L'Italia è tornata a correre..., o a camminare evitando inciampi?
L’EDITORIALE DELLA DOMENICA
di Carlo Alberto Pari
Sicuramente, da un punto di vista finanziario, il nostro Paese è al momento in una fase positiva, discutibilmente supportata dai dati reali dell’economia, del resto, anche l’andamento dei principali Paesi europei non appare entusiasmante. Indipendentemente dal pensiero politico, di certo, al momento si è scelta una strada virtuosa ed assennata sul controllo della spesa pubblica, ed in onestà, non è una prassi. Inoltre, la stabilità politica è un altro raro inedito positivo. Verosimilmente per questi motivi, nonostante il nostro elevatissimo debito pubblico ed un Prodotto Interno lordo che arranca, i mercati rimangono al momento tranquilli ed il pericolosissimo “spread” è ampiamente sotto controllo, anche in considerazione del fatto che alcuni tra i maggiori Paesi europei, non appaiono migliori in termini di sviluppo.
Per il resto, non tutto è perfetto, anzi, persistono problemi incancreniti da anni: il PIL (Prodotto Interno Lordo), aumenterà quest’anno di una percentuale
estremamente contenuta, intorno allo 0,5% (stima), peraltro, supportato dalle opere realizzate con i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che
in maggioranza è composto da ulteriori debiti. Le riforme strutturali e necessarie non sembrano certo risolte. Le diseguaglianze sono da tempo tra le maggiori in
Europa. I salari, mediamente, non hanno neppure recuperato la svalutazione creata dall’inflazione degli ultimi anni. Le pensioni, in parte, subiscono ancora il blocco parziale della perequazione. La sanità pubblica appare in lenta agonia, dovuta soprattutto agli scarsi finanziamenti degli ultimi anni. La denatalità è estremamente preoccupante e necessiterebbe di interventi sostanziali e molto urgenti.
Concludo con dati assai curiosi, per stimolare la riflessione dei lettori.
Nel 2011, Il nostro debito pubblico era di circa 1.900 miliardi, il rapporto debito PIL (prodotto interno lordo) a circa 120%. L’incremento del debito dalla fine del 2010 alla fine del 2011 di poco superiore ai 60 miliardi. Allora, lo spread ( semplificando: la differenza tra il valore dei titoli italiani e quelli tedeschi) schizzò a circa 550 punti. Arrivarono “i Tecnici” al Governo. Nel 2025 (agosto) il debito pubblico italiano è arrivato a circa 3.080 miliardi. Il rapporto debito Pil intorno al 137% (stima). L’incremento del debito dalla fine del 2024 ( circa 2.965 miliardi), ad oggi, se confermato, risulta già superiore i 100 miliardi ( una cifra enorme di cui si parla molto poco).
Rapportare i numeri del 2011 al 2025 non appare complesso, neppure per chi non ama l’economia e la finanza. Eppure, il controllo della spesa pubblica e la stabilità politica, contribuiscono a mantenere uno spread estremamente contenuto, intorno ad 80 punti. Di certo però, non appaiono risolti i troppi debiti ed i problemi in parte sopra elencati. Ed allora, ripropongo la domanda indicata nel titolo dell’articolo: SIAMO TORNATI A CORRERE…, O A CAMMINARE EVITANDO INCIAMPI? Deambulare senza cadere è sufficiente per sopravvivere in autonomia, ma di certo, senza interventi adeguati non si risolvono le patologie, che il tempo, verosimilmente aggraverà. Permarranno eredità pesanti, che contrastano fortemente con il desiderio di lascare ai figli ed ai nipoti un mondo migliore. Del resto, riformare, tagliare le spese superflue e le miriadi di posizioni relative, inserire una progressività fiscale sui redditi come stabilito nella Costituzione, significa rischiare di perdere enormi consensi, lottare con le caste, combattere all’arma bianca contro le diseguaglianze ed i privilegi. Difficile trovare eroi disposti al sacrificio.












