I si del decalogo: una guida per tutti. Moderazione e temperanza
I sì del Decalogo - Una guida per tutti. Siamo arrivati alla decima puntata in quella che si presenta una lettura nuova e propositiva dei 10 Comandamenti. Il tema è: La moderazione e la temperanza.
Di volta in volta, abbiamo esaminato le indicazioni e gli avvertimenti che Dio ci ha dato attraverso Mosè, Gesù e la Chiesa per vivere bene qui. Siamo partiti rispondendo alle domande essenziali di ogni uomo: Chi mi ha fatto? Perché sono a questo mondo? Che cosa devo fare e che cosa non devo fare per vivere bene con me stesso e con gli altri? Abbiamo visto che le risposte più ragionevoli ed efficaci per la nostra vita sono quelle che ci ha dato Dio direttamente e che ci hanno insegnato da bambini. Cioè. Ci ha creato Dio. È molto più ragionevole credere che siamo stati creati, per amore, da una intelligenza perfetta e onnipotente, piuttosto che pensare che siamo nati dal caos o dal brodo primordiale. “Dio ci ha creati per conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita, e goderlo nell’altra in Paradiso”, recita il Catechismo della Chiesa Cattolica di San Pio X.
Per aiutarci a conoscerlo, amarlo e servirlo, in sostanza, per imparare a vivere bene, Dio ci ha tracciato la rotta, ci ha dettato le Regole del gioco, le Istruzioni per l’uso: ci ha dato il Decalogo. Alla fine del Decalogo, Dio con il nono ed il decimo Comandamento: “Non desiderare la donna d’altri” e “Non desiderare la roba d’altri”, ci dà un suggerimento pratico su come comportarci per mettere in pratica i suoi insegnamenti. Infatti, come resistere alle tentazioni di una vita sessuale ingorda e disordinata, con tante occasioni che quotidianamente ci si presentano davanti? E come fare a resistere alla tentazione di appropriarsi della roba degli altri che, magari, ne hanno tanta e tu poca o niente? E le domande potrebbero continuare.
Per Dio, però, è sempre tutto molto lineare e conseguente. Se vuoi evitare di essere tentato dal compiere atti di cui poi potresti pentirti, evita di desiderare persone o cose non tue. Non metterti nelle condizioni di dovere fare fatica a resistere alla tentazione.
Ma allora è peccato anche solo desiderare? Assolutamente no! Sia per il nono che per il decimo Comandamento i desideri non sono automaticamente peccato. Dio non è così severo da vietarci di apprezzare il valore della bellezza delle persone e delle cose che, fra l’altro, sono opera sua. Tutt’altro.
Il desiderio, quando è buono e onesto, è fonte di energia e di progresso, perché ogni cosa nasce dalla volontà di farla e di farla bene. Il desiderio di migliorare la propria condizione economica o sociale, per esempio, è un desiderio assolutamente positivo. Il problema nasce quando questo desiderio ci porta alla esagerazione, a volerlo realizzare a tutti i costi, spesso senza neppure pensare se è un desiderio onesto, oppure dannoso, per noi o per il nostro prossimo.
Per evitare i rischi di un desiderio smodato ci vengono in aiuto la temperanza e la moderazione, che sono quelle virtù positive che ci insegnano ad usare i beni materiali e spirituali entro i limiti indicati da Dio.
Un effetto importante della temperanza è il rispetto per il pudore dei sentimenti e del corpo. Il pudore dei sentimenti preserva e protegge l’intimità della persona e consiste nel rifiuto di svelare ciò che è, e deve rimanere, privato e riservato. Il pudore custodisce il mistero delle persone e del loro amore; suggerisce la pazienza e la moderazione nella relazione amorosa. Richiede che siano rispettate le condizioni del dono e dell’impegno definitivo dell’uomo e della donna fra loro.
Esiste anche un pudore del corpo che insorge, per esempio, contro l’esposizione esagerata del corpo umano in funzione di una curiosità morbosa o di esasperati e immotivati fini pubblicitari che oggi sono un luogo comune. La odierna permissività dei costumi si basa su una erronea concezione della libertà umana. Un corretto senso del pudore, invece, aiuta a resistere alle suggestioni delle mode e alle pressioni delle ideologie dominanti. Accanto all’invito ad un corretto esercizio dei desideri, questi due Comandamenti ci mettono in guardia anche contro ingordigia e invidia.
Dio infatti ci raccomanda di non desiderare a tale punto le persone o le cose altrui fino a volercene appropriare, anche senza averne diritto. Guai a chi è avido e ingordo. A chi pensa solo per sé, convinto che tutto gli sia dovuto e lecito. E guai anche a chi si fa dominare dall’ingiustizia o dall’invidia; quest’ultima, in particolare, produce la tristezza che si prova davanti ai beni altrui e il desiderio smodato di appropriarsene anche in maniera indebita.
L’invidioso è sempre triste, non è mai soddisfatto di quello che ha e, di conseguenza, vive male, fa vivere male chi gli sta vicino e può arrivare ad augurare il male al suo prossimo. La Buona Novella di Gesù Cristo rinnova continuamente la vita e la cultura dell’uomo, aiuta a rimuovere gli errori e i mali derivanti dalla sempre minacciosa seduzione del peccato e ci dà preziosi consigli, come quelli che abbiamo appena visto, che ci guidano verso una vita rispettosa della Sua volontà e premurosa verso il nostro prossimo e, per questo, serena, qui oggi e sempre.
Gianfranco Vanzini
P.S. Sintesi tratta dal libro: Un Padre buono e premuroso, un Giudice misericordioso (pag. 94) La Piazza Editore - di Gianfranco Vanzini e Simone Lombardi - Cell. 339.3034.210. Disponibile su Amazon – in copia cartacea o digitale kindle.












