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La Perla è abbastanza Verde, ma di lavoro da fare ce n’è

di Redazione   
Tempo di lettura 8 min
Sab 29 Mar 2003 10:29 ~ ultimo agg. 10 Mag 03:02
Tempo di lettura 8 min

anche perché Riccione deve fare i conti, come tutti i centri balenari, con il ‘peso’ ambientale del turismo. Nel riciclaggio il bilancio è buono: ora bisogna lavorare per raggiungere gli standard stabiliti dal Governo. Secondo Primo Silvestri di Europainform, curatore del rapporto, vanno migliorati il servizio del trasporto pubblico e la comunicazione delle politiche ambientali.

Il seminario di ieri è stato organizzato dagli assessorati all’Urbanistica e all’Ambiente di Riccione; una collaborazione che si pone l’obiettivo di costruire la Riccione del futuro nel rispetto dell’ambiente. Le regole del Piano strutturale dovranno tenere conto della salvaguardia ambientale.

Il commento al Rapporto di Primo Silvestri di Europainform.

Ricevuto pubblichiamo: alcune considerazioni sulconvegno da parte di Antonio Cianciosi (WWF)

E’ fortemente sintomatico che questa giornata venga organizzata a Riccione, apprezzo lo sforzo dell’amministrazione comunale e mi auguro che questa città abbia la capacità di invertire le tendenze e riesca ad uscire finalmente dalle spire di quel mercato speculativo edilizio che rischia solo di provocare la necrosi del sistema economico e a far scomparire la vera risorsa della nostra città: il turismo.

“Riflessione …”

A partire dagli anni 50 Riccione e molte altre città della riviera romagnola, sono state oggetto di un massiccio flusso di popolazione dalle aree rurali più interne, richiamate dalla fiorente economia turistica della costa.

Questa sorta di migrazione ha generato un impressionante sviluppo urbano, che in brevissimo tempo ha letteralmente stravolto la morfologia del territorio, con situazioni e rigidità insanabili.

La breve storia della nostra città e l’assenza di una profonda radicalizzazione storico-culturale non ha sicuramente contribuito a creare coesione tra i cittadini e il tessuto urbano e ciò ha prodotto una sorta di disaffezione, tant’è che Riccione, da sempre è stata (e forse lo è tuttora) considerata terra di conquiste (…e i sentimenti in questo caso non centrano), un territorio da “mungere”, da usare e abusare a seconda delle proprie necessità, caratterizzandosi come una sorta di paradiso dell’abusivismo edilizio.

Questa filosofia del “fai da te edilizio” ha rappresentato per molti anni una costante che ha generato una forte cultura economica, basata essenzialmente sul mattone, (capanni, chioschi e case sono divenute nel tempo bar, ristoranti e alberghi in un contesto caotico e congestionato), questo stato di cose, ad onor del vero ha prodotto lavoro e ricchezza, ma contestualmente, ha compromesso in maniere irreversibile il territorio, la viabilità e la qualità ambientale, ingessando, o meglio, cementando la possibilità di un futuro modello di sviluppo sostenibile.

Negli anni passati sono mancate purtroppo leggi e normative adeguate di tutela ambientale, le amministrazioni locali, loro malgrado, hanno evidenziato carenze, soprattutto dal punto di vista del controllo del territorio e della prevenzione dell’abusivismo edilizio. E mancata poi, una programmazione progettuale degli interventi da porre in essere sul territorio, questa lacuna, ha dato spazio alla realizzazione di interventi al limite della ragionevolezza.

In meno di mezzo secolo è stato dilapidato un enorme patrimonio arboreo, i segni lasciati sul territorio sono fin troppo evidenti: lo scempio edificatorio Palazzetti sul colle dei pini, la scomparsa di alcune ville di pregio architettonico e di due dancing che hanno fatto la storia a Riccione e con loro anche i numerosi e monumentali alberi che insistevano su quelle aree, al loro posto solo enormi cubature di cemento, la distruzione dell’unica duna relitta del litorale della provincia, per non parlare poi dell’infelice collocazione del palacongressi, del progetto che investirà l’area della ex colonia Savioli o della paventata cementificazione dell’area golenale della vecchia fornace.

Non è stata risparmiata neppure la cultura, a farne le spese perfino un teatro, (il teatro Dante che si affacciava sul viale Ceccarini) ha lasciato il posto ad un condomino ….

Potremmo parlarne per ore di interventi (per cosi dire) poco attenti dell’ambiente, sono stati infatti, numerosissimi e nessuno ha mai sollevato obiezioni, (se non da parte di uno sparuto fronte di ambientalisti:

Verdi e WWF) che qualcuno tempo fa, ha definito “quattro gatti” evidentemente e purtroppo, non siamo in molti a preoccuparci dell’ambiente e del territorio in cui viviamo.

“La situazione odierna gli strumenti e i percorsi possibili …”

Lo scenario che appare oggi davanti ai nostri occhi è fortemente preoccupante dal punto di vista della qualità ambientale, considerata la vocazione turistica della nostra città e le tendenze internazionali che navigano in direzione di un turismo ambientale ed eco-sostenibile.

L’omologazione e l’appiattimento dell’offerta turistica degli ultimi anni è deludente e assolutamente non competitiva sullo scenario europeo.

