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Resiliente o in crisi?

Come sta il commercio riccionese? I numeri non convincono Confcommercio

In foto: viale Ceccarini
viale Ceccarini
di Redazione   
Tempo di lettura 4 min
Gio 2 Ott 2025 14:56 ~ ultimo agg. 15:20
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Il commercio nel comune di Riccione gode di buona salute oppure no? Ad aprire il dibattito sono i numeri diffusi dall'amministrazione comunale alla vigilia del G20 sul turismo che vedrà proprio un focus sul tema. Un commercio "resiliente" così lo definisce il comune in una nota in cui viene preso in esame il decennio 2015- 2025: il numero di nuove aperture e subentri ha mostrato infatti una fisiologica oscillazione, partendo da 200 unità nel 2015 per stabilizzarsi in anni più recenti dopo il comprensibile calo negli anni del covid. Le cessazioni sono passate dalle 150 unità del 2015 alle 62 del 2024 (il minimo, 32, si è registrato nel 2022). Positivo il dato 2024, con 99 nuove attività/subentri (67 le nuove aperture) a fronte di 62 cessazioni. E anche nel 2025 i dati aggiornati al 25 settembre vedono indicano 75 nuove attività/subentri e 32 cessazioni. I numeri complessivi parlano di 1.091 attività commerciali attive a Riccione, suddivise tra 319 esercizi alimentari e 772 non alimentari, con una forte concentrazione nei viali principali dove svetta Viale Dante con 206 esercizi non alimentari (in prevalenza abbigliamento e bigiotteria/bazar) ma anche 11 minimarket. 98 i negozi sul viale Ceccarini a cui si aggiungono 15 attività alimentari. Seguono viale Gramsci e Corso Fratelli Cervi. 

I dati confermano la resilienza e la forza vitale del nostro tessuto commerciale - commenta la sindaca Daniela Angelini -, un settore cruciale per l’attrattività di Riccione. Per questo, come amministrazione stiamo investendo moltissimo in infrastrutture – pensiamo al nuovo Viale Ceccarini o ai prossimi hub urbani – con l'obiettivo prioritario di sostenere l'iniziativa privata. Sono i privati, con la loro capacità di innovazione e rischio, che possono realmente fare la differenza nel rilancio e nell'innalzamento della qualità dell'offerta commerciale. Il nostro ruolo è creare le condizioni migliori in termini di contesto, decoro e servizi per permettere loro di esprimere il massimo potenziale”.

Numeri però che stupiscono la Confcommercio riccionese. "Certo, sulla carta il saldo è positivo e questo non può che far piacere - commenta il presidente Alfredo Rastelli -, ma ci chiediamo come si concilia con le difficoltà quotidiane che i nostri associati ci segnalano: affitti elevati, stagionalità sempre più marcata, burocrazia pesante e consumi che non crescono nella stessa misura. Viene spontaneo domandarsi se queste nuove aperture corrispondano davvero a imprese solide e durature o se non rischino, invece, di trasformarsi in un turnover continuo che poco ha a che fare con la stabilità del tessuto commerciale. Parlare di vitalità va bene, ma la vera sfida rimane garantire sostenibilità e continuità alle attività esistenti, non solo inaugurare nuove insegne." 
Confcommercio ricorda le chiusure segnalate dagli associati, anche nei distretti commerciali di eccellenza, e i numerosi subentri che abbassano l’asticella della qualità. "In attesa di conoscere la fonte da cui provengono questi dati - prosegue Rastelli -, ricordiamo che non tutte le aperture possono essere accolte con grande favore: a fare la differenza per l’appeal del territorio, anche e soprattutto in chiave turistica, non è la quantità delle imprese commerciali, ma la qualità che apportano all’offerta. Da questo punto di vista, siamo in un momento emergenziale: riteniamo fondamentale un’azione a favore delle imprese di prossimità, anche a tutela del decoro e della sicurezza urbana per la nostra comunità". Confcommercio cita poi gli Hub urbani come possibile leva per lo sviluppo del commercio di prossimità di qualità "se sviluppati attraverso politiche urbane e regolamentazioni in grado di agevolare questa inversione di rotta". Un tema su cui serve "trovare soluzioni condivise tra imprenditori, associazioni di categoria e istituzioni locali”.

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