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Corsini: buona base partenza

Spiagge. Operatori: tempi troppo stretti. I Commenti della politica

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di Redazione   
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mer 16 feb 2022 11:14 ~ ultimo agg. 17 feb 11:05
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Le spiagge italiane, come chiesto dall’UE, andranno all’asta (vedi notizia). Le gare per le nuove assegnazioni, dopo una proroga fino alla fine del 2023, partiranno dal 2024. Preoccupato il presidente di Confartigianato Imprese Balneari, Mauro Vanni: “c’è il rischio che vengano messe in pericolo migliaia di imprese a gestione famigliare che hanno fatto la storia del turismo nazionale.” Vanni ha molti dubbi anche sulle tempistiche: “è molto affrettato pensare di riassegnare 30mila imprese a livello italiano entro la fine del 2023. Le amministrazioni pubbliche si troveranno a dover gestire in pochi mesi questo carico di lavoro con poco personale. La scadenza è troppo corta. Ora si deve lavorare per far si che i decreti attuativi trasformino la legge quadro in una buona legge.” Vanni contesta poi il metodo usato dal Governo per emanare il decreto e annuncia lo stato d’agitazione della categoria.

Per l’assessore al turismo dell’Emilia Romagna, Andrea Corsini, quanto fatto dal Governo è “una buona base di partenza per un primo passo non scontato“. L’assessore evidenzia che nella riforma “sono contenuti in buona parte i criteri che noi – Regione, Comuni costieri e associazioni di categoria – avevamo individuato come irrinunciabili e imprescindibili“. Ad esempio, il riconoscimento del valore aziendale dell’impresa balneare, la remunerazione degli investimenti realizzati, il riconoscimento dell’esperienza maturata negli ultimi cinque anni nella gestione degli stabilimenti, la tutela del lavoro, il riconoscimento e la salvaguardia delle piccole imprese che rappresentano la quota maggiore della nostra realtà aziendale. “Ora però è fondamentale – prosegue Corsini – che nell’iter parlamentare della legge si ascoltino i territori perché ci sono alcune correzioni imprescindibili da inserire nel testo per far sì che la norma sia buona e giusta. Ne indico due: i tempi e le specificità“. Anche secondo l’assessore infatti i tempi “non sono congrui perché è impensabile che entro il 2023 i Comuni facciano le procedure selettive. Sempre ammesso che entro quest’anno siano approvati i decreti legislativi, occorre prevedere almeno un anno in più per predisporre le procedure selettive“. In Emilia Romagna sono oltre mille gli stabilimenti per un totale di circa 45/50mila posti di lavoro.

Soddisfatto invece il senatore del MoVimento 5 Stelle Marco Croatti secondo cui “dopo 15 anni di regime cristallizzato dalla vecchia politica con rinvii e proroghe, finalmente il nostro paese si mette al passo col resto d’Europa“. Il senatore ricorda anche l’importanza di inserire “meccanismi premianti per tutti quei titolari di concessione che negli ultimi anni hanno lavorato in modo virtuoso.”

Il senatore di Forza Italia Antonio Barboni ricorda che “non si tratta di un decreto che entra immediatamente in vigore ed abbiamo quindi tutto il tempo per discutere di questa materia“. Il senatore mette due temi sul piatto: in primis il fatto che esistono “migliaia e migliaia di chilometri di coste” che “consentirebbero l’avvio di nuove attività e quindi non è vero che siamo di fronte a una risorsa scarsa da regolamentare in maniera rigida“. Il secondo è la necessità di “contrastare il rischio di colonizzazione estera da parte di multinazionali o di autentici speculatori e dovrà altresì essere contrastato il rischio di infiltrazioni criminali e di attività di riciclaggio.

