I sì del Decalogo - Una guida per tutti: La verità
I sì del Decalogo - Una guida per tutti. Una lettura nuova e propositiva dei 10 Comandamenti di Franco Vanzini, nel nono appuntamento arriva a parlare de "La verità".
Ho letto recentemente la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo approvata dall’Onu nel 1948 e, con una certa sorpresa, ho notato che dei 30 articoli che la compongono uno solo, il 29°, parla dei doveri degli individui, in un modo fra l’altro, molto sintetico. Si limita infatti a dire che: “Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità (...). Nell’esercizio dei sui diritti e delle sue libertà, ognuno deve essere sottoposto soltanto a quelle limitazioni che sono stabilite dalla legge
per assicurare il riconoscimento e il rispetto dei diritti e delle libertà degli altri (...)”. Come documento universale mi sembra un po’ carente. Nessun accenno neppure a quello che potrebbe e, a mio avviso, dovrebbe essere considerato un diritto/dovere primario di tutti e verso tutti: la verità nei rapporti interpersonali.
Perché sottolineo questa mancanza? Perché la verità consiste nel mostrarsi sinceri nel fare e nel dire, nel descrivere e nel comunicare fatti e circostanze, così come sono realmente accaduti, senza modificare o alterare la sostanza a proprio vantaggio o piacimento.
Il contrario della verità è la menzogna che consiste nel dire il falso con l’intenzione di ingannare il prossimo il quale ha diritto alla verità che, in questo modo, gli viene negata. Gli effetti della menzogna sono devastanti, in tutti i campi e a tutti i livelli. La menzogna, infatti, è un’autentica violenza morale fatta all’altro. Lo colpisce nella sua capacità di conoscere che è la prima condizione per poter esprimere un giudizio e, conseguentemente, prendere una decisione. È dannosa per ogni società in quanto scalza e annulla la fiducia tra gli uomini e lacera il tessuto delle relazioni umane e sociali. Se un collaboratore, un amico, un politico, il tuo
coniuge mente, come posso fidarmi di lui? Saltano tutti i rapporti. Già San Tommaso d’Aquino nella sua Summa Teologica diceva: “Sarebbe impossibile la convivenza umana se gli uomini non avessero confidenza (fiducia) reciproca, cioè se non si dicessero la verità”. Si possono assimilare alla menzogna anche la doppiezza, la simulazione e l’ipocrisia.
La vita di tutti i giorni conferma quanto appena affermato. Faccio solo un esempio fra i tanti che potrei citare: il caso di una grande azienda di qualche anno fa.
In sintesi è successo che il proprietario dell’azienda, quando si è accorto che questa era in difficoltà, ha cominciato a dire bugie, hanno cominciato a mentire sia lui che i suoi più stretti collaboratori. Hanno presentato una realtà diversa da quella che era veramente, hanno tratto in inganno una miriade di persone e di istituzioni e hanno provocato molti miliardi di perdite per tutti. Era sufficiente essere più umili e più sinceri, cercare da subito una soluzione onesta e, se la situazione era già irrimediabilmente deteriorata, chiudere l’azienda utilizzando tutti i mezzi leciti che la legge prevedeva. Il danno sarebbe stato infinitamente più piccolo.
Bastava, in sostanza, mettere in pratica l’ottavo Comandamento: “Non dire falsa testimonianza”, cioè non dire bugie, dì sempre la verità. Esattamente come i genitori saggi dicono ai figli quando cominciano a crescere: “Mi raccomando, non dire bugie” e opportunamente aggiungono: “Ricordati che le bugie hanno le gambe corte, prima o poi vengono scoperte e allora sono guai”. Ecco, sono guai! E, molto spesso, guai seri! E Gesù, cosa ci dice in proposito? “Sia il vostro parlare: Sì, sì, no, no, il di più viene dal maligno” (Mt 5,37); e ancora: “È la verità che vi farà liberi” (Gv 8,32). Applicando questo suggerimento quando, come direttore generale della società Aeffe, mi capitava di assumere qualche giovane dipendente, questo era l’avvertimento costante: “Mi raccomando, ragazzi, non
ditemi le bugie. Se capita di fare un errore lo si può correggere, una dimenticanza si può sistemare, ma se mi dite una bugia cade il ”castello”, cioè muore la fiducia; io non posso più fidarmi di chi mi dice una cosa e io non so se quello che mi viene detto è vero o falso. Noi invece dobbiamo poter lavorare insieme e
serenamente per cui, ragazzi, mi raccomando: “la verità sempre”. In questo modo andremo avanti per molto tempo, tutti insieme.”
Pensate come sarebbe bella una società dove, quando una persona parla, o quando ascoltiamo la Tv, non occorre pensare, come succede troppo spesso oggi: “Mi sta dicendo la verità o una bugia?” Perché si sarebbe certi che ha detto la verità. Oppure, quando si legge un giornale, poterlo leggere convinti che i fatti che descrive si sono svolti veramente in quel modo e non sono, invece, la rappresentazione o l’interpretazione di chi scrive.
Come sempre, i Comandamenti non ci dettano regole impossibili da praticare, ma ottimi insegnamenti per vivere bene, per evitare i danni e i guai provocati da comportamenti scorretti.
Gianfranco Vanzini
P.S. Sintesi tratta dal libro: Un Padre buono e premuroso, un Giudice misericordioso (pag. 86)
La Piazza Editore - di Gianfranco Vanzini e Simone Lombardi - Cell. 339.3034.210
Disponibile su Amazon – in copia cartacea o digitale kindle.












