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Buco nel muro e ostaggi

Colpo in banca a Cerasolo: individuato uno degli autori tradito dal DNA

In foto: i Carabinieri sul posto (@migliorini)
i Carabinieri sul posto (@migliorini)
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 21 gen 2021 11:04 ~ ultimo agg. 22 gen 09:38
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Un colpo da ben 61.000 euro quello messo a segno il 16 settembre 2019 presso la filiale della banca Crèdit Agricole di Cerasolo Ausa: tre malviventi, armati di pistole e fucili mitragliatori, si erano introdotti all’interno degli uffici praticando un foro nella parete di un locale confinante. Dopo aver immobilizzato tutti i dipendenti con delle fascette di plastica, i rapinatori si erano fatti aprire la cassaforte e si erano impossessati del cospicuo bottino, facendo poi perdere le proprie tracce.
Delle indagini si sono occupati i Carabinieri della Sezione Operativa della Compagnia di Riccione, immediatamente accorsi sul posto per le prime indagini tecnico – scientifiche.
E proprio grazie al sopralluogo ed al repertamento delle tracce lasciate dai malviventi, i Carabinieri sono giunti oggi a dare esecuzione ad un provvedimento di custodia cautelare in carcere nei confronti di un noto pluripregiudicato, milanese classe 74, attualmente in regime di arresti domiciliari per altri analoghi reati presso la propria abitazione di Savignano sul Panaro (MO).
La misura restrittiva, emessa dal GIP Bianchi del Tribunale di Rimini, a seguito di richiesta del Pubblico Ministero Sgambati, ha messo in evidenza come ad incastrare l’uomo sia stata una traccia del suo DNA rinvenuta sul collo di una bottiglia in plastica, ritrovata dai carabinieri nei locali in cui i malviventi si erano nascosti ed avevano praticato il foro di accesso alla banca.
Una lunga attività investigativa che sin dallo sviluppo dei primi indizi aveva posto l’attenzione sull’odierno arrestato e che ha spinto gli uomini dell’arma ad approfondire ogni utile informazione ed ogni elemento che oggi costituisce il pesante quadro accusatorio, corredato da un minuzioso lavoro di analisi dei tabulati di traffico telefonico e dei video degli impianti di videosorveglianza.
Immagini, quest’ultime, dalle quali è stato possibili per gli investigatori riscontrare la compatibilità della corporatura del sospettato con il soggetto travisato, immortalato dalle telecamere, definitivamente incastrato dalla prova del DNA.
L’uomo, difeso dall’avvocato Malmusi del Foro di Bologna, è stato tradotto presso il carcere di Modena, dove rimarrà ora a disposizione dell’Autorità giudiziaria per il rituale interrogatorio di garanzia mentre proseguono le indagini dei carabinieri per addivenire all’identificazione dei due correi.