A Rimini l’assemblea di Confindustria Romagna. Bozzi: alluvione, lo Stato batta un colpo


Si è tenuta oggi, al teatro Amintore Galli di Rimini, l’Assemblea annuale di Confindustria Romagna con il titolo “Più forti delle avversità. Costruiamo il futuro della Romagna”. A 50 giorni dall’alluvione che ha colpito pesantemente il territorio romagnolo, un’occasione di dialogo a cui sono intervenuti Roberto Bozzi Presidente Confindustria Romagna, Stefano Bonaccini Presidente Regione Emilia-Romagna, Valentino Valentini Viceministro delle imprese e del Made in Italy e Carlo Bonomi Presidente di Confindustria intervistato dalla giornalista de Il Sole 24 Ore Ilaria Vesentini. In apertura di assemblea pubblica ha portato il saluto il sindaco del comune di Rimini e presidente delle Provincia Jamil Sadegholvaad.
Trasformare le risorse del Pnrr inutilizzate in crediti d’imposta per gli investimenti delle imprese in digitalizzazione e green: intervistato da Ilaria Vesentini del Sole 24 Ore il presidente nazionale degli Industriali, Carlo Bonomi, ha sottolineato che il Piano “è sbagliato in origine ed è difficile fare accuse al governo”. D’altronde, argomenta, i tempi per realizzare un’opera pubblica in Italia non erano compatibili con quelli del Pnrr, così “hanno aperto i cassetti dei ministeri”. I 200 miliardi di euro, continua, “non ce li hanno però dati perché siamo i migliori”. E le stazioni appaltanti “non sono tutte come l’Emilia-Romagna”, inoltre sono aumentati i costi. Insomma, “la pianificazione non è più realizzabile”. Tuttavia il Pnrr rimane una “grande opportunità se finalizzato alla crescita del Pil e alle riforme”, anche per rispondere alle disuguaglianze di genere, generazionali, di territorio e di competenze. O si mette in campo “una grande partnership pubblico privato per trasformare il Paese- conclude Bonomi- o abbiamo fallito tutti”.
I 2,5 miliardi di euro previsti dal decreto per l’alluvione sono “un inizio e nel percorso auspico che il governo intervenga sempre velocemente”, ribadisce Bonomi ha ribadito in materia di alluvione la richiesta al governo che detassi al 100% le erogazioni liberali degli imprenditori ai lavoratori in difficoltà. “Si può fare tanto per chi ha perso tutto”, sottolinea, e “lo Stato non può pensare di fare cassa, noi non togliamo nulla alla fiscalità generale”. Si tratta di “un intervento di civiltà” da cui tenere distaccato lo scontro politico. Quando si decidono gli interventi, aggiunge Bonomi, “non si devono dimenticare le persone. Avevamo chiesto con urgenza la nomina del commissario” e al generale Francesco Paolo Figliuolo “va stima infinita”. Comunque, conclude il presidente che ha avuto negli anni passati in regione uno stabilimento terremotato e uno allagato, è “la Romagna che rassicura Roma con la sua capacità, le cose che ha fatto e detto. L’Emilia-Romagna è un esempio da seguire”.
Il governo ha “la consapevolezza che c’è ancora molto da fare. Questo è solo un inizio”. È il messaggio che il viceministro alle Imprese, Valentino Valentini, porta alle imprese romagnole. Agli oltre 2,5 miliardi di euro stanziati con il decreto ne seguiranno dunque altri. Dal governo, le elenca, sono arrivate “risposte tempestive alle giuste richieste del territorio” e dopo il decreto si lavora sui 20.000 euro di contributi per le aziende e sui 5.000 per le famiglie. Al commissario Francesco Paolo Figliulo saranno garantire “altre risorse per la ricostruzione del territorio”, anche per quanto riguarda le esigenze idrogeologiche per le quali occorre andare oltre un “certo ambientalismo”. L’impegno del governo, insomma, garantisce Valentini, è per la “piena collaborazione tra Istituzioni ed Enti locali, confidando nel dialogo. L’esecutivo c’è- conclude- al di là di alcuni aspetti folkloristici, ciò che caratterizza la Romagna è un innata testardaggine pe rialzarsi e non lo farà da sola”.