L’inutile corsa alle tendenze ha adombrato quel valore aggiunto, rappresentato dall’ambiente, che questa città ha sottovalutato e che poteva rappresentare la vera grande risorsa, non solo per i turisti, ma anche e soprattutto, per i riccionesi.

Oggi però abbiamo gli strumenti e le leggi che sostengono le tesi avanzate da anni dagli ambientalisti, WWF in testa.

La legge regionale 20 del 2000, infatti, se applicata correttamente, consente di pianificare le scelte urbanistiche in sintonia con i canoni della sostenibilità ambientale.

Così come l’Agenda 21 locale, da la possibilità di realizzare, in maniera partecipata a progetti volti a migliorare la qualità della vita in un ambito territoriale di sostenibilità ambientale.

Esiste inoltre, un recente aggiornamento sull’impronta ecologica, approntato da tre nomi illustri dell’ambientalismo americano CHAMBERS, SIMMONS e WACKERNAGEL pubblicato nel 2002, che da ulteriori indicatori sull’influenza dell’attività umana sul pianeta, da cui emerge una congettura molto significativa, che possiamo sintetizzare in queste poche parole:

“per poter gestire il proprio cammino verso la sostenibilità dobbiamo passare dall’attribuire valore a ciò che misuriamo, a saper misurare ciò a cui attribuiamo valore”.

Sembra un gioco di parole, in realtà è la chiave di volta per tener sotto controllo il progresso verso lo sviluppo sostenibile.

È necessario quindi, essere in grado, non solo di definire, ma anche di misurare i vari aspetti della sostenibilità e tra questi, (ne cito solo alcuni):

i limiti che ci impone la natura, il nostro impatto su di essa e la nostra qualità della vita.

Oggi gli indicatori ambientali, sociali, economici e di sostenibilità, consentono di fornire informazioni accessibili, tempestive e affidabili per decidere sul da farsi.

Tuttavia anche le direttive europee in tema ambientale vertono tutte in questa direzione.

Sta ora alle amministrazioni, alla nostra amministrazione, dare applicazione a tali indicazioni, coinvolgendo nella fase di discussione preliminare le realtà locali quali:

le associazioni ambientaliste, le associazioni di categoria, le organizzazioni che operano nel sociale … e così via, al fine di capire ciò che serve veramente alla città e alla società civile, offrire la possibilità di rendere tutti più attivi e partecipi alla vita politica della città e non catapultare progetti già previamente decisi nel palazzo.

Tanto per tornare sulla nostra realtà, vorrei citare ad esempio il caso del piano spiaggia, ideato progettato da tecnici incaricati e amministratori comunali.

Questo progetto è stato presentato alla città solo al suo completamento, senza aver coinvolto previamente, in maniera attiva, i diretti interessati, in questo caso, i bagnini. Chi meglio dei bagnini infatti, è in grado di dare indicazioni su ciò che è funzionale alla loro attività?

Questo progetto ha innescato, come era prevedibile, polemiche e forti obiezioni degli operatori di spiaggia.

Fortunatamente ci ha pensato la Soprintendenza di Ravenna, ha sedare gli animi, è stato infatti, bocciato perché, giudicato troppo “pesante” dal punto di vista della cementificazione.

I bagnini da canto loro, o meglio i più coraggiosi, si sono rimboccati le maniche e in maniera assolutamente autonoma, in questo caso positiva, hanno ridotto considerevolmente il numero delle cabine, creando dei varchi al mare (i c.d. cannocchiali) riposizionando le stesse trasversalmente alla linea di costa, dando più armonia ed una nuova fisionomia alla spiaggia, ritengo che questa possa essere una strada praticabile, se non altro, la meno sconvolgente per l’arenile, oltre che meno costosa.

Sul fronte della viabilità il WWF rivolge agli amministratori locali, un appello perché in linea con le indicazioni che sono emerse da questo dibattito, proceda ad una graduale e radicale revisione della viabilità cittadina, in modo particolare, nella zona mare, che preveda l’eliminazione delle arterie parallele a scorrimento veloce e vengano attuate quelle elementari soluzioni, peraltro, da sempre sostenute dagli ambientalisti, cioè, la viabilità a pettine e a stanze, con percorsi privilegiati, ciclabili e pedonali.

Altro nodo vitale della zona mare sono i parcheggi, riteniamo che prima che si proceda ad inveire ancora una volta sul territorio con altre colate di cemento, (mi riferisco ai previsti parcheggi del lungomare) si valutino tutte le possibili alternative, come ambientalisti siamo della convinzione che questi, seppur interrati, non dovrebbero essere realizzati al di sotto della ferrovia, in quanto la loro fruizione congestionerebbe in ogni caso la viabilità della zona mare.

Per concludere vorrei ribadire l’importanza e l’esigenza per il nostro territorio di ristabilire quegli aspetti ambientali e di originalità adriatica, che caratterizzavano la nostra città e contestualmente iniziare a cancellare quei fattori “omologanti” che hanno squalificato Riccione sul piano turistico e della qualità ambientale.

Forse tutto non è perduto, siamo ancora in tempo, c’è solo bisogno di un minimo di consapevolezza e di coerenza sulle scelte urbanistiche e le azioni che si andranno a compiere.

Antonio Cianciosi

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