Dai dj agli antirughe: breve storia del 'Pink Fluid'

Premesso che nel claim della Notte Rosa 2023 (vedi notizia) c’è un “By Claudio Cecchetto” ma nessuna esplicita rivendicazione di paternità o copyright del marchio, Pink Fluid non è un gioco di parole inedito. L’ovvio riferimento è ai Pink Floyd, una delle più grandi band della storia del rock, di cui quest’anno si celebrano i 50 anni del capolavoro The dark side of the moon. Anche se il font richiamato per la Notte Rosa è in realtà quello di The Wall del 1979, altro successo planetario ma dai toni molto più cupi coi suoi racconti di alienazione e disagio.
Pink Fluid è il nome di un progetto dance di due musicisti italiani, Max Pagani e John Dabel attivo in particolare tra il 2011 e il 2016. E, a volte creando equivoci online, Pink Fluid è anche il nome di un altro duo britannico in ambito dance, elettronica e psichedelia formato da Jon Tye and Pete Fowler. Curiosando nel web, si trova un Pink Fuid in Indonesia, studio grafico, una Pink Fluid Dance Company in Grecia. Pink Fluid è stato usato come nome per svariati oggetti, da quadri a capi di abbigliamento passando per il nome di una bevanda spagnola al sapore di frutta. Pink Fluid è anche il nome di un vino rosato prodotto da un’azienda marchigiana e pure il nome di “un siero rivoluzionario anti-age ad azione rapida”. Ma per la 18enne Notte Rosa è ancora presto per gli antirughe.