La pattinatrice riminese Sara Venerucci assolta dall'accusa di doping
Assolta con formula piena, “per non aver commesso il fatto”. La pattinatrice artistica a rotelle, Sara Venerucci, non ha assunto farmaci dopanti. Così ha stabilito oggi il giudice monocratico del Tribunale di Rimini, Antonio Pelusi, che ha assolto tutti gli imputati.
La 31enne riminese, campionessa del mondo nel 2010, 2011 e 2012 insieme al collega Danilo Decembrini, era a processo dal 2017 con l’accusa di frode sportiva. Per la procura della Repubblica di Rimini che aveva chiesto e ottenuto il giudizio immediato, l’atleta avrebbe fatto uso nel giugno del 2014 di sostanze dopanti, in particolare anfetamine, per perdere peso e quindi per migliorare le sue prestazioni in gare internazionali. A prescriverle i farmaci, secondo l’accusa, il medico Guido Porcellini di Pesaro, anche lui assolto.
“Nonostante il pubblico ministero avesse chiesto la prescrizione – ha commentato il legale della Venerucci, Moreno Maresi – il giudice ha accolto la nostra tesi secondo cui Sara non ha mai usato farmaci dopanti. Su di lei è stata spazzata via ogni ombra, così come su una carriera straordinaria che ha dato lustro alla nostra città e al Paese intero grazie ai titoli Mondiali e Nazionali. Finalmente le viene restituita l’onestà che merita e che invece era stata messa in dubbio”.
A finire a processo erano stati anche i genitori di Sara, ai quali la Procura aveva contestato il concorso nel medesimo reato. Secondo gli inquirenti, infatti, mamma e papà (difesi dagli avvocato Moreno Maresi e Mattia Lancini), in qualità di allenatori, non potevano non sapere che la figlia avesse deciso di assumere sostanze in grado di potenziare le sue prestazioni. Anche per loro è arrivata l’assoluzione.