Casa all'asta ma grazie a due prestanomi resta in suo possesso, donna condannata


La gup di Rimini, Raffaella Ceccarelli, ha condannato a un anno e quattro mesi, con rito abbreviato, una 64enne riminese per turbata libertà degli incanti in concorso. La donna, secondo le indagini della guardia di finanza di Rimini, coordinate dal sostituto procuratore Alessia Mussi, in accordo con il suo ex marito (un 69enne riminese) e con un conoscente (un 36enne ucraino) avrebbe impedito ad altri offerenti di aggiudicarsi l'abitazione di sua proprietà finita all'asta.
Dalla ricostruzione delle fiamme gialle, la riminese (difesa dall'avvocata Monica Morolli) nell'ambito delle procedure d'asta indette dal tribunale di Rimini per la vendita della sua casa, situata nel capoluogo, si sarebbe schermata dietro ai due prestanomi presentando offerte al rilancio nelle diverse procedure. Dopo aver versato, come cauzione, un assegno circolare del valore del 10% del prezzo aggiudicato, il prestanome rinunciava entro il termine stabilito dalla legge all'acquisto del bene. In questo modo l'immobile rimaneva nella disponibilità della 64enne, che continuava a goderne.
All'asta del 30 novembre del 2017 era successo che l'ex marito (uno dei sei partecipanti ammessi), dopo vari rilanci, si era aggiudicato l'immobile per 240mila euro. L'uomo, a quel punto, aveva consegnato a titolo di cauzione un assegno circolare non trasferibile pari a 12.900 euro intestato alla donna. Al termine stabilito, però, anziché provvedere al deposito del restante importo per l'acquisto della casa, il prestanome aveva rinunciato e l'abitazione era rimasta nella disponibilità dell'imputata.
Un escamotage che, stando alle indagini, sarebbe stato messo in pratica ben cinque volte, dal novembre 2017 al luglio 2022. Il pm d'udienza Davide Ercolani aveva chiesto per la 64enne riminese una condanna a 2 anni e 6 mesi di reclusione. La posizione dell'ex coniuge nel frattempo è caduta in prescrizione, mentre quella del conoscente ucraino è stata stralciata.