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Dossier Cisl Romagna

Boom dimissioni volontarie: a Rimini oltre 14.000 nel 2022

In foto: Francesco Marinelli
Francesco Marinelli
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
ven 28 lug 2023 15:04 ~ ultimo agg. 18:41
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Il 2022 ha segnato un’esplosione del fenomeno delle dimissioni volontarie dal lavoro nel territorio romagnolo. E’ quanto emerge dal dossier presentato dalla Cisl Emilia-Romagna che prende in analisi gli anni dal 2014. Nel 2022 nel solo territorio romagnolo, ben 46.300 lavoratori dipendenti del settore privato (esclusi lavoratori domestici e operai agricoli) hanno scelto di abbandonare il posto di lavoro, con un aumento del 49.95% rispetto alla media degli anni precedenti e del 13,6% sul 2021. La situazione non migliora prendendo in esame la sola provincia di Rimini dove nel 2022 le dimissioni volontarie sono state 14.023 (+ 48.36% rispetto alla media degli anni precedenti e + 13.88% sul 2021. In prevalenza (58%) si tratta di uomini. Per quanto riguarda l’età, il 33% rientra nella fascia fino a 29 anni, il 46% tra 30 e 50 anni, mentre il 21% appartiene alla fascia di età oltre i 51.

Lieve inversione di tendenza nel primo trimestre 2023, con una flessione del 5% a livello romagnolo e del 6,1 nella provincia di Rimini.

Dai dati emerge che il 75% di coloro che lasciano il proprio lavoro in cerca di una nuova opportunità sono nella fascia d’età sotto i 50 anni, mentre circa il 30% ha meno di 29 anni. Un fenomeno che riflette il tentativo da parte dei giovani di cercare un impiego in linea con i propri valori personali e che offra un senso di realizzazione, non solo una fonte di reddito. Altro aspetto, la flessibilità. Un aspetto diventato prioritario per i giovani che cercano più equilibrio tra lavoro e vita privata.

Il territorio romagnolo si è trovato di fronte a un fenomeno preoccupante nel corso degli ultimi anni con l’esplosione delle dimissioni volontarie – commenta il segretario generale CISL Romagna Francesco Marinelli -. Questo trend rappresenta una sfida significativa per le imprese, che devono ora trovare un equilibrio tra le esigenze dei lavoratori e le esigenze delle aziende al fine di garantire la stabilità economica del territorio romagnolo.
Diversi sono i fattori hanno contribuito a questa tendenza preoccupante. Tra i principali si riscontrano la mancanza di opportunità di crescita e di riconoscimenti professionali. I percorsi di carriera sembrano procedere a rallentatore, con solo l’1,15% dei lavoratori che ha ottenuto riconoscimenti professionali elevati nel 2021, scendendo addirittura allo 0,01% tra i giovani.
Un altro aspetto cruciale – chiosa il segretario – è rappresentato dal precariato, che ha avuto un impatto significativo sul boom delle dimissioni. Circa il 26% dei lavoratori dipendenti nel settore privato si trova in tipologie contrattuali non stabili, raggiungendo il 29,39% nel caso delle donne e addirittura il 49% tra i giovani fino a 29 anni.
L’analisi del settore più colpito da questo fenomeno rivela che il commercio, sia all’ingrosso che al dettaglio e nei servizi, ha registrato una percentuale media del 35,68% dei lavoratori che lasciano il proprio posto di lavoro. A seguire, il settore manifatturiero (24,87%) e le attività professionali, scientifiche e tecniche (17,01%).
Sebbene questa esplosione di dimissioni presenti una sfida per la stabilità del mercato del lavoro romagnolo, potrebbe anche aprire nuove opportunità di sviluppo. La Romagna potrebbe attrarre talenti e imprese innovative, creando un ambiente lavorativo più dinamico e competitivo.
Per affrontare questa situazione di precarietà strutturale, è fondamentale concentrarsi sulla valorizzazione e il riconoscimento delle competenze professionali dei lavoratori. Inoltre, è indispensabile implementare politiche volte a migliorare le retribuzioni e le opportunità di crescita, soprattutto per i giovani lavoratori.
Solo affrontando queste questioni e promuovendo un ambiente di lavoro gratificante e sicuro, si potrà contrastare efficacemente la tendenza all’aumento delle dimissioni volontarie e creare un futuro più stabile per il mercato del lavoro in Romagna. – conclude Marinelli – È necessario uno sforzo congiunto da parte delle istituzioni, delle organizzazioni sindacali e delle aziende per affrontare questa sfida e creare un mercato del lavoro più solido e sostenibile per la prosperità economica della Romagna”.