Colpisce la moglie con un bastone e ferisce la figlia di 6 mesi, condannato a 2 anni


L’aveva già percossa mentre era al quarto mese di gravidanza colpendola con un bastone sulla pancia e le cose sono addirittura peggiorate quando è nata la loro bambina. E’ stato per proteggere la piccola dalle violenze del marito, un nordafricano di 33 anni, se la donna ha trovato la forza di denunciarlo ai carabinieri della Compagnia di Novafeltria, che l’hanno saputa ascoltare e rassicurare con grande professionalità. La vittima ha capito che se avesse lasciato al coniuge ancora la possibilità di comportarsi come un marito-padrone, a rischiare la vita non sarebbe stata solo lei ma anche la figlioletta di neanche un anno. Così si è fatta coraggio e dopo l’ennesimo episodio di maltrattamenti è fuggita da casa trovando rifugio nel centro antiviolenza Rompi il Silenzio. Questa mattina il 33enne (difeso dall’avvocatessa Chiara Semprini) è comparso davanti al gup Vinicio Cantarini per essere processato con rito abbreviato e al termine dell’udienza è stato condannato a 2 anni di reclusione, pena sospesa condizionata alla partecipazione di un percorso antiviolenza della durata di un anno, e 15mila euro di risarcimento a moglie e figlia, rappresentate dall’avvocatessa Milena Montemaggi.
Le botte, le minacce di morte e le umiliazioni andavano avanti da più di un anno, da quando la coppia si era trasferita in Alta Valmarecchia. A raccontarlo è stata proprio la donna in sede di denuncia. Il marito la picchiava utilizzando mazze e bastoni con cadenza di due volte al mese. I litigi tra i due erano nati perché lui l’aveva costretta a lavorare come donna delle pulizie in un albergo di Rimini e poi a farsi consegnare lo stipendio. Era lui che gestiva i soldi, era lui che prendeva tutte le decisioni e lei non doveva azzardarsi a contraddirlo. Quando succedeva erano botte. Mentre lei era al quinto mese di gravidanza, lui l’aveva afferrata per la testa e spinta fuori dall’auto abbandonandola per strada. Soltanto dopo un’ora era tornato a riprenderla: “Non azzardarti mai più a contraddirmi, decido io cosa fare”, era stato l’avvertimento.
L’episodio più grave risale al 27 febbraio di quest’anno. Quella sera la donna aveva semplicemente cercato di convincere il marito a non accettare un lavoro che lo avrebbe allontanato ancora di più da casa, scatenando così la sua violenza. Il 33enne, come impazzito, si era avventato contro la donna, che in quei frangenti teneva la figlioletta in braccio. Pugni e schiaffi all’indirizzo della moglie, poi colpita con un bastone fino a spezzarlo. Durante le percosse la neonata si era ferita alla nuca, raggiunta da una scheggia di bastone. Nemmeno davanti al ferimento della piccola l’uomo si era fermato. Infatti, dopo aver afferrato una sedia, aveva continuato a infierire sul fianco della moglie rannicchiata a terra, che lo supplicava di smettere e di ridarle la bambina, nel frattempo portata sul divano della sala. Al termine del pestaggio la donna era riuscita a fuggire dalla finestra per recarsi dai vicini, in lacrime, chiedendo aiuto.
Il referto del Pronto Soccorso dell’Infermi di Rimini recitava: “25 giorni di prognosi in seguito a policontusioni” per la madre e 4 giorni per un “trauma cranico non commotivo” per la neonata. Era stato il sostituto procuratore Davide Ercolani, che aveva chiesto per l’imputato una condanna a 3 anni, ad ottenere dal gip di Rimini, Benedetta Vitolo, la custodia cautelare in carcere per il nordafricano. L’uomo ha contestato buona parte delle accuse a suo carico e il suo legale ha preannunciato ricorso in Appello.