La relazione del presidente Roberto Bozzi:
Egregio viceministro, cari presidenti, colleghe e colleghi, autorità, benvenuti e bentrovati. Le immagini che avete visto sono appena di 50 giorni fa. Oggi sembrano lontanissime: quell’emergenza sembrerebbe passata.
Grazie alla meravigliosa reazione della comunità romagnola che non si è persa d’animo: tutti – imprenditori, cittadini – si sono rimboccati le maniche e sin da subito hanno messo il loro impegno al servizio della ripartenza. Nessuno si è pianto addosso: questa terra è fatta così, i Romagnoli sono fatti così. La Romagna è ripartita. I danni sono enormi, devastanti. Li stiamo ancora contando.
Sarebbe grave pensare che i danni siano meno gravi di quello che sono proprio a causa della straordinaria capacità di resilienza dei Romagnoli.
15 vittime, 36mila sfollati, 800 persone tratte in salvo dagli elicotteri, 70 mila case alluvionate, oltre mille frane, 800 strade interrotte, centinaia e centinaia di imprese colpite. 2 miliardi di interventi urgenti per mettere sicurezza il territorio, altri 7 miliardi di investimenti per rendere il nostro territorio più sicuro ed attrattivo agli occhi di tutti gli stakeholder. Questo è il lascito delle alluvioni di maggio.
E qui voglio ringraziare la protezione civile, le forze dell’ordine, l’esercito italiano, i tecnici per i soccorsi per la forza, fisica e morale, con cui hanno salvato il salvabile. Le alluvioni ci hanno lasciato uno spettacolo straordinario di migliaia di braccia dei volontari, la solidarietà tra le imprese, l’umanità ed il buonsenso di chi ha sacrificato le proprietà per il bene comune.
La fierezza della Romagna e “Romagna mia” hanno fatto il giro del mondo, dimostrando ciò che i romagnoli e gli italiano sono: un vero popolo unito, solidale, ricco di umanità e cuore. Ne siamo orgogliosi.
La ripartenza delle imprese sinora è avvenuta perché noi imprenditori ci siamo rimboccati le maniche e, insieme ai nostri collaboratori, abbiamo messo le nostre aziende in condizione di tornare a produrre: pulire le aziende dal fango, asciugare i macchinari, riorganizzare la logistica in base alle necessità delle risorse umane, rimaste senza casa, senza auto. Ripartire lavorando 24 ore su 24 per non perdere clienti e mercati, che come tutti sappiamo, non aspettano… Ora, Lo Stato, deve battere un colpo.
Ringraziamo il Governo per il DL Alluvioni, anche se presenta lacune importanti che speriamo di poter colmare in sede di conversione; grazie alla Presidente del Consiglio, ai Ministri, alla von der Leyen e tutti coloro che sono venuti a portarci la loro solidarietà. Ringraziamo gli Amministratori locali che hanno gestito l’emergenza in modo encomiabile.
Nei giorni scorsi il Governo ha indicato nel Generale Figliuolo il Commissario alla Ricostruzione. Un nome al di sopra di ogni possibile polemica. Incontestabile, per quello che ha saputo fare nella gestione della pandemia.
Lo ringraziamo per essere già venuto in Emilia-Romagna lunedì scorso, per aver incontrato Istituzioni e Parti Sociali prima ancora di essere nominato ufficialmente. Lo abbiamo invitato anche a partecipare e questa Assemblea per testimoniargli l’attesa e la vicinanza delle imprese e della gente di Romagna: lo abbiamo fatto pur sapendo che ben difficilmente avrebbe potuto accettare l’invito.
Rendo esplicito il mio apprezzamento per la scelta di Figliuolo e per quello che sarà in grado di fare.
Ma nessuno può fare miracoli senza le risorse necessarie.
E senza le necessarie risorse non può esserci alcun investimento per il futuro della nostra Romagna.
È necessario che gli interventi che verranno messi in campo siano in grado di dare sufficiente sicurezza a tutto il territorio; che ci aiutino a trovarci pronti davanti ad eventi climatici intensi.
