Consiglio tematico sulla disabilità. Gli interventi del dibattito
La seduta tematica del Consiglio Comunale di Rimini di giovedì dedicata al tema della disabilità si è chiusa con l’approvazione dell’ordine del giorno presentato dalla maggioranza. Respinto invece quello proposto dal gruppo Gloria Lisi per Rimini. L’assessore Gianfreda ha tracciato un quadro della situazione riminese.
L’intervento dell’assessore Kristian Gianfreda:
La fotografia delle politiche per la disabilità
Le politiche per la disabilità rappresentano una parte rilevante degli investimenti in tema di welfare e sociale. Nel 2021 sono stati finanziati iniziative, contributi e progetti per un valore complessivo di circa 14,4 milioni di euro, attraverso i diversi fondi regionali e risorse degli enti locali.
Nello scorso anno erano 721 gli utenti in carico al servizio sociale disabili per il comune di Rimini, un centinaio in più rispetto al 2017 (621). Così come sono cresciute negli ultimi cinque anni le ore di assistenza educativa e domiciliare fornite per il Comune di Rimini (19.413 nel 2021, poco più di 17mila nel 2017).
Gli utenti inseriti in percorsi di tirocinio formativo sono 111 (nel 2017 erano 77), mentre sono 188 coloro che usufruiscono del servizio di trasporto (110 nel 2017). Nel 2021 sono stati approvati e finanziati (per oltre 800mila euro) diversi progetti, dal monitoraggio anziani e disabili che vivono a domicilio, alla consegna pasti ai progetti di attività ricreative, sportive, per il tempo libero per promuovere il benessere psicofisico e favorire percorsi di autonomia.
Il consiglio tematico mi permette di fare il punto sulle politiche che il mio assessorato intende percorrere riguardo la disabilità. Il compito è quello di tenere unito il tessuto sociale, non lasciare che parti della nostra comunità rimangano indietro, far rialzare chi invece di portare un contributo alla collettività è diventato un problema. Per raggiungere questo obiettivo, ci muoviamo su tre linee direttive:
La co-progettazione
È fondamentale lavorare insieme al Terzo Settore per conoscere criticità e difficoltà, programmare interventi, raggiungere obiettivi. Arriveremo a sviluppare un progetto di città insieme alla città stessa, attraverso il confronto con il Terzo Settore, vogliamo sviluppare soluzioni e progetti attraverso un percorso serio e articolato in atto per la prima volta proprio in questi giorni. Sono numerose le associazioni sul territorio che con il loro prezioso lavoro rendono il più possibile integrata e produttiva la vita di chi ha difficoltà: c’è chi gestisce spazi per la socialità dedicati ai ragazzi, chi si occupa di inserimento lavorativo, chi crea occasioni di incontro attraverso lo sport. Co-progettare vuole dire essere al passo con la realtà, non rimanere arroccati ad idee o convinzioni, significa pensare che la trasparenza ed il confronto ci garantiranno un risultato migliore.
La comunità
Nei prossimi 4 anni dovremo coinvolgere nelle attività di sensibilizzazione altri pezzi di Amministrazione, ma anche privati cittadini e imprese. Lasciare i servizi sociali da soli a contrastare i bisogni diffusi e trasversali della nostra città è una partita persa. È fondamentale costruire una cultura diffusa di attenzione e solidarietà in modo che si moltiplichino le possibilità di incontro, di trovare lavoro, più accessibilità e soprattutto una cultura di maggiore vicinanza ai fragili da parte di tutta la comunità. È un percorso che mira a rendere più coesa ed efficiente una città che ha tutta la capacità, come ha dimostrato ampiamente, di procedere con determinazione senza lasciare indietro nessuno.
Territorio e prossimità
Il terzo obiettivo strategico è la prossimità. Tutte le politiche sanitarie sono oggi orientate ad una maggiore vicinanza ai cittadini. Partiamo dalle case di comunità (ex-case della salute) per arrivare ai servizi al cittadino dislocati nei territori. L’educatore di quartiere, l’OS di quartiere, l’infermiera di quartiere. Spazi e luoghi dove ritrovare l’idea di comunità locale. Dobbiamo ridare valore alle reti corti e alle relazioni di vicinato. Dobbiamo costruire dei centri diffusi all’interno dei quartieri, più vicini fisicamente alle persone che abbiamo chiamato Forum Urbani. In questo modo possiamo aiutare chi non è autosufficiente al 100% non solo con l’assistenzialismo dei Servizi, ma anche con l’attivazione di relazioni amicali, informali, di vicinato supportati dall’amministrazione.
Inserimento lavorativo
Particolare attenzione ho voluto rivolgere all’inserimento lavorativo dei disabili, tanto che abbiamo istituito un tavolo di co-programmazione specifico su questo tema. Il lavoro può dare autonomia e indipendenza oltre che un ruolo nella società. La grande scommessa è riuscire a trovare lo spazio lavorativo adatto a quanti più cittadini è possibile. Coinvolgere cittadini e imprese è un passaggio chiave per moltiplicare le proposte lavorative per chi ha disabilità e aumentare le possibilità di occupazione.