Per il comune di Rimini la “bozza di riforma delle concessioni balneari approvata dal Consiglio dei ministri può essere considerata una positiva base di partenza sulla quale sviluppare un riordino solido di una materia da troppo tempo appesa a proroghe e rinvii. Non solo un adempimento per adeguarsi alle prescrizioni dell’Europa e alla sentenza del Consiglio di Stato, ma soprattutto un’opportunità per dare certezze e prospettive di sviluppo ad un settore che rappresenta uno dei motori economici della nostra riviera e della nostra regione, andando innanzitutto a salvaguardare le professionalità degli operatori senza limitare l’ingresso di nuovi soggetti, tutelando e promuovendo gli investimenti, innescando un rinnovamento dei servizi in chiave di sostenibilità e accessibilità.  In attesa del testo definitivo dell’emendamento al disegno di legge Concorrenza e soprattutto della definizione dei decreti attuativi, veri e propri banchi di prova con i quali si misurerà nei fatti la concreta intenzione del Governo in materia, le misure previste paiono andare in una direzione comprensibile, seguendo alcuni dei principi cardine di cui anche l’Amministrazione comunale di Rimini negli anni si è fatta portavoce sui tavoli nazionali attraverso Anci. Primo tra tutti l’inserimento tra i criteri per  la scelta del concessionario dell’’esperienza tecnica e professionale già acquisita, comunque tale da non precludere l’accesso al settore di nuovi operatori; la durata delle concessioni per il tempo necessario a garantire l’ammortamento e l’equa remunerazione degli investimenti; la garanzia di massima partecipazione alle gare di microimprese ed enti del terzo settore e favorendo quelle imprese che negli ultimi cinque anni abbiano tratto dalla concessione la principale fonte di reddito. Positiva anche l’intenzione di prevedere un ristoro per i concessionari uscenti per il mancato ammortamento degli investimenti fatti e di clausole sociali per promuovere la stabilità occupazionale del personale impiegato. Si ritiene importante e non scontato il riferimento alla necessità di garantire il libero e gratuito accesso alla battigia e in generale di migliorare l’accessibilità della spiaggia anche per chi ha delle disabilità.  Il coinvolgimento attivo e non solo di principio dei territori, prevedendolo esplicitamente nell’assetto normativo che si andrà a configurare, dovrà essere la chiave per perseguire l’obiettivo primario che resta la salvaguardia di un comparto che nella nostra riviera è un’eccellenza, un settore strategico da cui passa il salto di qualità dell’offerta turistica italiana e da cui dipendono migliaia di imprese, di lavoratori e quindi di famiglie.  È chiaro che adesso la differenza la faranno anche e soprattutto i tempi: il Governo non può perdere un secondo che è uno nell’allestire i decreti attuativi su cui poi gli Enti locali dovranno definire le evidenze. Ma sicuramente ieri si è segnato un punto importante di una storia che, seppur molto complessa, da quasi 20 anni a questa parte pare non riesca a muoversi dal punto di partenza“.

Un importante e decisivo  passo in avanti verso una prospettiva eurounitaria” scrive l’avvocato Roberto Biagini secondo cui sono tanti gli aspetti positivi del decreto. Da approfondire meglio invece “i criteri partecipativi e di “valorizzazione ai fini della scelta del concessionario” che devono porre tutti “i competior” sulla stessa linea di partenza con una modulazione razionale delle “professionalità del settore” e individuare con criteri certi cosa si intenda per “piccola e micro impresa”.

Una opportunità’ per la riqualificazione degli arenili – per Fiorella Zangari, Segretaria PD Rimini -. Il PD di Rimini ritiene che la gestione delle concessioni balneari da mettere a bando, secondo i principi della legislazione europea e secondo quanto stabilito nel provvedimento approvato ieri dal Consiglio dei Ministri, offra una grande opportunità per promuovere ed accelerare i necessari processi di riqualificazione della spiaggia, coerenti con le profonde azioni di trasformazione gia’ intraprese dal Comune di Rimini, che sta completando un grande progetto per la tutela delle acque di balneazione (PSBO) e per la riqualificazione dell’intero water front (il Parco del mare). Quest’ultima azione dovra’ necessariamente interagire con la zona turistico alberghiera e con la spiaggia, spazio quest’ultimo, di raccordo a livello  funzionale ed ambientale fra il mare e la costa urbanizzata. Il PD accoglie favorevolmente il provvedimento del Governo e chiede che il Parlamento lo converta al piu’ presto in legge per consentire la redazione dei bandi per le nuove concessione in tempi rapidi. Ciò consentirà l’attivazione di progetti di riqualificazione della spiaggia integrati con la complessiva rigenerazione urbana in corso. Si condivide l’obiettivo del Governo di prevedere che i bandi tengano conto del rigoroso rispetto dell’ambiente e dell’interesse generale, e tengano, altresì, conto dei legittimi diritti degli attuali concessionari, della qualità e quantità degli investimenti proposti dai nuovi richiedenti, della sicurezza e della qualità dei servizi di spiaggia e di balneazione.

