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La lettera di una figlia

Visite a anziani limitate in ospedale. "Dov'è finita l'umanità?"

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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mer 16 giu 2021 10:15 ~ ultimo agg. 15:40
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Riceviamo e pubblichiamo una lettera arrivata alla nostra redazione e indirizzata anche alla Direzione sanitaria dell’ospedale “Infermi” di Rimini.

“La cortesia è l’anima della cura”. Per guarire servono medicine, dottori e umanità. Questo è, ormai da parecchi anni, lo slogan dell’ospedale di Rimini. Quanta verità, in così poche parole.

Forse però è cambiato il significato di umanità e non me ne sono accorta. “Sentimento di solidarietà umana, di comprensione e di indulgenza verso gli altri uomini”, così recita il vocabolario Treccani. Mi ci ritrovo. Me l’hanno insegnato a scuola le mie maestre, a casa i miei genitori, cerco di insegnarlo ogni giorno ai miei figli, ai miei alunni. Perché ho imparato, e quindi insegno, che le parole hanno un valore, sono vere e importanti.

Allora mi chiedo: perché in certi casi l’ospedale manca di umanità, elemento fondamentale della cura?

Il 2 giugno, tredici giorni fa, mio babbo quasi ottantacinquenne, è caduto. Il giorno dopo è stato ricoverato in ortopedia e successivamente operato. Io e le mie due sorelle, che quotidianamente lo assistiamo, in quanto anziano, portatore di protesi acustica e comunque quasi totalmente sordo, cieco da un occhio e con deambulazione difficoltosa, con una patologia psichica senile vicina all’Alzheimer, tenuta a bada grazie agli psicofarmaci, ci siamo trovate di fronte ai severi criteri di accesso in reparto: si entra uno alla volta, con certificato vaccinale attestante le due dosi ricevute di vaccino anti covid, o, in alternativa, tampone appena effettuato. La ritengo una prassi sensata e indiscutibile, utile come garanzia di sicurezza per sé, per i pazienti e per il personale. All’ingresso si compila autocertificazione, si igienizzano le mani e si indossa camice usa e getta. Perfetto. Sicurezza ed efficienza.

Peccato però che le visite siano consentite solo un’ora al giorno, approssimativamente per il pasto serale (17,30/18,30), ESCLUSIVAMENTE SU PRENOTAZIONE da effettuarsi telefonicamente il giorno prima, e comunque NON TUTTI I GIORNI ad uno stesso paziente (a giorni alterni se va bene, diciamo al massimo 2/3 volte alla settimana). Questo significa che, per gli altri pasti, e gli altri giorni, e gli altri pazienti, ci deve essere qualcuno che imbocca chi non ce la fa, perché spesso sbaglia la mira, oppure non ha la forza e rovescia il contenuto del bicchiere/cucchiaio. Quanto lavoro in più per il personale!

Mio babbo si è versato varie volte la colazione addosso. Tutto da cambiare, lui e il letto. Degradante. Umiliante. Inoltre, quanto lavoro in più per il personale!

Ieri a queste regole è stata data una veste “matematica”: giorno pari, letto pari; giorno dispari, letto dispari. A seconda del letto occupato dal proprio congiunto, si può fargli visita. A giorni alterni. Motivazione ufficiale: il personale perde troppo tempo a regolare gli ingressi dei parenti. La motivazione logica invece non è comprensibile. Risultato: dieci persone in attesa fuori dal reparto. Si è verificata una delle condizioni da evitare assolutamente in epoca Covid: l’assembramento.

Dunque mi chiedo: dov’è finita l’umanità? Ma, molto più banalmente, dov’è finita la logica? In condizioni di massima sicurezza igienico-sanitaria, con ingressi scaglionati e ridotti, mi sembra che sia interesse di tutti avere degenti seguiti dai propri parenti. Anche mezz’ora al giorno, ma tutti i giorni.

Credo fermamente, e sfido chiunque a contraddirmi, che la cura, il recupero, la guarigione di un paziente passino necessariamente anche attraverso l’affetto e la vicinanza dei propri cari. Tanto più se il paziente è fragile, piccolo, o al contrario anziano, che si dimentica di continuo le cose, che immagina quel che non c’è, che si sente abbandonato se non vede per un giorno intero i visi che conosce, perché non capisce la logica di queste restrizioni e, se anche la capisce, un minuto dopo se l’è già scordata.

Restrizioni ingiustificate. Non riesco a chiamarle diversamente.

Soprattutto adesso che l’Italia torna in zona bianca

Soprattutto adesso che hanno riaperto bar e ristoranti

Soprattutto adesso che il coprifuoco non è più in vigore

Soprattutto adesso che si parla di vacanze estive, di pass e di ripartenza del turismo

Si ha quasi l’impressione, molto amara, che dove c’è un interesse, peraltro legittimo, di tipo economico, tutto possa ormai essere concesso. E dimenticata, o quasi, ogni forma di prudenza.

Anche dentro gli ospedali c’è un interesse. Ma non è economico. È un interesse affettivo. UMANO.

Cristina Gandolfo