Vorrei chiudere con una riflessione del professor Andrea Canevaro, recentemente scomparso, nel quale ritrovo i concetti fondamentali a quali si ispira l’attività del nostro assessorato: “Per me la comunità educante è mettere in moto le operosità, vuol dire riconoscere che ognuno ha qualcosa in cui è capace e allo stesso tempo che nessuno può bastare a sé stesso. Ognuno può essere operoso a suo modo, mettere in moto qualcosa che può servire ad altri. Questo è lo scopo principale della comunità educante, non far vivere nessuno in una posizione assistenziale, uscire dalla logica di chi ha e chi non ha”.
Il commento di Giuliano Zamagni (PD):
Abbiamo presentato e approvato ieri sera, come gruppi di maggioranza consigliare, un ordine del giorno sul tema della disabilità che rappresenta davvero un nuovo approccio e un nuovo metodo per affrontare un tema strettamente connesso alla crescita e all’equilibrio della comunità e dell’idea stessa di cittadinanza attiva. mettiamo al centro la persona, la sua ricchezza, il suo valore. E su questo e con questo vogliamo crescere insieme. Questo ordine del giorno approvato, e sostenuto dall’amministrazione comunale, da sostanza a un cambio di passo rispetto all’approccio tradizionale al tema dela disabilità nella pubblica amministrazione italiana.
L’accoglienza, di cui la nostra città è maestra nel mondo, passa dalla piena inclusività, capace di superare non (solo) le barriere fisiche, ma anche e soprattutto quelle culturali e i nuovi ostacoli del digitale, capace di offrire grandi possibilità e opportunità se opportunamente indirizzate.
Un tema quindi sul quale è necessario fare un salto di qualità, politico e culturale insieme, partendo da un cambio di approccio: guardando cioè a quella che il professor Andrea Canevaro definiva “diversabilità”, concetto che sposta cioè l’accento dalle “non abilità” alle “diverse abilità”, guardando quindi alle potenzialità della persona.
Deve essere questa la premessa a guidare l’azione amministrativa ed è questo il principio su cui poggia l’ordine del giorno e che si concentra sui molteplici ambiti sui quali il Comune può intervenire, non solo per dare piena e integrale attuazione alle norme vigenti, ma ancor prima per dare una risposta concreta a chi rivendica il diritto a un pieno sviluppo della propria personalità e all’esercizio della cittadinanza con la massima autonomia e indipendenza possibile.
Abbiamo elaborato una serie di proposte concrete, alcune con orizzonte di medio lungo termine e altre immediatamente attuabili, che abbiamo chiesto possano essere discusse e valutate attraverso gli strumenti della co-programmazione, della co-progettazione e dei Piani di Zona. In particolare, diverse sono le proposte per migliorare la relazione tra cittadini e pubblica amministrazione, a partire dalla possibilità di istituire la figura di un “manager dell’accessibilità”, esterno all’amministrazione, che si relazioni con gli uffici comunali e con le associazioni, con l’obiettivo di sostenere la tutela dei diritti delle persone con disabilità, la verifica dell’accessibilità delle strutture comunali e dei luoghi pubblici. Abbiamo poi sottolineato la necessità di garantire la massima accessibilità ai siti web dell’amministrazione e dei servizi online offerti dal Comune e di farsi promotore affinché anche i siti web delle attività commerciali siano ugualmente accessibili. Tra gli impegni anche quello di istituire un numero di telefono dedicato, o una competenza specifica dell’URP, per dare informazioni o ricevere raccomandazioni e di – avvalersi di un interprete LIS nel corso delle cerimonie istituzionali.
Per quanto riguarda gli interventi strutturali, l’impegno è quello di agevolare l’installazione di dispositivi per l’accesso ai piani superiori degli immobili, mentre sul fronte dell’accoglienza turistica è necessario garantire l’accesso alle zone di spiaggia libera con passerelle adeguate, predisponendo anche piazzole di sosta coperte nonché docce e bagni pubblici adeguati.
Ci sono dunque tante azioni che come Amministrazione possiamo attuare per fare di Rimini una comunità pienamente inclusiva e senza barriere.
La disabilità è un tema complesso e trasversale che non si esaurisce con la rimozione delle barriere architettoniche ma deve essere orientato a garantire il diritto globale di ogni persona a poter vivere quanto più possibile autonomamente, dignitosamente, liberamente; in una parola il diritto di essere un cittadino o una cittadina al pieno delle possibilità. Tra questi diritti di libertà e autodeterminazione nel dibattito attuale c’è anche il suicidio assistito e l’assistenza sessuale per disabili, perché ogni persona deve avere fino infondo il diritto di poter decidere di sé e della propria dignità, di poter soddisfare le proprie pulsioni e vivere il piacere del corpo, o la libertà da un corpo diventato prigione.
Lo strumento proposto della consulta non è adeguato ai tempi, alla multifattorialità delle privazioni del diritto delle persone con disabilità (cioè la loro discriminazione in termini di abilismo), alla trasversalità delle problematiche connesse, alla loro complessità. Molto più adatto ai tempi lo sviluppo delle competenze della commissione pari opportunità in senso di accoglienza dei temi legati ai diritti e alla parità. Questo insieme al percorso dei tavoli di co-progettazione e coprogrammazione che è il luogo naturale dove la società incontra il governo della città e che sarebbe auspicabile possano procedere sotto la luce dei diritti fondamentali delle persone, anche in un’ottica di prevenzione del disagio prima che diventi un problema personale e sociale.
