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tragedia di capodanno

Il comandante Masini: Non ho avuto scelta, dolore per una giovane vita spezzata

In foto: Il comandante Masini e la collega dell'Arma (foto Migliorini)
Il comandante Masini e la collega dell'Arma (foto Migliorini)
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura 2 min
Lun 27 Ott 2025 18:24 ~ ultimo agg. 18:56
Tempo di lettura 2 min

"Ho agito in quel modo perché non ho avuto altra possibilità. Ora potrò finalmente tornare a svolgere il mio lavoro in maniera un po' più serena, anche se resta il dolore per la scomparsa di un ragazzo così giovane". Sono le parole che il comandante dei carabinieri della Stazione di Villa Verucchio, Luciano Masini, ha affidato al suo difensore, l'avvocato Tommaso Borghesi, dopo aver appreso con comprensibile sollievo la notizia dell'archiviazione dell'indagine a suo carico per eccesso colposo di legittima difesa. Il gip di Rimini, Raffaella Ceccarelli, infatti, ha accolto questa mattina (lunedì) la richiesta formulata dal sostituto procuratore Sara Posa, secondo la quale Masini agì, appunto, per legittima difesa.

In fase d'indagine era stato acquisito il filmato girato da un passante con lo smartphone, in cui si vede il luogotenente cercare in ogni modo di evitare il tragico epilogo. Il braccio del militare è teso, il dito sul grilletto, la pistola d'ordinanza ben in pugno, puntata verso il 23enne egiziano Muhammad Sitta, che brandisce un coltello da cucina con una lama di 21 centimetri. Arma con la quale in precedenza aveva accoltellato quattro persone in strada senza apparente motivo. Masini gli intima di gettare il coltello, poi, per due volte, domanda al giovane se intenda morire. L'aggressore però non accenna a indietreggiare, anzi, avanza. A quel punto è il comandante a cercare di mettere quanta più distanza possibile tra lui e l'egiziano. Per convincerlo a desistere spara, come da protocollo militare, alcuni colpi a terra all'indirizzo dei piedi di Sitta, che saltella per cercare di evitarli, fino a quando corre verso Masini col coltello sempre in pugno.

Il luogotenente esploderà altri cinque colpi: al torace, alla spalla, al collo, alla bocca e al capo dell'egiziano, che si scoprirà in un secondo momento avere delle "fragilità mentali". Secondo il gip, l'indagato non poteva fare altro per bloccarne "l'avanzata irriducibile", non avendo tra l'altro vie di fuga, come spiegò nel corso dell'interrogatorio lo stesso Masini. Lui e la collega, inoltre, si legge nelle quattro pagine del decreto di archiviazione, intervennero in una situazione di "grave turbamento", determinata dalla possibilità che si trattasse di un'azione terroristica. Quindi, conclude il gip, "sussistono sia l'uso legittimo delle armi, sia la legittima difesa"

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