Archiviazione comandante Masini. La sindaca di Verucchio: sempre auspicata
A 10 mesi dai tragici fatti di Capodanno a Villa Verucchio, dove perse la vita un 23enne egiziano che quella stessa sera aveva accoltellato quattro persone in strada, si è chiusa l'indagine per eccesso colposo di legittima difesa a carico del comandante dei carabinieri della locale stazione, Luciano Masini. Il gip di Rimini ne ha disposto l'archiviazione (vedi notizia).
Dalla sindaca di Verucchio e da numerosi esponenti del centrodestra arriva soddisfazione per la decisione.
L'archiviazione del procedimento penale per omicidio colposo a carico del luogotenente dei Carabinieri Luciano Masini è "la conclusione che avevamo sempre auspicato per la tragica vicenda del 31 dicembre 2024". Lara Gobbi, sindaco di Verucchio oggi, anche a nome del Comune, esprime "le più vive congratulazioni" al militare. "Dopo mesi di indagini, audizioni e accertamenti balistici", prosegue, oggi arriva l'archiviazione. E "come avevamo sempre auspicato, la giudice per le indagini preliminari ha accolto integralmente la richiesta Procura di Rimini". Il 31 dicembre 2024 Masini "si trovò a operare in una condizione di estrema urgenza, senza possibilità di scelta diversa", scrive Gobbi citando la gip e "non sussistono pertanto elementi per ipotizzare un eccesso colposo di legittima difesa". Per il sindaco "il dolore per la perdita di una giovane vita non si cancella. Ma resterà fra noi per sempre la gratitudine verso chi nell'adempimento del proprio dovere ne ha salvate tante altre e la solidarietà verso le vittime innocenti della folle aggressione consumata in quella tragica serata". Dunque il sindaco rinnova "pubblicamente al luogotenente Luciano Masini i sensi di solidarietà e riconoscenza per l'opera svolta da otto anni a questa parte al servizio del nostro territorio, sentimenti unanimemente condivisi dalla comunità verucchiese".
"L'archiviazione per il luogotenente dei carabinieri Luciano Masini è una notizia positiva. Finalmente, al comandante dei carabinieri della Stazione di Verucchio, viene riconosciuto di aver agito in presenza di una causa di giustificazione a tutela e a protezione dell'incolumità sua e dei cittadini. Come Lega abbiamo predisposto un disegno di legge che presenteremo nei prossimi giorni. Vogliamo superare l'automatica iscrizione a registro degli indagati di chi agisce a nostra difesa e rafforzare ulteriormente le loro tutele quando agiscono nell'esercizio delle proprie funzioni. Nessuno scudo penale, ma un atto di giustizia. Dopo il decreto sicurezza voluto dalla Lega e dal Governo con la tutela legale, l'introduzione delle body cam e nuove aggravanti per chi minaccia, resiste e pone atti di violenza contro le forze dell'ordine, l'introduzione della tutela processuale è un ulteriore strumento a protezione dei nostri agenti in divisa, doveroso e necessario". Così i sottosegretari alla Giustizia e all'Interno Ostellari e Molteni della Lega.
Secondo il segretario provinciale del SAP, sindacato di polizia, è "una conclusione giusta, che conferma come l’intervento fosse pienamente legittimo.
Da una parte siamo sicuramente contenti che la vicenda si sia chiusa positivamente per il maresciallo Masini ma non possiamo ignorare che per arrivare a questo risultato ci siano voluti dieci mesi.
Dieci mesi in cui un servitore dello Stato, che ha legittimamente agito per proteggere sé stesso e gli altri, ha vissuto con una “spada di Damocle” sulla testa.Dieci mesi di incertezza, di sospetto vissuti con angoscia
Tutto questo non può e non deve essere considerato normale.
Il SAP contesta con forza l’“atto dovuto”, che porta automaticamente all’iscrizione nel registro degli indagati di chiunque, nell’esercizio delle proprie funzioni, sia coinvolto in un evento con conseguenze gravi. Verificare e accertare i fatti è sicuramente giusto e necessario ma crediamo che non possa essere un passaggio “tout court” quello dell’iscrizione nel registro degli indagati quando le circostanze indicano chiaramente che si tratta di un’azione legittima.
Crediamo sia necessaria una verifica preliminare delle cause di scriminanti, opportunamente normata, prima di procedere con l’iscrizione nel registro degli indagati. È doveroso distinguere fin da subito i casi in cui l’uso legittimo della forza è evidente, da quelli in cui invece servono ulteriori approfondimenti.
Non chiediamo impunità, ma buon senso e rispetto per chi ogni giorno rischia la vita per garantire la sicurezza dei cittadini.
Chi serve lo Stato non può essere trattato come un sospetto per il solo fatto di aver compiuto il proprio dovere.
Vorremmo che il caso Masini diventi un punto di partenza per aprire un confronto serio tra magistratura, politica e forze di polizia.
Serve una riforma che tuteli chi agisce nel rispetto della legge e dei protocolli operativi, senza automatismi che penalizzano la professionalità e il senso di giustizia."












