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Cosa si è fatto a Rimini

Lavoro, scuola, occupazione. Le riflessioni della vicesindaca Chiara Bellini

In foto: Chiara Bellini
Chiara Bellini
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 5 minuti
sab 1 ott 2022 10:01
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Nidi gratuiti e nuovi criteri di accessibilità ai servizi per l’infanzia, sperimentazioni innovative sul tempo pieno e l’abbandono scolastico, supporto alla genitorialità. Sono alcuni degli interventi che l’Amministrazione comunale di Rimini ha messo in campo per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, sostenere l’educazione e migliorare l’occupabilità delle donne. Ne ha parlato la vicesindaca di Rimini Chiara Bellini (con delega alle politiche del lavoro) ospite della rassegna organizzata dalla Cgil di Rimini, “Il lavoro crea il futuro”.

L’intervento di Chiara Bellini

Occupazione femminile

Come noto, sono proprio le donne e i giovani a pagare il prezzo più alto delle crisi. A dimostrarlo, nero su bianco, sono i dati.

Per quanto riguarda le donne, i dati che ho analizzato fanno riferimento all’area vasta Romagna, in cui il tasso di occupazione femminile, pari al 62,7%, risulta inferiore al dato macro regionale (64,1%) ma ampiamente superiore a quello nazionale (che si ferma al 50,1%). %). Sebbene sia apprezzabile un incremento dell’occupazione femminile nel territorio Romagna, i livelli occupazionali delle donne rimangono ancora nettamente inferiori a quelli maschili (76,3%), come accade negli altri territori di riferimento”. Il tasso di disoccupazione femminile del territorio Romagna, pari all’8,5%, risulta superiore al corrispondente dato regionale (6,6%) ma nettamente inferiore a quello nazionale (11,1%). Il livello della disoccupazione femminile è tuttavia maggiore, come accade negli altri territori di riferimento, rispetto a quello maschile (5,1%) e, in particolare, la disoccupazione delle giovani donne (da 15 a 24 anni) è più del doppio di quella degli uomini di pari età (25,9% contro 11,8%).

gap salariale

La ridotta partecipazione al mercato del lavoro e, al tempo stesso, i maggiori carichi domestici e familiari, si riflettono, numeri alla mano, anche sulle differenze delle retribuzioni tra uomo e donna. In base a recenti dati INPS (anno 2019) resi pubblici dall’osservatorio della Camera di Commercio Romagna, “sulle retribuzioni nel settore privato, il differenziale di genere nel territorio Romagna per il totale delle qualifiche si attesta a circa -7.270 euro annui (pari a 25 euro per giornata lavorativa). Nel settore privato una donna percepisce mediamente una retribuzione lorda inferiore del 30% rispetto a quella di un uomo; le differenze maggiori di retribuzione (in termini relativi, vale a dire rapportate sulla retribuzione media giornaliera maschile) si ritrovano nelle qualifiche degli impiegati e degli operai”.

Se si va oltre i dati, emerge anche un tema sociale, oltre che economico: la maternità comporta conseguenze sulla scelta di non lavorare, ma l’inattività si prolunga oltre il periodo in cui decidono di concentrarsi sulla famiglia, per le difficoltà legate alla carenza delle reti famigliari e alla difficoltà nel trovare i necessari supporti.

Quali soluzioni?

Ovviamente non è possibile rispondere esclusivamente con risposte locali a problematiche nazionali. Le scelte che come Amministrazione comunale stiamo facendo a Rimini penso comunque che vadano nella direzione di offrire soluzioni nuove a dinamiche sociali e famigliari in continuo mutamento.

Un esempio concreto è quello dei nidi gratuiti. Una misura che, inaugurata proprio in questo anno educativo nelle strutture comunali, stiamo incrementando anche a supporto dei privati convenzionati. Oppure la modifica ai criteri storici di accesso ai servizi per l’infanzia, per renderli più equi e rispondenti alla composizione delle famiglie attuali. In particolare si è intervenuto per un maggiore sostegno di particolare categorie di genitori e per armonizzare i punteggi relativi all’occupazione, favorendo un maggiore equilibrio tra chi lavora a tempo pieno, i precari e quelli che, pur non lavorando, hanno iniziato un percorso di ricerca attiva attraverso le reti formali delle agenzie per il lavoro. L’obbiettivo è evitare di discriminare chi, in un mondo del lavoro totalmente cambiato rispetto al passato, è occupato in maniera saltuaria, ed evitare quella spirale negativa per cui, le mamme che non lavorano, si vedono costrette a non cercarlo nemmeno, per accudire i propri figli. Tra le categorie sostenute, quelle con genitori vittime di violenza di genere, facenti parte di un percorso di protezione e reinserimento, di emancipazione e autonomia, nel triennio precedente la data di presentazione della domanda (attestato da centro antiviolenza).

