Indietro
menu
l'intervista

Salva conducente in arresto cardiaco: "Ero al posto giusto nel momento giusto"

In foto: Andrea Castaldo, 21 anni
Andrea Castaldo, 21 anni
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 23 giu 2022 20:19 ~ ultimo agg. 24 giu 13:05
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 2 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

“Mi sono trovato al posto giusto nel momento giusto, niente di più. Per favore, non chiamatemi eroe, ho fatto solo il mio dovere, quello per cui ho studiato e mi sono preparato”. Andrea Castaldo ha 21 anni, è di Santarcangelo, frequenta all’università di Bologna la facoltà di Educazione professionale, lavora per la cooperativa sociale Akkanto in una comunità giovanile a Gambettola ed è un volontario della Croce Rossa di Rimini. Sta studiando per diventare soccorritore, il 27 giugno dovrà sostenere l’esame abilitativo e mercoledì sera, prima di imbattersi nel 43enne a cui ha salvato la vita (vedi notizia), si stava esercitando con alcuni colleghi.

Andrea Castaldo, volontario CRI

Forse non si rende ancora conto di aver fatto una cosa enorme: riportare in vita un uomo praticamente morto. “Quando ho capito che non aveva più battito – ci ha raccontato telefonicamente – ho solo pensato a mettere in pratica quello che i miei istruttori della Croce Rossa mi avevano insegnato. Mi sono concentrato esclusivamente sul paziente. Sapevo di avere la sua vita nelle mie mani, ma sono rimasto lucido. Ho praticato un minuto e mezzo di compressioni, poi quando dal bar vicino mi hanno messo a disposizione il defibrillatore ho seguito le istruzioni. Alla seconda scarica, quando l’uomo ha mosso una gamba e il battito è tornato, ho capito che ce l’avevo fatta. All’arrivo del personale del 118 mi sono fatto da parte e l’ho lasciato in mani più esperte delle mie”.

Un motivo in più ha spinto Andrea a credere che ce l’avrebbe fatta: “L’amica che era in auto con lui al momento del malore, mentre io lo rianimavo, continuava a ripetergli di tenere duro, di rimanere in vita per suo figlio. Ecco, in quel momento mi sono detto che avrei dovuto salvarlo ad ogni costo. La cosa importante ora è che possa tornare a casa al più presto dalla sua famiglia”.

Venerdì Andrea è atteso all’università per un esame, ma concentrarsi sullo studio oggi è stata un’impresa. Troppe emozioni, troppi messaggi da amici e parenti, troppi complimenti: “La mia famiglia naturalmente è molto orgogliosa di quello che ho fatto, ma a tutti continuo a ripetere di non chiamarmi eroe. Ho fatto il mio dovere, quello sì, e per fortuna è andata bene“. La fortuna in realtà non c’entra, C’entrano la preparazione, l’applicazione, la passione verso quello che un domani potrebbe diventare il suo lavoro: “Ai ragazzi ma anche agli adulti dico che è fondamentale sapere usare il defibrillatore. Spesso si pensa: ‘Tanto a me non capiterà mai’, invece potrebbe capitare a chiunque”.