Il Riesame su Dassilva: Pierina rappresentava per lui un pericolo doppio


Per i giudici del Riesame, Dassilva sa "depistate e simulare". E' lui che ha compiuto il delitto, che "non ha interazioni attive con il suo cellulare nel periodo a cavallo dell'omicidio" (tra le 21.44 e le 22.18 del 3 ottobre 2023), "che si muove con rapidità nel condominio tra casa sua e il livello -1 e può colpire e nascondersi volcemente". E ancora: che "sa usare professionalmente il coltello, che ha un ottimo movente, ma non un alibi (a differenza di Manuela Bianchi)", sottolineano i giudici bolognesi nell'ordinanza di 82 pagine con la quale fanno luce sui punti oscuri evidenziati dalla Cassazione in seguito alla prima conferma della carcerazione del 35enne senegalese, unico indagato per l'omicidio di Pierina Paganelli e detenuto ai Casetti dal luglio scorso.
Dassilva, secondo il Riesame, avrebbe avuto "un forte movente ad agire" dal momento che Pierina rappresentava per lui un "pericolo doppio". La 78enne, infatti, "andava ad attaccare entrambe le relazioni fondamentali", quella con la moglie Valeria Bartolucci e quella con l'allora amante Manuela Bianchi. Ritenuti importanti anche i presunti depistaggi compiuti dallo stesso di Dassilva nei mesi successivi al delitto, come i messaggi cancellati con la Bianchi, i vestiti indossati la sera del delitto consegnati tardivamente e solo dopo "averli lavati" o la "zoppia simulata".
Domani (giovedì), intanto, i suoi difensori, gli avvocati Riario Fabbri e Andrea Guidi, torneranno al Riesame per chiedere ancora una volta la scarcerazione del senegalese dopo che il gip di Rimini, Vinicio Cantarini, ne aveva confermato la detenzione in carcere a seguito dell'incidente probatorio della Bianchi.