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chiesta la perizia psichiatrica

Lo uccise a colpi di bilanciere, l'assassino di Donadio verso lo sconto di pena

In foto: i carabinieri sul luogo del delitto
i carabinieri sul luogo del delitto
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 5 ott 2022 20:01 ~ ultimo agg. 6 ott 09:35
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Con tutta probabilità potrà avvalersi dello sconto di un terzo della pena, Edi Zegarac, il 54enne sloveno arrestato in flagranza lo scorso 12 gennaio per l’omicidio di Nicola Donadio, 49enne originario di Potenza, dipendente di un’azienda fornitrice per Hera, divorziato, padre di quattro figli. L’avvocato di Zegarac, Guido Caparrini, ha chiesto per il suo assistito il rito abbreviato condizionato alla perizia psichiatrica, che dovrà stabilire se al momento del delitto il 54enne sloveno fosse in grado di intendere e volere. Il prossimo 20 ottobre il gup esprimerà il parere sulla richiesta avanzata dal legale dell’assassino reo confesso. Il pubblico ministero nel frattempo ha ritenuto di non contestare né la premeditazione né l’aggravante dei futili motivi. La famiglia di Donadio, rappresentata dall’avvocato Massimo Melillo, ha annunciato di volersi costituire parte civile.

Tra Zegarac, che viveva da anni in una roulotte parcheggiata nei pressi del depuratore Hera (in zona Conca, a Misano, al confine con Cattolica), dove l’amministrazione misanese aveva autorizzato alcune persone in difficoltà a sostare in modo stabile, e Donadio, che alloggiava da un anno e mezzo in una piccola casa mobile lì a fianco, messa a disposizione sempre dal Comune, non correva buon sangue. I rapporti tra i due erano tesi, c’erano stati litigi anche accesi per questioni di vicinato, come una fioriera che a dire dell’assassino reo confesso avrebbe invaso la sua zona.

Nel giugno del 2021 l’ennesimo battibecco ero sfociato in uno scontro fisico, con Donadio che aveva querelato lo sloveno per lesioni. E proprio la querela sarebbe alla base dell’ennesimo diverbio sfociato in omicidio. “Sapevo che Nicola sarebbe rientrato dal lavoro all’alba, così l’ho atteso davanti alla porta di casa sua. Volevo convincerlo a ritirare la querela nei miei confronti, ma poi abbiamo iniziato a litigare e l’ho colpito”, aveva raccontato Zegarac al pm. Tra i due ci sarebbe stata una colluttazione (lo dimostrerebbero i lividi e i segni che l’assassino presentava in varie parti del corpo) terminata con i colpi di bilanciere inferti al capo della vittima, crollata a terra in una pozza di sangue.

All’arrivo dei carabinieri del Radiomobile l’omicida era rinchiuso nella sua roulotte con i vestiti ancora insanguinati. Solo dopo aver visto Donadio esanime a terra realizzò di averlo ammazzato.