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processo rimini yacht

Chiesti 12 anni e 6 mesi per Giulio Lolli. In giornata la sentenza

In foto: Lolli in videocollegamento dal carcere di Rossano Calabro (foto Newsrimini)
Lolli in videocollegamento dal carcere di Rossano Calabro (foto Newsrimini)
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 3 feb 2021 15:34 ~ ultimo agg. 19:26
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Dodici anni e sei mesi  di reclusione. E’ questa la richiesta avanzata questa mattina dal pubblico ministero Davide Ercolani nei confronti di Giulio Lolli, l’ex patron di Rimini Yacht a processo per una truffa da 300 milioni di euro. Truffa, falso, estorsione e associazione a delinquere, questi i capi d’imputazione. Lolli, in videocollegamento dal carcere di massima sicurezza di Rossano Calabro, dove è detenuto con l’accusa di terrorismo internazionale dalla Procura di Roma, ha rilasciato spontanee dichiarazioni respingendo le accuse e sostenendo di aver agito per “salvare la società”.

Il pm Ercolani, nella sua requisitoria, ha definito Lolli come un “Robin Hood un po’ strano, che ruba ai ricchi e si tiene i soldi per sé”, poi lo ha accusato senza mezzi termini di aver distrutto la Nautica a Rimini: “Ha distrutto la Darsena, per colpa sua decine di famiglie sono andate sul lastrico. Non ha solo danneggiato finanziarie e ricche società, ma anche decine di lavoratori”.  Ripercorrendo i punti salienti dell’inchiesta, Ercolani ha spiegato che ci sono voluti anni e anni di lavoro, giorno e notte, per ricostruire insieme ai carabinieri quanto combinato dall’ex patron di Rimini Yacht. Che è scappato lasciando dietro si sé solo macerie.

Secondo il teorema accusatorio, l’imprenditore bolognese, difeso dall’avvocato Antonio Petroncini del Foro di Bologna, avrebbe realizzato una lunga serie di truffe legate alla compravendita di yacht di lusso. In particolare, attraverso finanziarie sammarinesi, sarebbe riuscito a vendere a più acquirenti le stesse imbarcazioni da milioni di euro. Con la sentenza odierna, attesa nel tardo pomeriggio, per il ‘Pirata’, come è stato ribattezzato Lolli, terminerà il processo riminese. Resta in piedi quello romano, dove è chiamato a rispondere dei reati di terrorismo e traffico di armi. Infatti, duranti gli anni di latitanza trascorsi in Libia, secondo la Procura di Roma, Lolli era diventato un guerrigliero di una fazione in lotta per il controllo del Paese nordafricano. Una ricostruzione, questa, sempre contestata dall’ex patron di rimini Yacht che, dal canto suo, ha sostenuto di aver combattuto l’Isis.