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tra burocrazia e tradizioni

La Romagna divisa sulle focheracce: Rimini le accende, Cesena le spegne

In foto: repertorio
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di Maurizio Ceccarini   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 17 mar 2022 08:33 ~ ultimo agg. 08:41
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Che la possibilità o meno di svolgere le focheracce di San Giuseppe fosse questione complessa alla luce delle nuove normative regionali, lo si era capito già nei giorni scorsi quando vi abbiamo riferito dello stallo in attesa dell’ufficializzazione definitiva di quella al porto di Rimini. Fino a che, martedì, è arrivata la conferma dal Comune di Rimini che la focheraccia alla spiaggia libera del porto si farà.

Mercoledì invece il Comune di Cesena ha annunciato lo stop alle “focarine” con questo messaggio: “I tradizionali fuochi all’aperto accesi la sera del 18 marzo in occasione della Festa di San Giuseppe che si celebra il 19 marzo, determinano pericoli e rischi per l’incolumità delle persone, oltre che un particolare impatto in termini di emissioni inquinanti su area vasta. Per questo motivo, la Regione vieta qualsiasi tipo di abbruciamento, comprese le focarine di San Giuseppe, anche se in piccole quantità e anche in forma privata.
Con lo scopo di limitare al massimo l’inquinamento, il PAIR stabilisce il divieto di abbruciamento dei residui vegetali nel periodo dal 1° ottobre al 30 aprile. Si segnala che il mancato adempimento degli obblighi imposti dalla sentenza della Corte di Giustizia potrebbe comportare ingenti sanzioni pecuniarie a carico dei soggetti inadempienti”.

Una situazione paradossale, visto che i due capoluoghi sono sottoposti alle stesse normative regionali. La chiave la si può cercare nell’ordinanza con cui il Comune di Rimini autorizza esclusivamente la focheraccia al porto e quelle di Viserba e Viserbella. In particolare nel passaggio:
“L’accensione di fuochi costituisce, in contesti particolari come quello delle feste paesane, un’attività meritevole di essere autorizzata in deroga, nei limiti dimensionali stabiliti (al massimo 3 metri steri per ettaro) e nel rispetto delle norme di sicurezza e dei provvedimenti a salvaguardia della qualità dell’aria; Rilevato infine che per particolari eventi e manifestazioni, di rilievo pubblico comunale, fortemente sentiti dalla comunità, perchè radicati nella tradizione e nella cultura popolare della Città, possono essere autorizzati spettacoli con allestimenti che prevedono la costituzione di cumuli che, pur nella necessità di assicurare le finalità di tipo simbolico del rogo, potranno avere dimensioni superiori a quelle sopra stabilite, nella misura di quanto necessario per garantire una fruizione e una visibilità pubblica all’evento consentendo alla comunità di ritrovarsi per i festeggiamenti della ricorrenza tradizionale, evitando così una dispersione particellare delle accensioni con conseguente riduzione complessiva delle emissioni”.
Insomma, il Comune di Rimini prende atto delle disposizioni regionali e dei divieti previsti negli stessi regolamenti urbani e in un’altra ordinanza rispetto alla quale si agisce in deroga (quella del 22/12/2021 ad oggetto “Limitazioni alla circolazione dinamica privata e regolamentazione impianti a biomassa legnosa nel territorio del Comune di Rimini periodo 01 Gennaio 2022 – 30 Aprile 2022”). Ma riconosce il valore simbolico delle focheracce e, per evitare che ne vengano accese in numero elevato, ne autorizza solo tre. Altre scelte, evidentemente, quelle fatte a Cesena.