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una riflessione

I pensionati sono sfruttati o sfruttatori? Serve una tutela politica

di Carlo Alberto Pari   
Tempo di lettura 4 min
Dom 21 Set 2025 07:29 ~ ultimo agg. 20 Set 02:46
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L’EDITORIALE DELLA DOMENICA
In tanti, sostengono che il nostro non è un Paese per giovani, nei prossimi editoriali cercherò di affrontare anche questo tema, oggi però, dedico questo articolo ai
pensionati, auspicando un interesse generale. Partiamo da due dati. Il primo: gli over 65 sono circa il 25% della popolazione italiana, in crescita costante e
difficilmente reversibile. Il secondo: in Italia, escludendo le rendite “private”, ci sono oltre 16 milioni di pensionati, di questi, circa 14 milioni sono previdenziali,
sostanzialmente, usufruiscono di una pensione in funzione dei contributi versati (da evidenziare che permangono residui di incomprensibili privilegi, contribuzioni fittizi, ecc). Le rimanenti sono pensioni assistenziali, ed a mio avviso, dovrebbero essere di pertinenza della fiscalità generale. Ovviamente, prenderò in considerazione le pensioni previdenziali che numericamente, corrispondono a circa il 30% dei cittadini italiani aventi diritto al voto! Dovrebbe significare molto, eppure, non di rado, si cerca di fare apparire queste tipologie di rendite come un costo difficilmente sostenibile. Proviamo a capire se questi pensionati sono sfruttati o sfruttatori.
Sintetizzo e semplifico. Il sistema pensionistico italiano riguardante la previdenza obbligatoria, prevede il metodo “a ripartizione”, banalmente, i contributi versati dai lavoratori, non sono accumulati in un fondo personale, ma spesi per pagare le pensioni di chi è già in quiescenza! Appare evidente un primo punto fondamentale: quando arriverà il tempo di pagare la pensione a coloro che hanno versato svariati decenni di contributi, la stessa sarà un “costo”, semplicemente perché i loro soldi sono già stati spesi! Fuorviante, financo offensivo, parlare di costi senza spiegare. Nello specifico, fermo restando il funzionamento sopra esposto, i contributi versati nel corso della vita di lavoro, vengono sommati in un montante “fittizio” (capitale+rivalutazioni) e su questo totale verrà calcolata la pensione lorda, soggetta a tassazione. Solo un esempio estremamente “spannometrico”, perché le varianti sono molteplici : per ottenere una pensione di circa 1.500 euro mensili, servirebbe un accumulo di contributi rivalutati (montante), presumibilmente non lontano dai 350/400.000 euro. Con sarcasmo e provocazione, evidenzio che la pensione ottenuta con tale montante, non sarebbe lontanissima dal solo rendimento medio che tale capitale produrrebbe, se fosse nella disponibilità del pensionato, ed investito in titoli obbligazionari a lunga scadenza.

Evito di addentrarmi in altri contesti, non sempre favorevoli al futuro pensionato, come la morte del lavoratore dopo avere versato anni di contributi, o il decesso del
titolare di rendita poco dopo il pensionamento. Aggiungo però un fatto, a mio avviso estremamente grave: il blocco parziale o totale della perequazione. Non avendo contratti di lavoro che consentirebbero il recupero delle perdite dovute all’inflazione, la perequazione dovrebbe rivalutare automaticamente. Bloccandola o
limitandola, come accade da anni, significa comprimere il valore reale delle pensioni nel tempo, compromettendo pesantemente la qualità di vita del pensionato, nel
momento del maggiore bisogno: la vecchiaia. Evidenzio che per i pensionati medi, risultano già improponibili i costi per la permanenza in una RSA, inoltre, i problemi della la sanità pubblica, pesano soprattutto su coloro che hanno maggiori necessità, tra questi, per motivi anagrafici, sicuramente i pensionati, che di converso, svolgono tuttora un ruolo di fondamentale importanza per il “welfare” del Paese, sopperendo in modo sostanziale alle carenze di aiuto ed ai costi insostenibili per i neo genitori (tra i motivi fondamentali dell’inverno demografico). Mi fermo per questioni di spazio, ma credo di avere chiarito diversi aspetti del problema.
Pertanto, ripropongo la domanda iniziale: I PENSIONATI PREVIDENZIALI SONO SFRUTTATI O SFRUTTATORI ? La risposta la lascio al lettore, ma appare palese. Auspico maggiore rispetto per questi 14 milioni di Cittadini, anzi, provocatoriamente, ma non troppo, visto che rappresentano circa il 30% degli
aventi diritto al voto, visto che per loro è complessa persino la protesta, perché ovviamente non possono astenersi dal lavoro, sarebbe auspicabile, oltre alle
necessarie organizzazioni sindacali, un partito che possa rappresentarli nelle sedi deputate a legiferare, perché tutelare gli anziani, dopo una vita di lavoro spesa per il bene delle loro famiglie e per lo sviluppo della Comunità, è un dovere di riconoscenza e di civiltà, mentre fare cassa sulle loro rendite, mediamente scarse, appare un’azione deprecabile, irrispettosa ed estremamente diseducativa verso coloro che oggi lavorano, ed ambiscono giustamente a garantire il loro futuro .
Carlo Alberto Pari

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