Tra i contributi del documento di maggioranza ritengo importante sottolinearne 2:
Il 1° propone di installare nei luoghi più significativi della città delle citazioni in braille di poeti e letterati che possano trasmettere non solo la descrizione di qualcosa, ma anche l’emozione veicolata dall’elaborazione poetica e letteraria e che così possa permettere di vedere con le parole e di fruire dell’emozione dei luoghi.
Il 2°, e più importante, è che le persone con disabilità siano rappresentate visibilmente nella comunicazione ufficiale del Comune perché l’invisibilità e la cancellazione di componenti della comunità che hanno invece piena cittadinanza. Ritengo sia dovere dell’Istituzione che rappresenta la cittadinanza, di rappresentarla in tutte le sue caratteristiche e identità per affermare che ogni persona è veramente e pienamente parte della nostra comunità.
L’ordine del giorno approvato:
ORDINE DEL GIORNO INERENTE: “RIMINI CITTÀ INCLUSIVA: OLTRE TUTTE LE BARRIERE ATTRAVERSO PROPOSTE E PERCORSI PARTECIPATIVI” PRESENTATO DAI CONSIGLIERI COMUNALI: ZAMAGNI GIULIANO; GUAITOLI MANUELA; SOLDATI SERENA; TONTI MARCO; CASADEI GIOVANNI; LARI MICHELE E MARCHIONI ELISA
PREMESSO CHE
Sin dagli anni ’60 del secolo scorso il legislatore si è fatto carico di predisporre adeguate normative tese a sostenere le persone con disabilità nei vari ambiti della vita sociale arrivando, verso la fine degli ’80, a porre disposizioni per favorire il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati (l. 13/1989) e con il d.m. 236/1989 a fornire le prescrizioni tecniche necessarie a garantire l’accessibilità, l’adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell’eliminazione delle barriere architettoniche nonché il Regolamento recante norme per l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici (con il D.P.R. 503/1996,).
Si ritornerà anche in seguito su queste – ancora oggi – fondamentali disposizioni, volendo ora evidenziare come la sempre maggior consapevolezza dell’importanza sociale delle persone con disabilità portò, con la ben nota L. 104/1992, a dotare l’Italia di una “Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate”.
Ferma l’importanza di quanto previsto dalla legge appena citata, sia consentita una breve, ma doverosa, digressione sul suo titolo.
Vero è che “rubrica legis non est lex”, ma con tutta evidenza la sua terminologia ci suona evidentemente stonata o comunque legata a un linguaggio non più attuale.
E questo ci permette di evidenziare quanto sia importante considerare i termini a cui è affidato il compito di definire: il loro uso si situa a sfondo di modi di pensare e interpretare le persone e le cose che, inevitabilmente, influiscono sulle relazioni che istituiamo con loro.
Rimandando a quanto giustamente osservato dal prof. Andrea Canevaro in merito alla fondamentale distinzione tra handicap e deficit (CANEVARO A. – IANES D., Diversabilità, Centro Studi Erickson, Gardolo (TN) 2003) le espressioni che sottolineano la presenza di quest’ultimo, come «in-abile» o «dis-abile», hanno il pregio di non confondere tra handicap e deficit e, anche se possono apparire come più dirette e crude, in realtà dicono le cose come stanno o come sembra che stiano, poiché la presenza di un deficit può ledere alcune abilità della persona, ma, in molti casi, attraverso l’intervento di un adeguato programma educativo e la disponibilità di ausili, una persona con deficit può essere abile in modo diverso, raggiungendo in parte o totalmente gli stessi obiettivi di una persona normodotata.
Tuttavia, anche il termine «disabile» sconta il limite di porre l’accento sulle non abilità, correndo il rischio di porre l’attenzione sul dis-valore e non sui valori di ogni singola persona. Per fare ancora un passo avanti nell’evoluzione terminologica, sin da primi anni del 2000 è stato creato un neologismo che, partendo da una rivisitazione della parola di-sabile, l’ha portato a una sua trasformazione in “di-versabile” e che in questa sede abbiamo piacere di riprendere per tutte le implicazioni positive, anche culturali, alle quali rimanda.
A livello formale cambia solo un prefisso, ma significa spostare l’accento dalle «non abilità» alle «abilità diverse», contribuendo a cambiare la cultura del disvalore e a passare a una logica del valore diverso.
Diversabile è una parola positiva e propositiva allo stesso tempo. Crediamo che adottare questo termine possa aiutare a considerare la persona con deficit in una prospettiva nuova, più attenta alla storia personale di acquisizione delle abilità e di superamento delle difficoltà.
Oltre ad aprire uno scenario impensabile con i termini che siamo soliti utilizzare, che ci porta a comprendere come – in realtà – tutti siamo diversabili; certamente ognuno con le sue caratteristiche e capacità di azione e pensiero che gli sono proprie e, per questo, distinte da quelle di qualunque altra persona.
Parimenti, se la persona è pensata come diversabile, ciò non vuol dire che non abbia più bisogno di assistenza. Diversabile non significa necessariamente autosufficiente. Quello che cambia, però, è il modo di pensare e attuare questa assistenza: continua a esistere e rimane necessaria, ma tiene conto delle potenzialità della persona, che possono essere sfruttate in pieno.