Positiva la reazione di Federconsumatori. Finalmente si interviene sulla materia mettendo al centro i diritti dei cittadini e dei consumatori”, afferma Graziano Urbinati, responsabile Turismo per l’associazione regionale. “Si apre ad una migliore dinamica concorrenziale, al superamento dei canoni d’affitto scandalosi, alla crescita delle aree libere a disposizione dei cittadini e dei varchi per il libero accesso alle spiagge. Si pone come strategico il tema del rispetto del patrimonio ambientale e culturale, e quello della sicurezza, ad ampio raggio, di turisti e lavoratori.
Per Urbinati “ora diventa fondamentale far sì che i decreti attuativi (da approvare entro sei mesi) interpretino correttamente i principi del provvedimento, che va ricordato origina dai ripetuti richiami della Comunità Europea e da una sentenza del Consiglio di Stato”.
Infine per il responsabile Turismo di Federconsumatori: “i nuovi affidamenti che arriveranno nel 2024 saranno una occasione per gli enti ed i Comuni costieri per incrementare le risorse da investire nel settore, a partire dal miglioramento dei servizi all’utenza. E’ una condizione che favorirà certamente chi riuscirà ad innovarsi, per chi lavorerà sulla qualità dei servizi offerti investendo in sostenibilità. Sarà invece sfavorito chi cercherà scorciatoie, come quella dell’aumento dei costi a carico di cittadini e turisti. Federconsumatori vigilerà su tutti questi aspetti.

La nota di Mauro Vanni

Il Consiglio dei ministri ha approvato l’emendamento al ‘ddl sulla concorrenza’, con la conseguente messa a bando per l’aggiudicazione delle concessioni demaniali, a partire dal 2024. Nell’emendamento odierno non si leggono novità, né sui bandi né sul termine, che resta fissato al 31 dicembre 2023. Viene quindi mantenuta una scadenza per la predisposizione dei bandi che è certamente un grave problema per tante Amministrazioni che dovranno predisporle. È molto grave l’abrogazione dell’art. 45 “bis” del codice della navigazione, sull’affidamento in gestione dell’attività secondaria. Ciò crea enormi problemi perché il titolare di una concessione dovrà gestirla direttamente, mentre sul territorio nazionale la varietà delle concessioni ha consolidato sistemi misti di gestione dei beni che possono essere parcheggi, porticcioli, luoghi di ristorazione, ecc. Esistono varie forme societarie, spesso composte da famigliari, che l’abrogazione mette fuori gioco. Questo provvedimento entra in vigore entro sei mesi. L’Italia ha alzato le mani rispetto all’Unione Europea, è incomprensibile essere oggetto di questa resa. Manca infatti un qualsivoglia accenno all’interesse transfrontaliero certo e alla scarsità della risorsa naturale, requisiti fondamentali anche per la Corte di Giustizia, che però la legge non ha preso in considerazione. La mappatura degli arenili avrebbe certamente dimostrato che non c’è scarsità di risorsa demaniale come l’Unione Europea valuta, la percentuale di demanio marittimo data in concessione è largamente minoritaria e questo punto avrebbe consentito la difesa dell’Italia e dei suoi interessi, oltre che delle sue imprese. L’emendamento abroga i commi 675 e ss. della legge 145/2018 e quindi la procedura di infrazione aperta nei confronti dell’Italia rende impossibile la possibilità che l’UE correggesse questa ‘lettura’ per noi errata della situazione italiana. Nessun giudice potrà più sollevare la questione alla Corte di Giustizia. L’Italia s’è arresa. Il metodo con cui il Governo ha emanato questo decreto ministeriale è quindi un metodo che non ci piace. Dopo mesi di discussione, di incontri nei quali ci è stato chiesto un parere, è mancato un lavoro concreto. Esclusi i tecnici, escluse le Regioni, esclusi i sindacati. Non è un caso che nel provvedimento manchino altri aspetti fondamentali. In definitiva, andare ad evidenza pubblica nel 2024 vuol dire non avere i tempi tecnici per una riassegnazione seria delle concessioni. Il Parlamento dovrà lavorare per riempire di contenuti il decreto e ci vorrà tempo. Poi dovranno lavorare le Amministrazioni sul territorio. Stiamo già vedendo, in altro settore come i bonus nell’edilizia, quanto danno viene compiuto agendo in fretta e superficialmente. Restano intatti, anzi più solidi, tutti i nostri timori sul forte rischio di stravolgimento di un modello d’offerta turistica che ha generato benessere diffuso e vantaggi per l’Italia sul mercato turistico. La categoria entra in stato di agitazione per battersi sui temi fondamentali. Abbiamo letto principi di base, ma ora i decreti attuativi dovranno declinarli con equilibrio. Proprio quello che è mancato in questo provvedimento.

