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Emergenza casa, tra caro bollette e affitti alti. Una riflessione

di Redazione   
Tempo di lettura 3 min
Lun 13 Mar 2023 13:22 ~ ultimo agg. 6 Giu 11:27
Tempo di lettura 3 min

Il tema dell’emergenza abitativa può essere letto da diversi punti di vista che fanno emergere come a rimetterci siano soprattutto le persone più fragili. Vi proponiamo la riflessione di Carlo Alberto Pari.


Ecco gli ingredienti perfetti per realizzare una drammatica crisi sociale: alla base lo sblocco degli sfratti, causato dalla fine della pandemia. Aggiungere il corposo caro bollette. A piacere, introdurre e mescolare il lavoro povero, divenuto ancora più povero a causa dell’elevata inflazione, non ancora sopita e mai recuperata. E’ un “dessert” dal gusto amaro.

In Italia, dai dati più recenti (2021) , emerge che il circa 70 per cento delle famiglie ( 18,2 milioni) risulta in proprietà, tra loro però, il 12,8 per cento ( circa 3,3 milioni), ha un mutuo da pagare. Il 20% delle famiglie italiane ( 5,2 milioni) è in affitto, circa il 10 per cento (2,2 milioni) in usufrutto o a titolo gratuito.

Di certo, per arginare le disuguaglianze abitative, una norma che consente di ristrutturare l’abitazione che già si possiede, gratuitamente, aumentandone quindi il valore, scaricando i costi sulla fiscalità pubblica, non aiuta a risolvere il problema, di converso, lo amplifica. La saggezza, imporrebbe di intervenire dedicando risorse pubbliche, prima a coloro che non hanno una casa, partendo dalle emergenze abitative, poi, a coloro che hanno la proprietà, ma non i redditi per mantenerla, comprese le famiglie che non riescono ad onorare i mutui. Infine agli altri, separandoli però, in base al reddito, alle disponibilità finanziarie, alla numerosità delle proprietà. Appare molto discutibile, per usare un eufemismo, scaricare i costi sulla fiscalità generale, indipendentemente dalle capacità finanziarie, patrimoniali, reddituali del beneficiario. Purtroppo, con discreta assiduità, il palese diventa aleatorio, o peggio, nascosto. Raramente si anticipano i problemi, a volte si acutizzano. L’accentuarsi delle disuguaglianze ne sono un esempio, estremamente grave, se fomentato con denaro pubblico.

Nella nostra provincia, alcuni comuni metteranno in atto iniziative significative in tema di emergenza abitativa, inoltre, esiste una struttura alberghiera dedicata a questa tipologia di problematica sociale, azioni encomiabili, ma insufficienti. Poche le disponibilità di case da affittare, troppo alti gli affitti, anche rispetto allo stipendio di un comune lavoratore; bollette insostenibili, garanzie richieste elevate. Una spirale drammatica. Encomiabile l’impegno delle realtà caritative, in primis la Caritas diocesana, senza i cui volontari, sarebbe estremamente complesso tamponare diverse tipologie di emergenze sociali.

Le risorse pubbliche nazionali sul tema sono poche, difficilmente aumenteranno, il debito pubblico è enorme, il calo demografico preoccupante, l’invecchiamento della popolazione in esponenziale aumento, l’inflazione dilata la remunerazione degli interessi sul debito, macigni difficilmente sormontabili. L’auspicio, è quello di un cambio di priorità nella spesa pubblica, meno risorse per supportare chi già possiede e più risorse verso l’indigenza. Tutto questo, raramente porta consensi, ma diminuisce le disuguaglianze e di conseguenza, migliora la sicurezza ed il benessere di tutta la popolazione, parametri impalpabili, ma fulcro di civiltà.

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