Facendo un passo avanti e considerando anche le abilità della persona che viene assistita l’opera di assistenza si può tramutare in vera e propria relazione, al cui interno si situa anche la modalità dell’aiuto, ma che resta sempre e soprattutto relazione.
Riteniamo quindi necessario un salto di qualità che è insieme politico e culturale: Diversabile non è una “parola magica” che automaticamente cambia le cose; può però forse cambiare il nostro modo di percepirle, e questo è il punto di partenza per qualunque percorso di ulteriore cambiamento e che vogliamo anche porre come premessa del presente Ordine del giorno.
CONSIDERATO CHE
La Convezione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità del 13 dicembre 2006, ratificata dall’Italia con la Legge 18/2009 ha richiamato i principi che riconoscono la dignità ed il valore connaturati a tutti i membri della famiglia umana ed i diritti uguali e inalienabili come fondamento di libertà, giustizia e pace nel mondo e il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, in sede di presentazione, ha avuto modo di evidenziare come la ratifica segni un importante traguardo per il Paese intero. La capacità di risposta ai bisogni delle persone con disabilità è uno degli indicatori principali di un welfare moderno, maggiormente inclusivo, equo ed efficiente.
Prosegue il Ministero evidenziando come la Convezione debba essere la nostra stella polare per porre al centro la persona e il suo sviluppo integrale, per poter riconoscere e promuovere il suo valore infinito per il solo fatto che esista, così come è. Particolare attenzione viene posta sull’art. 10 della Convenzione che afferma il diritto alla vita delle persone disabili: “Gli Stati Parti riaffermano che il diritto alla vita è connaturato alla persona umana ed adottano tutte le misure necessarie a garantire l’effettivo godimento di tale diritto da parte delle persone con disabilità”.
La Convenzione deve quindi sempre più entrare a far parte della nostra Costituzione materiale e del nostro vivere quotidiano;
La Carta Internazionale dello Sport e dell’Educazione Fisica dell’UNESCO (Parigi, 1978), sancisce il diritto di tutti i cittadini ad accedere all’attività sportiva e che essa deve essere adattata alle necessità delle fasce più deboli della società, come i bambini e le persone con disabilità;
L’“Agenda 2030” dell’ONU per lo sviluppo sostenibile, adottata con Risoluzione dall’Assemblea Generale del 25 settembre 2015, tra i propri obiettivi prevede:
4.5) Eliminare entro il 2030 le disparità di genere nell’istruzione e garantire un accesso equo a tutti i livelli di istruzione e formazione professionale delle categorie protette, tra cui le persone con disabilità, le popolazioni indigene ed i bambini in situazioni di vulnerabilità;
4.a) Costruire e potenziare le strutture dell’istruzione che siano sensibili ai bisogni dell’infanzia, alle disabilità e alla parità di genere e predisporre ambienti dedicati all’apprendimento che siano sicuri, non violenti e inclusivi per tutti;
10.2) Entro il 2030, potenziare e promuovere l’inclusione sociale, economica e politica di tutti, a prescindere da età, sesso, disabilità, razza, etnia, origine, religione, stato economico o altro;
11.7) Entro il 2030, fornire accesso universale a spazi verdi e pubblici sicuri, inclusivi e accessibili, in particolare per donne, bambini, anziani e disabili;
Nella Costituzione italiana, pur non essendoci riferimenti diretti alla disabilità, si possono rivenire ben sette articoli che rappresentano il fondamento di tutte le leggi approvate negli anni a tutela delle persone con disabilità:
art. 1: L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro;
art. 2: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo;
art. 3: pari dignità sociale, senza distinzione alcuna; rimozione degli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese;
art. 4: riconoscimento a tutti i cittadini del diritto al lavoro, secondo le proprie possibilità;
art. 24: possibilità per tutti di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi;
art. 32: garanzia della tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e delle cure gratuite agli indigenti;
art. 34: la scuola è aperta a tutti;
art. 38: diritto al mantenimento e all’assistenza sociale per gli inabili al lavoro sprovvisti di mezzi sufficienti per il loro mantenimento e garanzia di mezzi adeguati alle loro esigenze di vita per i lavoratori in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria;
Gli articoli appena sopra sinteticamente riportati rappresentano l’architrave costituzionale che ci permette di affermare l’attenzione della Repubblica non solo nel condannare ogni discriminazione, ma anche la ferma volontà di un pieno inserimento di ogni persona nel tessuto lavorativo, sociale ed economico del paese in quell’ottica di “diversabilità” di cui si è detto nelle premesse;
A livello comunitario, il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, all’art. 19 attribuisce all’U.E. il potere di intraprendere azioni per combattere la discriminazione, anche in tema di disabilità.
La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea include due riferimenti espliciti alla disabilità:
l’art. 21 la inserisce fra le cause di discriminazione che devono essere vietate;
l’art. 26 “Inserimento delle persone con disabilità” recita: “L’Unione riconosce e rispetta il diritto delle persone con disabilità di beneficiare di misure intese a garantirne l’autonomia, l’inserimento sociale e professionale e la partecipazione alla vita della comunità”.
