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una riflessione

Eliminiamo le diseguaglianze sulle morti causate dal lavoro

In foto: pexels
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di Carlo Alberto Pari   
Tempo di lettura 3 min
Dom 9 Nov 2025 07:56 ~ ultimo agg. 7 Nov 10:24
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L’DITORIALE DELLA DOMENICA
di Carlo Alberto Pari
L’articolo ha un titolo disturbante, financo provocatorio, ma credo sia giunto il momento di evidenziare alcune anomalie. Cerco di offrire al lettore una visione
diversa, che possa indurre delle riflessioni, sulle quali, ovviamente, si può essere o meno d’accordo, di certo, appare inutile e banale riassumere ciò che tanti altri già scrivono. In questi giorni, assistiamo all’ennesimo dramma sul lavoro. E’ crollato un antico manufatto in corso di ristrutturazione nella Capitale, un operaio è morto e diversi sono rimasti feriti. E’ un dramma infinito, si parla tanto, ma si conclude poco. Evito la consueta analisi sugli appalti e sub appalti, evito i soliti ragguagli sulla numerosità dei controlli e sul numero degli ispettori, tutte cose verosimilmente corrette, ma aggiungiamo dell’altro. Secondo alcuni dati, sono 784 i morti sul lavoro dall’inizio dell’anno fino al 30 settembre 2025, ancora in aumento, rispetto al già devastante 2024, cui aggiungere migliaia di feriti. Quasi il 30% delle morti è in itinere, ergo, avviene nel percorso casa lavoro e viceversa. Per il resto, gli stessi dati indicano che il settore più colpito è quello delle costruzioni, poi manifatture, trasporti e magazzinaggio. In questo dramma senza fine, la maggioranza assoluta dei morti sono di genere maschile e la fascia di età in testa alla macabra classifica, è quella degli ultrasessantacinquenni. Eppure, salvo errori, in alcuni settori pubblici ad alto rischio, in questa fascia di età non si è più operativi. Perché in lavori altrettanto rischiosi nel privato questa regola non vale? Il secondo punto di riflessione. La razionalità, imporrebbe che un lavoro rischioso e faticoso fosse remunerato adeguatamente, al contrario, mediamente, più si fatica, più si rischia la salute e troppo spesso la vita, meno si guadagna. E’ necessario mettere in atto adeguate strategie a supporto, anche in considerazione del fatto che, usualmente, i rimborsi atti a garantire una vita dignitosa per i congiunti ( figli e/o familiari) vengono elargiti in funzione al reddito del deceduto. Il terzo punto di riflessione. Le morti sul lavoro non sono tutte uguali per dignità ed onori. Mi spiego meglio. Operiamo tutti nello stesso Paese, con il nostro lavoro, oltre alla nostra sussistenza, contribuiamo a mantenere i rappresentanti politici, i servizi, le Istituzioni, ergo, siamo tutti “servitori dello Stato“, lo è un Dottore che cura un malato, lo è un Carabiniere che arresta un delinquente, lo è un Muratore che edifica un muro. La nostra Costituzione, non prevede distinzioni sulla dignità del lavoro e la morte a causa dello stesso, è un dramma uguale per tutti e tutti, dovrebbero avere la stessa dignità, gli stessi onori, le stesse garanzie per i congiunti.

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