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La tassa più evasa dagli italiani? Il canone Rai

di Redazione   
Tempo di lettura 4 min
Dom 23 Gen 2011 18:47 ~ ultimo agg. 14 Mag 04:27
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Dalla ricerca è emerso che l’evasione del Canone RAI delle famiglie si attesta intorno al 41% con punte che arrivano fino al 87% in alcune regioni quali Campania, Calabria e Sicilia, mentre quello delle imprese si attesta intorno al 96%.
In Italia esistono due canoni: quello ordinario, dovuto dalle famiglie, e quello speciale, dovuto dalle imprese, lavoratori autonomi, enti pubblici, enti pubblici non economici, enti privati. Ma se il canone ordinario e’ dovuto per il possesso di “apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle radioaudizioni”, il canone speciale si paga anche per il possesso di computers e/o monitors e altri apparecchi multimediali (videofonino, videoregistratore, iPod, sistemi di videosorveglianza, ecc.) posseduti dalle imprese o enti pubblici o privati.
L’evasione del canone RAI delle famiglie, che già nel 2005 ammontava al 22%, è balzata, nel 2010, al 41% (contro l’8% della media europea) e, si stima che nel 2011 arriverà al 43%.
Tra i maggiori evasori del Canone Rai figurano le famiglie residenti nelle province di Caserta, Ragusa e Catanzaro, dove l’evasione sfiora il 90% delle famiglie. All’opposto le province più virtuose sono quelle di Aosta, Ferrara e Pisa dove l’evasione si attesta al 12%.
Ma l’evasione maggiore si riscontra nelle imprese. Secondo i dati, che saranno pubblicati su Contribuenti.it, in Italia esistono circa 4,5 MLN di imprese di cui il 98% collegata con Internet con almeno un computer, per cui almeno 4,4 MLN di imprese dovrebbero pagare il canone speciale. Ma dai dati pubblicati dalla RAI risulta che i canoni speciali riscossi ogni anno sono meno di 180 mila, per cui almeno 4,2 MLN di imprese, non pagano il canone con un 95% di evasione. Limitandosi ad applicare il canone speciale base di 195,31 euro a 4,2 milioni di imprese, l’evasione e’ di 820 MLN di euro. E se si considera che oltre alle imprese devono pagare il canone anche i lavoratori autonomi, i circoli, le associazioni, le fondazioni, le sedi di partiti politici, gli istituti religiosi, gli artigiani, le scuole e gli enti pubblici e che il canone speciale va pagato per ciascuna sede o ufficio, e che lo stesso varia da 195,31 a 6.510,13 euro l’anno a seconda della tipologia commerciale, Lo Sportello del Contribuente stima che l’evasione del canone speciale supera il miliardo di euro l’anno.
Tra i maggiori evasori del Canone Rai figurano le imprese con sede nelle province di Milano, Venezia, Torino e Roma dove l’evasione sfiora il 98% delle imprese. All’opposto le province più virtuose sono quelle di Aosta, Napoli, Pescara e Firenze dove l’evasione si attesta al 92%.
In assoluto i contribuenti più fedeli restano quelli della Valle d’Aosta, Toscana, Emilia-Romagna e Puglia ma in buona posizione si piazzano anche aventi sede nelle regioni meridionali dell’ Abruzzo, Molise, Puglia e Campania.
In assoluto i contribuenti più fedeli restano quelli della Valle d’Aosta, Toscana, Emilia-Romagna, Marche e Veneto, ma in buona posizione si piazzano anche quelli residenti nelle regioni meridionali dell’ Abruzzo e del Molise.

L’Italia non ha il canone più alto per le famiglie. In Europa, il record del canone più esoso appartiene all’Islanda con 346 euro, seguita dalla Svezia e Finlandia dove la tassa è pari rispettivamente a 210 e 208,5 euro, dalla Germania con 206 euro, dall’Inghilterra con 176 euro e dalla Francia con 116 euro. All’estremo opposto troviamo la Spagna, il Portogallo, Olanda e Ungheria dove gli utenti non pagano il canone per vedere la TV pubblica.

Perché si evade? Dall’ indagine dell’Associazione Contribuenti Italiani è emerso che il 36% delle famiglie non paga il canone perché c’è la pubblicità sulla TV pubblica, il 31% per la scarsità dei controlli e la percezione che se chi evade non viene punito, il 24% per la scarsità qualità dei programmi e la troppa presenza della politica in TV e solo il 9% perché non ha soldi, mentre l’83% delle imprese evade perché l’Amministrazione finanziaria, durante le verifiche fiscali non richiede le attestazioni del pagamento del canone, ne’ lo sanziona.

“L’abbonamento alla RAI è una tassa e come tale va pagata – afferma Vittorio Carlomagno presidente dell’ Associazione Contribuenti Italiani – Ed è incredibile che la stessa Rai continui a promuovere il pagamento di una tassa usando la terminologia impropria di “abbonamento”. Ciò disorienta sia i contribuenti, che l’amministrazione finanziaria, la quale dimentica di richiedere il pagamento della tassa di concessione governativa durante le verifiche generali”.

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