La Direttiva 2000/78/CE del Consiglio, del 27 novembre 2000, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro prevede espliciti riferimenti alla disabilità agli artt. 5; 7, nonché ai punti (6); (8); (16) e (17) dei “considerando”;
Il legislatore italiano, come già premesso, ha sempre rivolto grande attenzione alla tutela delle persone con disabilità e alla promozione del loro inserimento sociale e lavorativo, volendo qui richiamare, in particolar modo:
l. 457/1978 Norme per l’edilizia residenziale;
l. 18/1980 Indennità di accompagnamento agli invalidi civili totalmente inabili;
l. 113/1985 Aggiornamento della disciplina del collocamento al lavoro e del rapporto di lavoro dei centralinisti non vedenti;
d.lgs. 509/1988 Norme per la revisione delle categorie delle minorazioni e malattie invalidanti, nonché dei benefici previsti dalla legislazione vigente per le medesime categorie, ai sensi dell’art. 2, comma 1, della legge 26 luglio 1988, n. 291;
l. 13/1989 Disposizioni per favorire il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati
d.m. 236/1989 Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l’accessibilità, l’adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell’eliminazione delle barriere architettoniche;
l. 289/1990 Modifiche alla disciplina delle indennità di accompagnamento di cui alla L. 21 novembre 1988, n. 508, recante norme integrative in materia di assistenza economica agli invalidi civili, ai ciechi civili ed ai sordomuti e istituzione di un’indennità di frequenza per i minori invalidi;
l. 429/1991 Nuove norme in materia di indennità di accompagnamento ai ciechi civili ed ai pluriminorati;
l. 104/1992 Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate;
d.P.R. 503/1996 Regolamento recante norme per l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici;
l. 284/1997 Disposizioni per la prevenzione della cecità e per la riabilitazione visiva e l’integrazione sociale e lavorativa dei ciechi pluriminorati;
l. 162/1998 Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 104, concernenti misure di sostegno in favore di persone con handicap grave;
l. 17/1999 Integrazione e modifica della legge-quadro 5 febbraio 1992, n. 104, per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate;
l. 68/1999 Norme per il diritto al lavoro dei disabili;
l. 328/2000 Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali;
d.p.c.m. 13.01.2000 – Atto di indirizzo e coordinamento in materia di collocamento obbligatorio dei disabili, a norma dell’art. 1, comma 4, della legge 12 marzo 1999, n. 68;
l. 131/2001 Norme a sostegno delle persone in condizioni di cecità parziale;
d.lgs. 216/2003 Attuazione della direttiva 2000/78/CE per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro;
l. 189/2003 Norme per la promozione della pratica dello sport da parte delle persone disabili;
l. 4/2004 Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici
l. 67/2006 Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazione;
l. 18/2009 Ratifica ed esecuzione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, con Protocollo opzionale, fatta a New York il 13 dicembre 2006 e istituzione dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità;
l. 170/2010 Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico;
Legge 112/2016 Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare
Il D. Leg. vo n.43/2017 costituisce il Comitato Italiano Paralimpico e gli riconosce il ruolo di ente di riferimento principale per le attività sportive che vengono praticate dalle persone con disabilità.
La regione Emilia-Romagna, quanto al tema della disabilità, è intervenuta in materia di diritto allo studio, al lavoro, all’accessibilità e di attuazione della legge sul “Dopo di noi”;
Il Patto per il Lavoro e per il Clima della Provincia di Rimini, sottoscritto il 12 marzo 2022, nel proprio Piano di azione prevede:
quanto al coordinamento provinciale per educazione, istruzione e formazione: l’ampliamento a temi specifici quali quelli della disabilità e della parità di genere;
quanto alle politiche abitative e alla coesione sociale: progetti e azioni per favorire il più possibile la domiciliarità dei soggetti fragili (anziani, disabili, ecc.) assistendoli nei loro spazi di vita, potenziando e migliorando l’assistenza e la cura domiciliare;
quanto alle politiche del lavoro: estensione del Tavolo di coordinamento tra servizi per il collocamento mirato dei disabili e servizi sociosanitari del Comune di Rimini all’intero territorio provinciale; rafforzamento della rete con le associazioni territoriali volta a sostenere le persone con disabilità e con gli attori territoriali della formazione e della cooperazione sociale per l’elaborazione di percorsi e interventi finalizzati all’inserimento lavorativo delle persone con disabilità;
quanto alla mobilità: Riprogettazione del servizio di trasporto pubblico, che ponga forte attenzione alla mobilità delle fasce più deboli (in particolare delle persone con disabilità);
Il Comune di Rimini (art. 3 dello Statuto Comunale): “Promuove la solidarietà della Comunità locale, in particolare verso le fasce di popolazione più deboli e valorizza le diverse culture che nella città convivono”
OSSERVATO CHE
Molteplici sono gli ambiti sui quali poter intervenire per dare piena e integrale attuazione ai richiami normativi e amministrativi appena sopra indicati e, ancor prima, fornire una risposta concreta a chi nella sua vita (fosse anche per una sola stagione di essa) chiede il rispetto della sua dignità e il diritto a un pieno sviluppo della propria personalità e all’esercizio della cittadinanza con la massima autonomia e indipendenza possibile.
Possiamo in particolar modo, e senza pretese di esaustività, indicare i seguenti ambiti nei quali il Comune di Rimini si può impegnare, ora forte anche del Regolamento sulla co-programmazione e co-progettazione adottato dal Consiglio comunale il 3 maggio 2022:
La normativa evidenziata già in premessa e di cui l’Italia si è dotata per l’eliminazione delle barriere architettoniche in materia di edilizia sia pubblica, che privata, rappresenta un punto di partenza imprescindibile e, prima ancora, un obbligo di legge che deve essere rispettato e valorizzato.
