Emarginazione e disagio sociale. La Francia preoccupa e l’Italia?


Per avviare un’esplosione serve un innesco, una metafora balistica, per raccontare i nostri tempi. Negli anni 60/70/80 si lavorava molto, molto presto, per molto tempo, con poche pause. Il lavoro permetteva, seppure lentamente, di migliorare la posizione sociale, di mantenere una famiglia, a volte di acquistare una casa, di lasciare qualcosa ai figli. Le pensioni garantivano una vecchiaia serena. Oggi si inizia a lavorare molto più tardi, si guadagna (mediamente) molto meno, raramente è possibile una scalata sociale, appare irrealistico pensare di acquistare una casa senza i soldi dei genitori. La pensione, nella maggioranza dei casi, non consentirà una vecchiaia serena, non sarà sufficiente neppure per la retta di una casa di riposo. Non è un’analisi pessimista, ma un’osservazione oggettiva, supportata da dati reperibili ovunque. Il risultato positivo di questi giorni sull’occupazione, è senza dubbio importante, anzi, nella nostra provincia, molte attività hanno un problema di reperimento del personale, ma in generale, il lavoro rimane in maggioranza povero e sempre più precario. In questi contesti si crea emarginazione e disagio sociale. Di certo, se un lavoro è scartato da altri, è faticoso e malpagato, seppure in linea con i contratti di riferimento, se non consente di vivere con dignità, allora va in questo direzione. In situazioni così problematiche, raramente l’emarginato mette al mondo figli, già oppressi dall’esistenza, con poche speranze di migliorare la condizione iniziale. Sono frangenti ormai usuali. Persino la politica ne ha preso atto, cerca soluzioni, ma adeguare le remunerazioni ed eliminare il precariato, renderebbe le aziende difficilmente competitive sui mercati internazionali. Gli interventi dello Stato, improbabilmente potranno essere determinanti, troppo indebitato da decenni di sregolatezza, potrà elargire modeste cure palliative, anzi, per le pensioni, al momento, non viene neppure totalmente applicata la perequazione. Anche la sanità universale perde colpi in modo preoccupante, ed anche questo, fomenta emarginazione e disagio sociale. I comportamenti delle masse sono spesso canalizzati nell’omologazione, non aiutano, ma contribuiscono ad implementare le disuguaglianze, arricchendo chi è già facoltoso e trasfigurando il razionale, ad esempio in alcuni sport, o in parte del mondo dello spettacolo. La Francia ci insegna che l’emarginazione ed il disagio, di frequente sono sopiti sotto la cenere, senza indugi, è necessario prevenire, il fuoco sembra spento, ma è sufficiente una scintilla per rischiare l’esplosione.
Carlo Alberto Pari