Evase cinque milioni facendo la escort in Riviera, salvata dalla prescrizione
Un fine settimana in sua compagnia poteva arrivare a costare anche cinquemila euro. Cifre da capogiro, quelle guadagnate da una escort di lusso, di nazionalità ungherese, che oggi ha 44 anni e da tempo si è trasferita negli Emirati Arabi. All’epoca dell’indagine della Guardia di finanza di Rimini, però, risiedeva a Riccione e lavorava prevalentemente in Riviera solo con clienti altolocati dalla notevole disponibilità economica. E’ grazie a questi standard elevati, oltre che alla sua bellezza ammaliante, che la escort è riuscita a mettere insieme un tesoretto da 5 milioni di euro, dal 2010 al 2014, sottratto al Fisco. Soldi trasferiti prima a San Marino, poi transitati nel Principato di Monaco e infine depositati in un conto corrente a Dubai, dove vivrebbe da alcuni anni senza alcuna intenzione di spostarsi. Infatti, nel processo che la vede imputata davanti al tribunale monocratico di Rimini per omessa dichiarazione dei redditi e di Iva non è mai stata presente. Oggi (martedì), però, a quasi 11 anni di distanza dall'instaurazione del procedimento penale a suo carico, i reati per i quali la 44enne era imputata si sono prescritti.
E pensare che l'indagine che l'ha riguardata nacque proprio da un suo maldestro tentativo di scagionarsi dall'accusa di aver rapinato un cliente di 100 euro. Sentita in aula, all’epoca dei fatti spiegò: “Non ho bisogno di rubare soldi a nessuno dal momento che sul conto ho più di 800mila euro”. Un autogol che indusse la Procura di Rimini a volerci vedere chiaro, con la Finanza incaricata di ricostruire il vorticoso giro di affari.
In aula, il suo difensore di fiducia, l’avvocato Stefano Caroli del foro di Rimini, aveva chiesto l’assoluzione della sua assistita a fronte di una richiesta di condanna a 2 anni e 3 mesi di reclusione avanzata dal pubblico ministero. Secondo il legale, infatti, le prove raccolte durante la fase d’indagine sarebbero state inutilizzabili, essendo stato - a suo dire - violato il diritto di difesa, come ad esempio la possibilità di nominare un avvocato al momento del sequestro dei conti correnti italiani. Fu fatto notare, inoltre, come la escort fosse realmente intenzionata ad aprire una partita Iva, così da poter dichiarare i suoi guadagni, ma che non le fu possibile in quanto la sua professione non era e non è tuttora riconosciuta dallo Stato italiano.