In aggiunta a ciò, tuttavia, l’amministrazione comunale, nell’ambito delle sue competenze e funzioni in materia, deve farsi non solo promotrice del loro rispetto formale, ma anche culturale, nella consapevolezza che ciò che è accessibile in presenza di un deficit è accessibile per tutti e quindi espressione materiale della democrazia;
Le considerazioni appena sopra formulate debbono valere, ovviamente, anche per gli spazi pubblici all’aperto, la cui fruibilità va valutata, progettata e realizzata con l’attenzione rivolta a tutti i possibili utilizzatori, con attenzione, anche, a quei deficit che possono essere momentanei (per esempio l’utilizzo di sedia a rotella dopo un infortunio) o legati a una specifica stagione della vita (sempre per esempio: genitori con passeggini o persone anziane).
A maggior ragione è necessario pensare e ripensare gli spazi interni degli uffici pubblici aperti all’utenza, per agevolarne l’accesso, l’individuazione e un facile ottenimento del servizio richiesto e pensare anche all’adeguata formazione degli operatori e delle operatrici, perché anche culturalmente siano in grado di relazionarsi adeguatamente con le persone con disabilità;
Oltre al mondo reale, ed è quasi superfluo specificarlo, esiste un mondo virtuale nel quale si volge una parte significativa, anche dal punto di vista qualitativo, della vita di ciascuno di noi. Anzi è più corretto dire che si tratti, ormai, di un’estensione del mondo, un pezzo della realtà, non solo un mondo virtuale parallelo.
Il web rappresenta per le persone con disabilità una grande potenzialità, attraverso cui informarsi e avere opportunità impensabili fino a dieci o venti anni fa e analogo ragionamento vale per i loro familiari e gli operatori sociali che, grazie alla rete, possono condividere esperienze e proporre idee.
Può anche essere una concreta possibilità di manifestazione delle proprie abilità, fornendo strumenti capaci di superare o per meglio dire bypassare il proprio deficit.
Ma è anche vero che possono esistere delle barriere al pieno utilizzo delle nuove tecnologie.
Se con “usabilità” si indica in modo generico la facilità di navigazione di un sito, il termine “accessibilità” si riferisce al superamento delle difficoltà che una persona con deficit può incontrare nell’uso di Internet essendo evidente come siano differenti gli ostacoli che si possono incontrare al variare del tipo di disabilità.
Ma una delle barriere più comuni è rappresentata dalla difficoltà di orientarsi in un sito e di comprendere i contenuti da esso veicolati, indecifrabili da parte di persone che hanno un deficit cognitivo, ma anche per gli anziani o per gli immigrati che non conoscono bene la nostra lingua.
Queste “barriere” possono essere superate se, dietro la costruzione di un sito, c’è una buona progettazione che tiene conto di tutte queste variabili. Ne gioverà l’uso da parte di ogni cittadino o cittadina che si troverà di fronte un servizio più immediato e accessibile.
Particolare attenzione, inoltre, deve essere fornita al fatto che il mondo online evidenzia la presenza di deficit lato sensu “tecnologici” (il c.d. divario digitale) che, nella vita reale, non emergono; si tratta di una forma particolare di disabilità che merita di essere considerata e ugualmente ridotta, o meglio ancora eliminata, anche mediante l’assistenza personale da parte dell’amministrazione attraverso un/a dipendente dedicato/a.
Per chi accede ai siti web istituzionali del Comune e delle realtà a esso collegate, va quindi garantito un accesso semplice e diretto alle principali risorse messe a disposizione della cittadinanza.
Rimini è, per antonomasia, la “Capitale del turismo” e questo suo ruolo le impone di essere capofila di politiche rivolte a un turismo accessibile, inteso quale obiettivo naturale per ogni località che voglia dirsi davvero ospitale e cioè, prima di tutto, non discriminante nei confronti degli ospiti, qualunque siano le loro esigenze, con un’attenzione speciale all’accessibilità alle spiagge e al mare.
Non a caso, nel giugno 2001, nell’ambito della Prima Conferenza Internazionale per il Turismo Sostenibile tenutasi nella nostra città, fu redatta la “Carta di Rimini”, contente raccomandazioni e indicazioni utili per compiere ulteriori passi avanti verso la “sostenibilità del turismo”, con un’attenzione particolare alle “destinazioni del turismo di massa”. Il documento, ripreso e integrato dalla “Carta di Rimini 2008”, nel corso della Seconda Conferenza Internazionale per il Turismo Sostenibile tenutasi a Riccione in quell’anno, include precise indicazioni atte a migliorare l’organizzazione delle città e dei territori in una logica di sostenibilità e fruibilità per tutti.
Di questa “centralità” la nostra città deve essere nuovamente consapevole collocandosi all’interno dei passi in avanti compiuti a livello nazionale su questo tema:
In particolare, la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Struttura di Missione per il Rilancio dell’Immagine dell’Italia, nel 2013 ha pubblicato “Accessibile è meglio”, il Primo Libro Bianco sul Turismo per Tutti in Italia.