La nota con le dichiarazioni dell’assessore regionale Andrea Corsini

“Una buona base di partenza per un primo passo non scontato”.

L’assessore regionale al Turismo e Commercio, Andrea Corsini, commenta il via libera ieri in Consiglio dei ministri alla riforma delle concessioni balneari dopo la sentenza del Consiglio di Stato che anticipa al 31 dicembre 2023 – 10 anni prima rispetto a quanto aveva stabilito la legge nazionale n. 145 del 2018 -, la scadenza delle attuali concessioni e, di conseguenza, la predisposizione dei bandi di gara da parte delle amministrazioni comunali.

“Nella riforma licenziata ieri- spiega l’assessore- sono contenuti in buona parte i criteri che noi – Regione, Comuni costieri e associazioni di categoria – avevamo individuato come irrinunciabili e imprescindibili”. In particolare, sono contenuti nel provvedimento del Cdm, il riconoscimento del valore aziendale dell’impresa balneare, la remunerazione degli investimenti realizzati, il riconoscimento dell’esperienza maturata negli ultimi cinque anni nella gestione degli stabilimenti, la tutela del lavoro, il riconoscimento e la salvaguardia delle piccole imprese che rappresentano la quota maggiore della nostra realtà aziendale. “Ora però è fondamentale- prosegue Corsini- che nell’iter parlamentare della legge si ascoltino i territori perché ci sono alcune correzioni imprescindibili da inserire nel testo per far sì che la norma sia buona e giusta. Ne indico due: i tempi e le specificità”. Sui tempi l’assessore ribadisce che “non sono congrui perché è impensabile che entro il 2023 i Comuni facciano le procedure selettive. Sempre ammesso che entro quest’anno siano approvati i decreti legislativi, occorre prevedere almeno un anno in più per predisporre le procedure selettive”. Sempre secondo l’assessore va eliminato dal provvedimento il frazionamento delle concessioni balneari che, almeno per l’Emilia-Romagna, porterebbe a una impraticabilità della norma. “Insisto- aggiunge l’assessore-, vanno definiti 4-5 criteri generali e poi bisogna lasciare ai territori, a Regioni e Comuni, in base alle proprie specificità, la possibilità di attribuire ulteriori punteggi da inserire nei bandi”. Ad esempio, per i servizi collettivi di salvamento, un elemento di qualità legato alla sicurezza, e per quelli di pubblica utilità, come la collaborazione con enti del terzo settore e associazioni di volontariato. “In Emilia-Romagna abbiamo un patrimonio di oltre mille stabilimenti balneari, sui circa 6.800 dell’intero Paese. Parliamo di 45-50mila posti di lavoro, per la nostra regione, senza contare l’indotto. È giusto- chiude Corsini- mettere ordine a un settore fondamentale dell’economia ma occorre procedere insieme, ascoltando i territori per evitare, dopo due anni di Covid e di enormi difficoltà, di penalizzare ulteriormente la capacità imprenditoriale sana del Paese. E l’Emilia-Romagna, come sempre, è pronta a dare il proprio contributo”.

La nota del senatore Marco Croatti (M5S)

“Dall’1 gennaio 2024 l’Italia avrà le concessioni balneari messe a gara. Dopo 15 anni di regime cristallizzato dalla vecchia politica con rinvii e proroghe, finalmente il nostro paese si mette al passo col resto d’Europa. In attesa di approfondire il testo uscito dal governo, riteniamo che la strada intrapresa sia quella giusta. Come Movimento 5 Stelle abbiamo lavorato perché si arrivasse a un sistema di gare con meccanismi premianti per tutti quei titolari di concessione che negli ultimi anni hanno lavorato in modo virtuoso, oltreché con meccanismi di indennizzo a carico degli imprenditori subentranti per sopperire ovviamente alle perdite sull’investimento fatto. Inoltre, siamo convinti che servono clausole sociali per porre fine al far west dei lavoratori creatosi negli anni. Mai abbiamo creduto che lo Stato dovesse disperdere know how ed esperienze positive. Non era però neanche pensabile fare dell’imprenditore balneare una sorta di lavoro ereditario. Continueremo a lavorare per individuare tutte le soluzioni più idonee, con i distinguo territoriali del caso. Nonostante la demagogia di Lega e Fdi di questi anni, volta al mantenimento dello status quo perenne, oggi inizia davvero una nuova era”

