Gatti intrappolati in una gabbia a scatto e uccisi, 56enne a processo
Maltrattamento di animali, con l’aggravante di averne provocato anche la morte, ed esercizio della caccia con mezzi vietati. Sono le accuse a carico di un 56enne di origine albanese, residente a Misano, finito a processo dopo che la proprietaria di un gatto ha scoperto che il suo animale era rimasto intrappolato in una gabbia dotata di cunei appuntiti. L’imputato, che gestisce un terreno agricolo a Misano confinante con l’abitazione della donna, rischia una condanna a un anno e sei mesi di reclusione. E’ questa la richiesta avanzata dal pubblico ministero al giudice monocratico del tribunale di Rimini, Ilaria Giambelli.
I fatti risalgono al gennaio 2021, quando la donna, una 57enne misanese, riconosce una volta uscita in giardino i miagolii disperati del suo gatto, che la sera prima non aveva fatto ritorno a casa. Seguendo i lamenti riesce a rintracciare l’animale, rinchiuso in una trappola installata nel terreno del vicino. Dopo aver scattato alcune foto, poi consegnate agli agenti della polizia Locale di Misano, la proprietaria libera l’animale ferito e lo consegna alla figlia.
Durante il successivo sopralluogo dei vigili, è la donna a imbattersi nel corpo in decomposizione di una gatta, che riconosce essere sempre di sua proprietà. Poco distante dalla carcassa, ecco due trappole per animali, cosiddette a cataratta perché il meccanismo di scatto è semplicissimo e sfrutta o il peso dell’animale o la trazione che esso esercita sull’innesco. All’interno delle gabbie c’erano sono dei cunei appuntiti che con tutta probabilità servivano per ferire l’animale intrappolato. Una fine atroce alla quale non sarebbero sfuggiti uno dei gatti della 57enne e un altro animale non meglio identificato, le cui carcasse sono state consegnate all’istituto zooprofilattico sperimentale di Forlì per essere analizzate. Sequestrate dai vigili anche le due gabbie trappola.
L’albanese, che non ha mai negato l’esistenza delle trappole, ha giustificato la loro presenza con l’intenzione di voler proteggere gli animali nel pollaio dall’attacco di volpi o predatori simili. Nessuna volontà di uccidere i gatti della vicina, quindi, che sarebbero finiti all’interno delle gabbie accidentalmente. La sentenza è attesa a febbraio 2023.