Per “Turismo Accessibile” si intende l’insieme di servizi e strutture che consentono a “clienti con bisogni speciali” di fruire della vacanza e del tempo libero in modo appagante, senza ostacoli né difficoltà, e quindi in condizioni di autonomia, sicurezza e comfort.
Attento, quindi, ai bisogni di tutti, dovendo per essi intendere anche bambini, anziani, genitori che spingono carrozzine (come peraltro già evidenziato in relazione agli spazi pubblici all’aperto e non), persone con disabilità che si muovono lentamente, che non vedono, o non sentono, che hanno allergie o intolleranze alimentari, essendo capaci di rispondere ad una domanda di “ospitalità” che richiede attenzioni, dialogo e conoscenze tecniche.
Vi è, inoltre, il “Manifesto per la promozione del turismo accessibile”: frutto dello studio di esperti del settore pubblico e privato, è un insieme di linee guida e di principio che, attraverso lo strumento e la valorizzazione del diritto, sono finalizzate a dare seguito alla convenzione Onu specificandone le applicazioni in tema di turismo e coinvolgendo tutta la filiera del settore.
Come detto, Rimini deve inserirsi in queste prospettive e, forte della propria esperienza e vocazione, rilanciare affinché, anche tramite ANCI, si rimetta mano al Libro Bianco, aggiornandolo alle mutazioni dovute alle crisi economiche, alla pandemia e alle instabilità che attraversano l’Europa e proporsi per una nuova Conferenza internazionale sul tema che elabori una “Carta di Rimini” per gli anni che viviamo e che andremo a vivere.
La promozione della solidarietà della Comunità che, come premesso, il Comune di Rimini riconosce espressamente nel proprio Statuto implica una particolare attenzione al sostegno alle famiglie delle persone con disabilità, con politiche adeguate che devono essere frutto della co-programmazione e della co-progettazione con gli enti del terzo settore che queste tematiche le vivono concretamente e su di esse si impegnano da anni.
In particolare, pare necessaria la previsione di sostegno economico e di fondi adeguati per garantire:
l’accesso ai centri diurni;
la presenza della figura dell’educatore e/o dell’insegnante di sostegno per le ragazze e i ragazzi frequentanti le scuole di ogni ordine e grado ivi comprese quelle paritarie per le quali l’impegno economico è a carico dei genitori;
Periodi di c.d. “sollievo” alle famiglie, cioè periodi di residenza fuori famiglia, non facili da organizzare, ma molto importanti per le famiglie;
il “Dopo di noi”, espressione con la quale ci si riferisce al periodo di vita delle persone con disabilità severa successivo alla scomparsa dei genitori o familiari più prossimi.
In Italia è attualmente normata dalla già citata Legge 112/2016 che, nel rispetto delle competenze in tema di assistenza assegnate dalla Riforma del Titolo V ai diversi livelli di governo, si limita a delineare gli obiettivi generali da raggiungere sul territorio nazionale.
Dal punto di vista legislativo e di programmazione degli interventi, infatti, la materia è di competenza esclusiva delle Regioni (tranne la definizione dei LEA, livelli essenziali di assistenza, che rimane in capo allo Stato) e l’Emilia-Romagna vi ha dato attuazione con la Delibera di Giunta Regionale n. 733/2017.
Spetta poi ai Comuni la realizzazione concreta degli interventi e dei servizi a favore dei beneficiari della legge, percorso che il Comune di Rimini deve continuare a seguire per garantire la massima autonomia e indipendenza delle persone con disabilità, in particolar modo in età adulta e over 65 anni, consentendo loro, per esempio, di continuare a vivere, anche quando i genitori non possono più occuparsi di loro, in contesti il più possibile simili alla casa familiare o avviando processi di deistituzionalizzazione;
Sostenere l’inserimento degli adulti con disabilità nel mondo del lavoro, secondo le proprie capacità, come espressione di valorizzazione della loro dignità sociale e possibilità di una loro maggiore indipendenza economica, anche tramite l’acquisizione di competenze in laboratori profit che riscoprono l’attività artigianale. Incrociare le abilità del lavoratore con le esigenze dell’azienda porta nella maggior parte dei casi a un risultato ottimale nell’interesse di entrambi;
Incentivare le società sportive per l’avviamento allo sport delle persone diversamente abili e pensare a sovvenzioni per le famiglie per l’acquisto di ausili idonei alla pratica sportiva, il cui costo è particolarmente oneroso e diventa una spesa spesso inaccessibile;
Istituire sportelli di counseling per favorire l’inclusione sociale, soprattutto in questo particolare momento storico, visto che la pandemia ha accentuato le diseguaglianze ed ha ancora maggiormente bloccato la socialità;
Creare reti tra gli enti interessati per individuare il servizio più idoneo allo specifico bisogno degli utenti;
Dare visibile rappresentazione sociale delle persone con disabilità nella comunicazione istituzionale del comune;
Rendere possibile anche la fruizione di realtà immateriali come il panorama della nostra riviera e del nostro entroterra, per esempio con installazioni recanti poesie o citazioni in braille da apporre sui lungomari e sui belvedere, quindi non solo descrizioni ma anche condivisioni che sono arte in sé;
Promuovere, dal punto di vista culturale, il concetto di “diversabilità” e la valorizzazione delle abilità diverse, anche in ambito artistico e sociale.