La nota del senatore di Forza Italia Antonio Barboni

“Forza Italia ha una precisa agenda sulla questione delle imprese balneari. In primo luogo dobbiamo ricordare a tutti che si discuterà della questione nell’ambito di un disegno di legge sulla concorrenza all’esame delle commissioni del Senato. Non si tratta quindi di un decreto che entra immediatamente in vigore ed abbiamo quindi tutto il tempo per discutere di questa materia. Si potranno presentare emendamenti e si potrà procedere ad un ampio confronto, in primo luogo ascoltando le categorie, con le quali il governo non ha avuto un esaustivo e adeguato confronto sul testo che è stato proposto. Ci dovranno essere delle rinnovate ampie audizioni per ascoltare i vari punti di vista e decidere in quale direzione muoversi.
C’è in primo luogo da completare la verifica su un punto preliminare: le spiagge sono una risorsa scarsa o no? Si è già visto che migliaia e migliaia di chilometri di coste consentirebbero l’avvio di nuove attività e quindi non è vero che siamo di fronte a una risorsa scarsa da regolamentare in maniera rigida. Ciò emergerà ancora con più chiarezza nella ampia e libera discussione parlamentare.
Occorre poi un’attenta riflessione per contrastare il rischio di colonizzazione estera da parte di multinazionali o di autentici speculatori e dovrà altresì essere contrastato il rischio di infiltrazioni criminali e di attività di riciclaggio. Le imprese balneari italiane sono un’eccellenza del nostro Paese, che non può essere né svenduta né messa nelle mani di organizzazioni criminali.
Forza Italia poi chiederà un raffronto in commissione tra la legislazione in vigore in Italia, quella ipotizzata e quella vigente in altri paesi e si constaterà come in Spagna, in Portogallo e altrove ci sono previsioni molto apprezzabili, che l’Europa considera evidentemente compatibili con le proprie direttive. C’è poi da sottolineare che talune direttive si devono applicare ai servizi e non ai beni e quindi c’è molto da chiarire sulla loro vigenza per il settore balneare.
Il fatto che si debba discutere di questa questione nell’ambito di un disegno di legge e non in un decreto fa anche capire che non ci potrà essere la fiducia e che la discussione sarà come ho già rilevato libera. Il disegno di legge contiene 32 articoli e quindi se ci fossero forzature è evidente che il disegno di legge non andrebbe avanti. Noi vogliamo evitare una pioggia di emendamenti su questo e su altri punti sulla legge della concorrenza, ma ciò dipenderà dal confronto che si svilupperà e dal recepimento di istanze per noi essenziali. Tra queste la tutela al valore delle imprese, la tutela degli investimenti, il rispetto per chi ha contratto mutui pluridecennali, la continuità delle aziende, la tutela delle aziende familiari. Alcune di queste cose sono già contenute nell’emendamento che è stato discusso a Palazzo Chigi, ma altre non ci sono e ci dovranno necessariamente essere. Pure in un quadro condizionato da sentenze e opinioni dell’Unione Europea, Forza Italia svolgerà, come sempre, un ruolo decisivo a tutela delle imprese balneari e del turismo. Le decisioni verranno assunte nel Parlamento non in altri palazzi e non c’è nessuna possibilità impositiva da parte del governo”.

