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36 nel 2021, 72 nel 2011

Smog. In dieci anni dimezzati gli sforamenti del Pm10 a Rimini

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 12 gen 2022 14:03
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In dieci anni, Rimini ha dimezzato il numero di sforamenti di polveri sottili. Nel 2021 sono state 36 le giornate in cui il valore del Pm10 ha superato i 50 microgrammi per metro cubo, nel 2011 era accaduto invece 72 volte. Addirittura nel 2012 si arrivò al picco di 89 superamenti. Nonostante il miglioramento, Rimini supera (seppur di poco) il limite massimo imposto dalle norme nazionali che fissano a 35 la soglia di giornate di sforamento da non superare. Il dato 2021 conferma comunque un calo rispetto al 2020 (anno particolare per l’effetto lockdown, con un minore traffico sulle strade ma con un probabile aumento delle emissioni legate al riscaldamento degli edifici) ma soprattutto evidenzia un progressivo miglioramento della qualità dell’aria su scala decennale. Buoni anche i dati sul biossido di azoto, elemento che più rapidamente risponde alle variazioni delle emissioni derivanti dal traffico veicolare, con valori medi in linea con quelli dello scorso anno.

Il dato è incoraggiante – sottolinea l’assessora all’Ambiente Anna Montinie conferma il trend di deciso calo del numero di sforamenti del limite giornaliero del pm 10 degli ultimi dieci anni. Non è un risultato scontato: confrontando anche i dati dei territori emiliani e del bacino padano, troviamo anche città dove si sono contate fino a settanta giornate di sforamento. A Rimini abbiamo dunque respirato un’aria migliore, conseguenza di condizioni climatiche e strutturali favorevoli che si intrecciano alle politiche ambientali avviate negli ultimi anni, con un’attenzione alla rigenerazione urbana in chiave ambientalmente sostenibile e alla promozione della mobilità alternativa all’auto. Un sentiero che continueremo a percorrere, investendo sull’implementazione delle infrastrutture verdi, sulla messa a dimora di alberi nei viali e di alberature forestali azioni che hanno un effetto nel contrastare l’inquinamento atmosferico, il global warming e che complessivamente incidono sul miglioramento della qualità urbana. Altra azione, altrettanto decisiva, sarà investire sull’informazione del corretto uso delle biomasse ai fini del riscaldamento domestico e degli edifici, che resta anche a livello nazionale il vero tallone di Achille. La diffusione delle stufe a pellet obsolete e dell’utilizzo dei camini a legna ha un impatto molto negativo sulla qualità dell’aria in ambito urbano, in modo particolare sul particolato PM10. Dobbiamo investire su campagne di sensibilizzazione per renderne consapevoli i cittadini”.