Tutto ciò premesso,
Il Consiglio Comunale impegna il Sindaco e la Giunta Comunale a:
promuovere la concretizzazione degli ambiti di impegno e di intervento evidenziati nelle premesse, attraverso gli strumenti della co-programmazione, della co-progettazione e dei Piani di Zona, esplicitamente inserendo e portando alla discussione, nei tavoli tematici di confronto già convocati, le seguenti proposte:
promuovere, sostenere e dare visibilità istituzionale alle iniziative organizzate in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità (3 dicembre);
istituire ed inserire nel calendario degli eventi della stagione estiva una “notte bianca” della “diversabilità” per la valorizzazione delle abilità diverse in ambito sociale, artistico, sportivo e culturale;
valutare l’istituzione della figura di un “manager dell’accessibilità”, esterno all’amministrazione, che si relazioni con gli uffici comunali e con le associazioni, con l’obiettivo di sostenere la tutela dei diritti delle persone con disabilità, la verifica dell’accessibilità delle strutture comunali e dei luoghi pubblici, l’accertamento su un’adeguata segnaletica e la mappatura dei servizi loro dedicati e/o fruibili presenti sul territorio (per es.: musei, palestre, parcheggi, toilette, ecc.) da condividere nel sito e nelle brochure della città;
Considerata la definizione di barriere architettoniche di cui all’art. 2, I c., lett. a) del D.M. n. 236/89: “gli ostacoli fisici che sono fonte di disagio per la mobilità di chiunque ed in particolare di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacità motoria ridotta o impedita in forma permanente o temporanea” e l’art. 3, II c., lett. b) dello stesso decreto: “Negli edifici residenziali con non più di tre livelli fuori terra è consentita la deroga all’installazione di meccanismi per l’accesso ai piani superiori, ivi compresi i servoscala, purché sia assicurata la possibilità della loro installazione in un tempo successivo”, invitare gli uffici comunali a dare completa attuazione alla norma, agevolando con le deroghe previste all’art. 3 della legge 13/1989, l’installazione di dispositivi per l’accesso ai piani superiori, anche in assenza di disabili certificati residenti nell’immobile, considerando l’istallazione di tali dispositivi, di pubblico interesse, come investimento lungimirante per ampliare l’offerta di unità immobiliari accessibili a chi ha “una capacità motoria ridotta o impedita in forma permanente o temporanea” anche alla luce delle dinamiche demografiche attuali;
garantire la massima accessibilità ai siti web dell’amministrazione, delle controllate e in generale ai servizi online offerti dal Comune e di farsi promotore dell’utilizzo dei medesimi criteri anche per la presenza web delle attività commerciali aventi sede nel territorio comunale;
adeguare la struttura interna degli uffici dell’amministrazione, a diretto contatto con l’utenza, per una migliore fruibilità da parte delle persone con disabilità e formare il personale amministrativo su come relazionarsi con i possibili diversi deficit;
istituire un numero di telefono dedicato, o una competenza specifica dell’URP, per dare informazioni o ricevere raccomandazioni;
avvalersi di un interprete LIS nel corso delle cerimonie istituzionali e prevedere durante le stesse appositi spazi, facilmente accessibili e chiaramente segnalati e delineati per le persone con disabilità, nonché in occasione degli eventi organizzati dall’amministrazione o sulla base di convenzioni;
sostenere le famiglie con figli disabili frequentanti le scuole di ogni ordine e grado (statali e paritarie), mediante l’erogazione e/o implementazione di servizi educativi gratuiti, a supporto del percorso scolastico che va dalle materne alle superiori;
prevedere e attuare percorsi alternativi all’ingresso in RSA delle persone con disabilità over 65 al fine di proseguire nel loro percorso riabilitativo e specialistico;
continuare a prevedere servizi e azioni per il c.d. “Dopo di noi” onde consentire alle persone con disabilità di continuare a vivere in contesti il più possibile simili alla casa familiare nel periodo successivo alla scomparsa dei genitori o familiari più prossimi;
attivare percorsi e progetti per l’inserimento nel mondo del lavoro, tramite l’acquisizione di competenze in laboratori profit che riscoprono l’attività artigianale;
sostenere le società sportive al fine di incentivare l’avvio allo sport delle persone con disabilità, considerato il costo elevato degli ausili necessari, formando una persona deputata al loro acquisto e gestione, in una logica di efficienza ed economicità;
disporre passerelle in cemento di adeguata ampiezza presso tutte le zone di spiaggia libera, che arrivino in prossimità del bagnasciuga per consentire l’accesso all’arenile e al mare alle persone con disabilità, soprattutto motoria, predisponendo anche piazzole di sosta coperte, per consentire la sosta sotto il sole, nonché docce e bagni pubblici adeguati anche alle loro esigenze;
rendere visibili le persone con disabilità nella comunicazione istituzionale del Comune di Rimini;
inserire targhette in braille con citazioni di poeti/poetesse e letterati/e nei luoghi più suggestivi per permettere alle persone non vedenti o ipovedenti di godere delle emozioni del posto e non solo della descrizione.
ZAMAGNI GIULIANO
GUAITOLI MANUELA
SOLDATI SERENA
TONTI MARCO
CASADEI GIOVANNI
LARI MICHELE
MARCHIONI ELISA