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altri due patteggiano

Promuoveva l'acquisto di criptovalute senza abilitazione, condannato promotore riminese

In foto: repertorio
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di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
sab 30 mar 2024 17:59 ~ ultimo agg. 31 mar 22:10
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Secondo la Procura di Rimini, promuoveva e collocava prodotti finanziari, attività e servizi di investimento nelle cosiddette criptovalute, per conto di una società finanziaria formalmente registrata a Panama e avente sede operativa a Cattolica, senza però avere la necessaria abilitazione. In concorso con un 40enne riminese, avrebbero agito – secondo il teorema accusatorio – anche un 54enne di Misano Adriatico e una 55enne residente nel Riminese. I tre avrebbero rivestito il ruolo di rappresentanti in Italia per conto della società estera.

Un’accusa che ha portato due dei tre imputati (il 54enne e la 55 enne) a patteggiare 8 mesi di reclusione pena sospesa, mentre il riminese (difeso dagli avvocati Leanne Arceci e Alessandro Coppa) è stato condannato in abbreviato dal gip del tribunale di Rimini, Raffaele Deflorio, sempre a 8 mesi con sospensione condizionale della pena e al pagamento di una multa pari a 3mila euro per “abusivismo finanziario”, reato che fa riferimento al decreto legislativo n.58 del 1998.

Attraverso i propri rappresentanti in Italia, dal 2019 in poi la società panamense avrebbe organizzato, a Rimini e Cattolica, alcune convention nel corso delle quali venivano illustrare le potenzialità legate al mercato delle criptovalute. Il tutto accompagnato da alcune proposte di acquisto di pacchetti di moneta virtuale, che venivano veicolate anche online, con margini di potenziale guadagno nel breve e lungo termine per il depositario. Guadagni non sempre reali, a fronte di investimenti singoli che potevano variare da poche centinaia a qualche migliaio di euro.

L’indagine era nata da una segnalazione fatta da un privato alla Consob (la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa), che a sua volta aveva disposto degli approfonditi accertamenti sulla società estera, ritenuta operare sul mercato nazionale in spregio alle regole disposte dalla normazione vigente in relazione alla vendita e commercializzazione online di prodotti e strumenti finanziari. Ne erano scaturite una sospensione dell’attività per 90 giorni e una successiva indagine della guardia di Finanza di Rimini, che poi è risalita ai tre presunti rappresentanti italiani della società panamense. Tra le persone offese, che però non si sono costituite parte civile, risultano anche cittadini riminesi, cattolichini e marignanesi.