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L'editoriale della domenica

Tassare le banche o normare le remunerazioni sui conti degli italiani?

In foto: pexels
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di Carlo Alberto Pari   
Tempo di lettura 3 min
Dom 26 Ott 2025 07:25 ~ ultimo agg. 24 Ott 01:48
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L’EDITORIALE DELLA DOMENICA
di Carlo Alberto Pari

Una buona parte dell’attuale manovra finanziaria, recupera, o meglio, dovrebbe recuperare risorse dalle banche, che negli ultimi anni, in linea di massima, hanno
realizzato utili eclatanti. Le banche, in generale, a differenza del passato, quando erano meno improntate sulla vendita di prodotti finanziari ed assicurativi e molto
più sulla raccolta e sulla gestione del credito, non sembrano particolarmente amate dalla maggioranza dell’opinione pubblica, quindi, a livello di consenso politico, una tassazione supplementare potrebbe persino risultare accattivante. Di certo, individuare e penalizzare gli “extra profitti” non è di facile oggettività, apparirebbe persino una beffa nei confronti delle persone fisiche, che di converso, hanno una discutibile progressività fiscale, visto che l’aliquota massima IRPEF è la stessa, per chi guadagna qualche decina di migliaia di euro o milioni, malgrado l’art. 53 della Costituzione, che cita testualmente: “……. il sistema tributario è “informato a criteri di progressività" .
A mio modesto avviso, ciò che invece si dovrebbe fare e non si è fatto, è imporre una remunerazione minima sui conti e depositi degli italiani, riparametrata ai tassi che applica la Banca Centrale Europea sui depositi. Per anni infatti, nonostante l’elevata inflazione e di fronte ad un significativo tasso sui depositi elargito dalla Banca Centrale Europea, molte banche hanno remunerato a zero o poco oltre i conti correnti, che in Italia, mediamente, superano di gran lunga i 1.000 miliardi di depositi. Di fronte a tutto questo, appare evidente chi ha contribuito in modo sostanziale alla realizzazione degli utili. Ancora una volta, la Costituzione
sembrerebbe sbeffeggiata, infatti, l’articolo 47 cita testualmente: “ La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme,...” , ma nessuno è intervenuto per normare. Qualcuno sostiene che il conto corrente non è una forma di investimento. Può essere vero, ma è sicuramente una forma di risparmio,
visto che si depositano denari per le necessità non immediate.
Ecco allora le domande e la riflessione che propongo ai lettori. In anni di elevata inflazione con tassi della BCE sui depositi assai importanti, la remunerazione sui
conti correnti a zero o poco oltre, era ed è a vostro avviso corretta? Visto che la mancata o carente remunerazione sui conti correnti è assolutamente legale, chi
dovrebbe legiferare in merito, ha tutelato il risparmio? Anziché tassare le banche, non sarebbe corretto imporre la giusta remunerazione sui risparmi depositati sui
conti degli italiani? Le risposte non appaiono complesse, ma dal latino potrebbe arrivare un piccolo aiuto: “deterior surdus eo nullus qui renuit audire", ergo, “nessun sordo è peggiore di colui che rifiuta di ascoltare”.

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di Redazione