Incontri di quotidiana cittadinanza”, la serie televisiva, già in onda su Icaro TV, e da stasera alle 19 e 30 anche su TV 2000, canale 28. Una produzione Gruppo Icaro per Rete Corallo.
Una serie che attraverso la formula del docu-reality cerca di far calare il telespettatore nella vita quotidiana di una generazione che vive le sue sfide verso il futuro in un’epoca di cambiamenti globali e grandi questioni sociali. Tra queste, quella della cittadinanza, ancora negata in Italia a quanti, seppure nati o cresciuti qui, continuano ad essere chiamati stranieri. I temi dello ius soli e dello ius culturae restano comunque sotto traccia nel racconto, che si focalizza sulle esperienze di incontro tra ragazzi: a scuola, al lavoro, all’università. Incontri in cui le differenze culturali si scoprono, piano piano, ma solo dopo che le similitudini e le affinità di carattere hanno aperto la strada a un’amicizia destinata a durare per la vita. Per alcuni di coloro che ci hanno raccontato le loro storie – arrivati da poco – la cittadinanza è un obiettivo lontano, ma comunque un obiettivo. Magari neppure pensato dai genitori, arrivati venti o trenta anni fa.
In due anni di lavoro (su TV 2000 ora andranno in onda insieme le due stagioni, 17 puntate, dal 17 dicembre al 15 gennaio, si parte stasera con la prima puntata girata a Matera) abbiamo raccolto 26 storie: 52 ragazzi che ci hanno aperto il loro mondo e raccontato il loro percorso, a volte difficilissimo. Quante volte la tappa obbligata di questo viaggio verso un futuro migliore è stata la Libia e le sue prigioni in questi racconti: e l’Italia, ogni volta, una nuova, vera patria dove ricominciare grazie all’aiuto di tante persone.
A quelle persone ha pensato Hakim, afghano, parlandoci di quel che si appresta a diventare oggi. Partito dal suo paese a tredici anni, con un viaggio attraverso la Grecia sull’asse di un camion, oggi, dopo la laurea in scienze politiche internazionali, è stagista a Ginevra alle Nazioni Unite. In un futuro migliore spera ancora, nonostante le delusioni, invece, Mamadou, senegalese: anche se, senza documenti, si è infranto il suo sogno di giocare nella primavera del Milan. E poi tante storie di incontri nati sui banchi di scuola, nel mondo dello sport: di chi è arrivato qui coi genitori e ha dovuto combattere con il sentirsi diversi. E di chi in questo percorso ha trovato un metodo per affrontare la vita e per decidere di continuare il viaggio e trovare nuovi incontri. Perchè, come dice Selena, 22enne di Belluno nata in Camerun, partita per la Francia in cerca di nuove opportunità: “L’integrazione ce la creiamo noi. Non sono gli altri che ci integrano, siamo noi che ci integriamo a loro”.