È venuta giù una quantità straordinaria di acqua. È vero. Ma lo è altrettanto che gli argini non possono sciogliersi come neve al sole. Che non sia possibile rimuovere un albero. Che non possano essere eliminate le tane delle nutrie…
Non possiamo controllare gli eventi atmosferici, ma dobbiamo prepararci e imparare a gestirne le conseguenze. In passato, abbiamo dimostrato di saperlo fare. Come ha ben spiegato il sindaco di Ravenna, a maggio l’ingegno del passato ha evitato una catastrofe che avrebbe potuto essere ben peggiore. Ora, sta a noi mettere al sicuro il futuro delle prossime generazioni.
Così come per la crisi energetica, occorrono immediatamente misure strutturali e straordinarie, con le relative deroghe che l’urgenza e la gravità della situazione impongono. Subito, adesso.
Questa è una terra dove il rigassificatore è stato approvato in 120 giorni: la comunità e le istituzioni, le forze politiche, la classe dirigente tutta, hanno dimostrato di sapersi prendere le proprie responsabilità e di saper far presto.
Ecco: serve esattamente lo stesso spirito, la stessa capacità di reazione. La stessa visione. Perché la ricostruzione non può attendere anni.
Sappiamo che eventi estremi simili possono ripetersi, e non dobbiamo farci cogliere impreparati.
Prima della prossima alluvione servono le opere.
Non solo il ripristino di quanto è andato distrutto, pure indispensabile, ma opere nuove.
Il territorio va ripensato, ricostruito, ridisegnato.
Come qualcuno ha giustamente osservato, andranno aggiornate le carte geografiche. Questo cambiamento resterà nei libri di scuola. Le colline si sono liquefatte.
Di fronte a necessità così grandi ed urgenti, non posso non constatare come la nomina di un commissario abbia richiesto troppo tempo.
Oltre a nominare il Commissario, il Governo ha definito in queste ore lo stanziamento delle risorse necessarie per sostenere i ristori e gli investimenti.
Risultano stanziati circa 2.5 miliardi in 3 anni.
Una cifra oggettivamente lontana dalle prime stime effettuate per garantire tutti gli indennizzi e la ricostruzione.
In particolare, per il 2023 ci sarebbe poco meno di un miliardo, per il 2024 altri 750 milioni: cifre oggettivamente distanti anche solo dal miliardo e ottocento milioni stimati come necessario per far fronte agli interventi di somma urgenza, cui si sommano i 500 milioni necessari per i primi indennizzi alle imprese.
Malgrado ciò, riconosciamo al Governo che siamo di fronte a quelle decisioni concrete tante volte rivendicate in queste ultime settimane: perché era importante cominciare a stanziare le risorse necessarie ad affrontare gli investimenti.
L’importante era partire, siamo certi che dopo questo inizio arriverà tutto quanto sarà realmente indispensabile per ristorare cittadini ed imprese da un lato e dall’altro avviare gli investimenti, con l’obiettivo che i nuovi interventi siano in grado supportare eventi eccezionali, che così tanto eccezionali oramai non sono più.
Vogliamo credere alle Istituzioni, centrali e locali, nella comune convinzione che sia interesse di tutti che la Romagna torni prima possibile ad essere la Romagna mia, anzi la Romagna nostra, bella e vivibile, che tutti hanno nel loro immaginario.
Vogliamo credere che non si sia puntato su un eccezionale servitore dello Stato quale il Generale Figliuolo per lasciarlo poi senza le risorse necessarie per completare il suo lavoro.
L’idea del Governo di incardinare questo intervento in un disegno organico che disciplini gli interventi di ricostruzione a valle di eventi straordinari è ovviamente condivisibile, ma la scelta del disegno di legge ci preoccupa per i tempi biblici che comporta. Bisogna trasformare tutto in decreti legge, unico strumento in mano all’esecutivo che permette, velocizzando i tempi, di avere in mano le risorse economiche necessarie. Ora bisogna procedere senza indugi. È il tempo dell’azione.
Perché dobbiamo sfuggire al rischio della desertificazione delle nostre meravigliose colline. Perché dobbiamo evitare che si faccia strada l’idea che la Romagna sia troppo pericolosa per attrarre talenti e nuove idee di impresa.