La nota dell’avvocato Roberto Biagini

E’ stato compiuto un importante e decisivo  passo in avanti verso una prospettiva eurounitaria della materia delle concessioni demaniali marittime a scopo turistico ricreativo con la fissazioni di paletti importanti e principi non più negoziabili come l’ esplicito riferimento in primis all’ all’ art. 49 del T.F.U.E., quindi del Trattato, fonte primaria della disciplina (e secondariamente alla “direttiva servizi” fonte subordinata al trattato stesso) e la conferma della scadenza ultima delle concessioni al 31.12.2023. Sono state recepite molte delle indicazioni che da anni la giurisprudenza della Consulta, dei Tribunali ordinari ed amministrativi, della Cassazione, del Consiglio di Stato e della Corte di Giustizia della U.E. hanno elaborato e perfezionato. Recepite anche le più importanti indicazioni presenti annualmente nelle relazioni della Corte dei Conti in materia. Si è rimarcato l’utilizzo “sostenibile e razionale” del demanio marittimo finalizzato alla “pubblica fruizione in coerenza con la normativa europea” ed è richiesto “un maggior dinamismo concorrenziale”. Si parla per la prima volta “di criteri omogenei” per l’ individuazione delle aree da suscettibili di affidamento in concessione  e soprattutto  che i decreti legislativi attuativo devono “assicurare l’ adeguato equilibrio” tra le aree demaniali in concessione e le aree libere e libere attrezzate” e tale rapporto non potrà che essere stabilito a livello comunale in quanto la “scarsità della risorsa ” dovrà essere pesata in tale ambito come stabilito dalla Corte di Giustizia e da tutta la giurisprudenza che a tali principi si è conformata. Ottima la previsione “di varchi per il libero e gratuito accesso e transito per il raggiungimento della battigia” e la conseguente sanzione in caso di inottemperanza da parte del concessionario. Molte bene le previsioni in sede di gara che concernono “l’ecocompatibilità, la tutela paesaggistica, la fruibilità del demanio per i disabili e la preferenza delle opere di facile rimozione” nei programmi d’interventi. Interessanti ed opportune le clausole di protezione sociale volte a promuovere “la stabilità dei livelli occupazionali” e l’adeguamento dei canoni che “tengano conto del pregio naturale e dell’effettiva redditività delle aree demaniali. In conformità con quanto più volte ripetuto dalla   Corte dei Conti, la definizione di una quota di canone da riservare agli enti concedenti e da “destinare alle alla difesa della costa e di miglioramento della fruibilità delle aree demaniali”. Innovativo e di assoluto pregio la previsione di “un utilizzo delle aree anche per attività sportive, ricreative e di tradizione locale”. Da approfondire il concetto della “definizione dei criteri uniformi per la quantificazione dell’indennizzo da riconoscere al concessionario uscente” in quanto essi non devono andare a ledere la “par condicio” in sede di pubblica evidenza. Ma anche in questo caso l’elaborazione eurounionale e giurisprudenziale può soccorre alla maggior comprensione della definizione in quanto più volte è stato ribadito il concetto che si può parlare di legittimo affidamento solo per “investimenti documentati e non ammortizzati”  attuati ante recepimento della Bolkestein, e cioè ante 2010 in quanto per quelli realizzati  successivamente è carente il requisito della “buona fede” in quanto si era a conoscenza della illegittimità delle proroghe generalizzate senza affidamento comparativo delle concessioni. Non si capisce bene cosa si intenda “per perdita di avviamento” visto che siamo in tema di pubbliche concessioni e non di affitti di azienda e questo potrebbe essere un notevole discrimine per il nuovo “competitore”. Ottimi i limiti del numero massimo di concessione previsto per evitare i monopoli che da tempo si sono creati su un bene di tutti e l’ abolizione dell’ “affidamento” ex art. 45 bis c.n. che consentiva un vergognoso mercimonio delle concessioni. Da elaborare meglio i criteri partecipativi e di “valorizzazione ai fini della scelta del concessionario” che devono porre tutti “i competior” sulla stessa linea di partenza con una modulazione razionale delle “professionalità del settore” e individuare con criteri certi cosa si intenda per “piccola e micro impresa”. Nel complesso una DDL che recepisce molte delle istanze che da tempo l’associazionismo ha portato all’ attenzione della politica e dell’opinione pubblica e che pone al centro della riforma il bene pubblico demanio marittimo e non solo gli interessi degli imprenditori balneari. Adesso comincerà l’interlocuzioni con le regioni e gli enti locali gestori che sapranno fornire il loro apporto ponendo l’attenzione sulle particolarità locali diverse da territorio a territorio e sui loro ruoli nelle procedure delle pubbliche evidenze e nella consequenziale pianificazione dell’arenile.  In questa fase chiederemo che anche l’associazionismo sia presente al tavolo delle proposte affinché vengano chiariti alcuni aspetti generici presenti nella proposta (ad esempio i criteri per stabilire la durata delle concessioni comparati agli investimenti) in modo che il Parlamento in sede di deliberazione definitiva della legge delega possa avere un quadro completo delle istanze provenienti da tutti i settori.