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dopo lo stop per 5 giorni

I gestori del Turquoise: "Difficile lavorare così, chiusura ingiusta"

In foto: lo staff del Turquoise
lo staff del Turquoise
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 5 lug 2021 18:26 ~ ultimo agg. 6 lug 15:27
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Rabbia e amarezza per un provvedimento – quello di chiusura per 5 giorni per non aver rispettato la normativa anti-Covid (vedi notizia)- ritenuto ingiusto. Steven Ormerod, che insieme alla sorella Wendy gestisce il Turquoise Beach Club a Rimini, ieri sera dopo il controllo della Divisione amministrativa della polizia è stato costretto ad abbassare le serrande del ristorante-bar sulla spiaggia perché – è la relazione della questura – circa 250 ragazzi stavano ballando sulla sabbia, assembrati, vicino alla consolle del dj.

Il gestore del Turquoise (a proposito, lo stabilimento balneare resta regolarmente aperto) però non ci sta e ci tiene a precisare che “si trattava al massimo di 30-40 persone e non di 250”. Quando gli agenti sono intervenuti in spiaggia erano le 20.30 e Ormerod sostiene di non aver infranto le regole anticontagio: “In quel momento nel locale ci saranno state 300 persone più o meno, la gran parte di queste a sedere che stava cenando o facendo l’aperitivo. Poi è normale che con la musica qualcuno possa alzarsi e ballare, ma controllare tutti diventa impossibile. Quando succede comunque invitiamo i clienti a rispettare le regole e stare seduti, ma ripeto, ieri sera non si trattava assolutamente di 200 e passa persone che ballavano”.

Da ieri e fino a giovedì, bar e ristorante chiusi quindi, con un conseguente e inevitabile danno economico: “Domani (martedì, ndr) per la semifinale Italia-Spagna abbiamo ben 700 prenotati, senza contare che i clienti dei miei stabilimenti, circa 2.400 persone, non potranno nemmeno usufruire del servizio bar durante il giorno. E tutto questo per cosa? Per qualche decina di ragazzi che l’altra sera si è fatta prendere dalla musica e ha ballato un po’?”, si chiede Ormerod. Lavorare così diventa difficile, perché noi, lo ripeto, le regole cerchiamo di farle rispettare sempre. Pensi che già da mesi avremmo potuto aprire il chiringuito in riva, ma ancora non l’abbiamo fatto perché evitare assembramenti, senza tavoli e sedute, sarebbe molto più complicato”.

La speranza dei fratelli Ormerod è di poter riaprire almeno durante il giorno: “I nostri legali stanno cercando ci contattare il prefetto o il questore per capire se almeno possiamo riprendere l’attività di ristorazione e bar al mattino e pomeriggio. Punirci con la chiusura totale per 5 giorni mi sembra esagerato oltre che ingiusto”.