Un altro servizio sempre più richiesto è quello del tempo pieno a scuola che, come noto, dipende dal Ministero dell’Istruzione, con il quale siamo in contatto per sensibilizzare su una implementazione del servizio. In ogni caso, stiamo lavorando ad una sperimentazione riminese. Con la collaborazione di una scuola e attivando le risorse sul territorio lanceremo un piccolo progetto sperimentale di ‘tempo pieno creativo di quartiere’, per ora solo per poche classi, non solo per dare la possibilità alle famiglie di lasciare qualche ora in più i ragazzi e le ragazze a scuola, ma per offrire a questi la possibilità di praticare uno sport, di sperimentare un corso di teatro o un laboratorio artistico senza pesare sulle spese della famiglia, rimanendo a scuola ed evitando così anche la difficoltà di accompagnarli e riprenderli.

Ricordo inoltre che, proprio da questa settimana, è operativo il nuovo sportello commercialistico alla Casa delle donne che, grazie alla collaborazione con l’0rdine dei dall’ Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Rimini.

Occupazione giovanile

Per quanto riguarda invece i giovani, secondo i dati Istat relativi alla sola provincia di Rimini, il tasso di disoccupazione complessivo dei giovani è del 9,7% per quelli compresi tra i 25 e i 34 anni (erano il 38,7% nel 2020) e del 24,6% per quelli compresi tra i 15 e i 24 anni (14,5% nel 2020). Numeri che testimoniano una ripresa rispetto quelli del periodo pandemico, seppur in maniera differente rispetto alle differenti coorti di età (la fascia che recupera meno è quella tra i 25 e i 34 anni, mentre per i più giovani c’è maggiore dinamismo).
Ma un fenomeno su cui desidero porre l’attenzione è quello degli abbandoni scolastici. Come ho già recentemente avuto modo di approfondire, Fortunatamente, i numeri di Rimini sono migliori rispetto a quelli della media nazionale. Questo è certamente un segnale da cogliere positivamente, ma non basta e non deve cambiare il nostro impegno. Su un totale di 149 segnalazioni ricevute, i casi di abbandono scolastico accertati nel corso dell’ultimo anno scolastico sono stati 49; di questi, 32 nella scuola primaria (pari allo 0,50% sul totale degli iscritti), 8 nelle medie (0,19%, 9 nelle scuole superiori (0,13%); 44 le segnalazioni inviate alla Questura e al servizio della tutela minori. Sono invece 27 gli studenti che siamo riusciti a riportare a scuola, di cui 18 alle scuole primarie, 3 alle medie, 6 alle superiori. Un dato correlato è quello dell’educazione parentale che, nel corso dell’anno scorso è arrivata a quota 58, laddove fino a qualche anno fa si assestava al massimo intorno alle 15 richieste, con un trend in decisa crescita”. Altro fenomeno da tenere sotto osservazione è quello dei neet (coloro che non studiano ne lavorano).

Quali soluzioni?

Anche qui, come nell’occupazione femminile, la risposta non può che essere di carattere nazionale. A livello locale siamo già attivi per alcune sperimentazioni, nella consapevolezza che sia anche nostro compito lavorare per contrastare il circolo vizioso tra povertà economica e povertà educativa. Per questo, già dalla fine del precedente anno scolastico, insieme ad alcune associazioni del territorio che hanno dato disponibilità, stiamo lavorando ad un progetto per la riduzione dell’abbandono scolastico, con il coinvolgimento di gruppi di educatori, delle reti di quartiere, del volontariato e dell’associazionismo. Abbiamo inoltre già predisposto una sorta di protocollo per il recupero dell’abbandono scolastico in grado di mettere a sistema le diverse buone azioni che, sebbene talora circoscritte, sono attive sul nostro territorio.

Diritto allo studio, lotta all’abbandono scolastico, annullamento del divario tecnologico e digitale e contrasto alle disuguaglianze socioculturali e territoriali, sono gli altri ambiti che ci vedono impegnati per garantire una sempre più piena e concreta uguaglianza di possibilità per tutte e tutti.