Sino a qualche settimana fa sostenevamo che lo stile di vita romagnolo era un fattore competitivo per attrarre talenti, per attrarre imprese. Un fattore per giocare la nostra partita nel mercato globale con qualche chance di successo. L’idea vincente che dobbiamo far tornare nella testa delle persone è lo stile di vita romagnolo.
La Romagna è una terra bella e sicura dove si vive bene, piena di uomini e donne che hanno voglia di lavorare senza perdere il gusto di vivere la vita…Romagna mia, tu sei la stella…dice una nota canzone. Come imprenditori e imprenditrici per natura guardiamo avanti, e cerchiamo il risvolto positivo in ogni avversità: quello che è accaduto ha ricordato il grande cuore della Romagna, un’ondata di solidarietà ed energia che ha saldato la tempra e le radici identitarie di questa terra.
La Romagna metropolitana, la Romagna geografica è sempre stata la nostra prospettiva logica e naturale: rivendico a Confindustria Romagna il merito di averlo cominciato a dire per prima molti anni fa, e oggi è l’occasione per ribadirlo.
Cari romagnoli tutti, la prospettiva di una “Romagna mia” competitiva in un mondo che cambia passa inevitabilmente dalla capacità di esaltare i suoi elementi identitari senza farli soffocare dai campanili.
La “Romagna mia” che si unisce e si stringe spontaneamente in momenti durissimi e crudeli, realizzando l’impossibile, cambiando la direzione dei corsi d’acqua, deve imparare a unirsi anche in momenti “normali”, quando si può lavorare a un progetto comune che sintonizzi i talenti, le risorse e gli asset al di là di province e confini.
Non possiamo attendere le tragedie per compattarci: lo dico perché conosco la fatica quotidiana di tenere insieme 3 province con le loro diverse esigenze ed attese. Ma proprio questa fatica mi fa toccare con mano che non esistono alternative credibili e per questo la nostra associazione proseguirà giorno dopo giorno il proprio impegno continuando a promuovere la visione e la prospettiva di una Romagna unita all’interno della Regione.
Una unione culturale prima ancora che amministrativa o politica: una unione che è presupposto imprescindibile per avere una “Romagna mia” più forte in una Regione più forte, una “Romagna mia” più forte anche delle avversità.
È solo partendo da qui, che potremo avere basi solide per le grandi sfide che attendono l’intero scenario economico internazionale e in particolare il nostro Paese.
Permettermi di ringraziare anche il presidente Bonomi, che durante l’alluvione ci è stato vicino chiamandomi per avere notizie ed aggiornamenti; e permettetemi di ringraziarlo per come sta guidando Confindustria in tempi così difficili, per come ha saputo renderla contemporanea in un contesto dove tutto sta cambiando rapidissimamente.
In un mondo che cambia e con nuovi popoli che legittimamente ambiscono a tenori di vita paragonabili con quelli dei Paesi Occidentali, abbiamo innanzitutto bisogno di una politica industriale europea, ma anche nazionale, che riconosca il ruolo chiave dell’industria. L’industria che ha tenuto i motori accesi durante la pandemia, durante la crisi energetica, durante una guerra nel cuore dell’Europa e durante le calamità naturali. Senza imprese competitive non c’è progresso, non c’è produzione di ricchezza, non c’è benessere.
Come classe dirigente, a tutti i livelli, in ogni momento dobbiamo avere la consapevolezza che le scelte intraprese decideranno la qualità della vita dei nostri figli e dei nostri nipoti. E per costruire un futuro che salvaguardi ed incrementi i livelli di benessere che sono stati raggiunti servono riforme, servono interventi certi, mirati e con scadenza sicura su tutti i temi urgenti.
Colgo l’occasione offertami da questo palco per rivolgere un accorato appello a tutti i soggetti istituzionali coinvolti nelle decisioni relative alla ricostruzione della Romagna affinché le decisioni non siano frutto di mire politiche bensì di scelte lungimiranti per il futuro nostro e della Romagna. Adesso dobbiamo essere all’altezza del compito per cui tutti noi siamo chiamati. Costruire il futuro della Romagna.