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Scuole aperte

Scuola. Morolli: problemi vanno affrontati e non aggirati

In foto: L'assessore ai Servizi educativi, Mattia Morolli
L'assessore ai Servizi educativi, Mattia Morolli
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mar 13 ott 2020 12:26
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Nessun passo indietro sulla scuola in presenza. Lo afferma l’assessore alle politiche educative del comune di Rimini Mattia Morolli auspicando “passi avanti e non balzi indietro” soprattutto dopo gli sforzi fatti nei mesi scorsi per riaprire le aule e garantire il ritorno in classe. “Un nuovo ritorno strutturale alla didattica in remoto rappresenterebbe una sconfitta e una sciagura per il Paese da evitare ad ogni costo” scrive l’assessore. “Semmai – aggiunge – serve continuare ad investire sul tema della sicurezza, dentro e fuori la scuola. Penso soprattutto al tema dei trasporti scolastici. Se il problema è quello degli assembramenti vanno trovate le risorse da parte del Governo per ampliare le corse, anche attraverso personale dedicato, in relazione e in raccordo con le istituzioni scolastiche in modo da organizzare le lezioni durante il giorno per permettere l’ingresso e l’uscita in assoluta sicurezza“. Secondo Morolli è normale che in uno scenario inedito come quello attuale emergano sempre nuovi problemi ma “questi vanno affrontati e non evitati o aggirati“.

L’intervento di Mattia Morolli

Scuole aperte in presenza, non si torna indietro. Lo dico subito per essere chiaro, dopo gli enormi sforzi fatti nei mesi scorsi per poter riaprire le aule (chiuse da fine febbraio a giugno) e garantire ai nostri alunni il ritorno alle lezioni in classe, un nuovo ritorno strutturale alla didattica in remoto rappresenterebbe una sconfitta e una sciagura per il Paese da evitare ad ogni costo.
Non esistono passi indietro perché, come già affermato poco tempo fa, la riapertura è stata il frutto di uno sforzo e un impegno imponente per tutte le Istituzioni, per le famiglie, per gli alunni. Ma è uno sforzo necessario e non aggirabile: la ripresa della scuola non va fermata, la priorità assoluta per l’Italia e per il futuro di intere generazioni deve essere questa, senza se e senza ma. Semmai serve continuare ad investire sul tema della sicurezza, dentro e fuori la scuola. Penso soprattutto al tema dei trasporti scolastici. Se il problema è quello degli assembramenti vanno trovate le risorse da parte del Governo per ampliare le corse, anche attraverso personale dedicato, in relazione e in raccordo con le istituzioni scolastiche in modo da organizzare le lezioni durante il giorno per permettere l’ingresso e l’uscita in assoluta sicurezza.
Se ci sono problemi, e in uno scenario inedito come quello attuale, è ovvio e naturale che ne vengano fuori di nuovi ogni giorno, questi vanno affrontati e non evitati o aggirati.
Ecco perché rimango spiazzato e sorpreso, nel leggere sulla stampa nazionale e anche locale le ipotesi di una ripresa della didattica a distanza come alternativa a quella in classe. Tradotto, riconsiderare la chiusura delle scuole come (non) soluzione ai problemi. Una cosa sono le situazioni straordinarie come il garantire le lezioni per gli alunni in quarantena o malati; un’altra ripensare al ritorno in massa alla didattica in remoto. Il fulcro imprescindibile della nostra scuola rimane la lezione in classe, con i compagni e l’insegnante. Una società che sappia guardare al futuro con sicurezza, e non con paura, sa benissimo come la scuola, che ne è il centro di tutto, debba camminare di pari passo con gli sviluppi pedagogici e teconologici, integrandoli, e non escludendoli vicendevolmente. La didattica a distanza è una utilissima integrazione alle lezioni frontali, ma non può sostituirle. Non c’è motivazione tecnica che tenga oggi.

Ripeto, dopo l’agognata riapertura – che ha visto le istituzioni, i presidi e le insegnanti allo stesso tavolo per un unico obiettivo – la priorità per tutto il territorio diventa ora quello di garantirne la sicurezza, se necessario con risorse aggiuntive. Serve un balzo in avanti, e non un passo indietro. Lo sforzo fatto non va vanificato ma sostenuto, puntellato e potenziato attraverso un impegno collettivo importante forse ancora più oggi di qualche mese fa. E’ proprio nei momenti più difficili che abbiamo più bisogno dell’educazione, del sapere, degli insegnamenti. Mollare adesso, chiudere anche parzialmente le scuole, sarebbe il peggior segnale che una comunità può dare ai propri figli, a quelle giovani generazioni che hanno già pagato tanto e che ora non meritano nuovi sacrifici. Lavoriamo piuttosto per aumentarne la sicurezza, in modo che proprio dalla scuola parta la spinta e la speranza necessaria per superare tutti insieme questo difficile momento.