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Fondazione Gimbe

In Regione 154 casi attivi ogni 100.000 abitanti, il 5% in ospedale

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
gio 15 ott 2020 16:09
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Nella settimana tra il 7 e il 13 ottobre in Emilia Romagna si registrano 154 casi attivi di covid ogni 100mila abitanti con un incremento del 5,8%. I casi testati, sempre ogni 100mila abitanti, sono stati 822 con un rapporto positivi/test del 5,7%. Infine il rapporto tra i casi attivi e quelli ospedalizzati è del 5,1%. Si tratta di numeri sempre inferiori a quelli medi nazionali. A riportarli è la Fondazione Gimbe nel suo consueto report settimanale.

In Italia nella settimana 7-13 ottobre, rispetto alla precedente, si registra un incremento esponenziale nel trend dei nuovi casi (35.204 vs 17.252) a fronte di un moderato aumento dei casi testati (505.940 vs 429.984) e di un netto incremento del rapporto positivi/casi testati (7% vs 4%). Dal punto di vista epidemiologico crescono i casi attualmente positivi (87.193 vs 60.134) e, sul fronte degli ospedali, impennata dei pazienti ricoverati con sintomi (5.076 vs 3.625) e in terapia intensiva (514 vs 319). Crescita costante anche sul fronte dei decessi (216 vs 155).
In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:
• Decessi: +61 (+39,4%)
• Terapia intensiva: +195 (+61,1%)
• Ricoverati con sintomi: +1.451 (+40%)
• Nuovi casi: +35.204 (+104,1%)
• Casi attualmente positivi: +27.059 (+45%)
• Casi testati +75.956 (+17,7%)
• Tamponi totali: +102.881 (+14,4%)

Nell’ultima settimana – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – si rileva un raddoppio dei nuovi casi, a conferma di un incremento esponenziale che si riflette anche sulla curva di pazienti ospedalizzati con sintomi e in terapia intensiva. Inoltre, con il netto aumento dei casi si rendono molto più evidenti le numerose variabilità regionali, oltre che provinciali“.

Nuovi casi. Si sono registrati 35.204 nuovi casi, più del doppio rispetto alla settimana precedente. A livello nazionale l’incremento percentuale dei casi totali è del 10,7%, con variazioni regionali che oscillano dal 4% della Provincia Autonoma di Trento al 30,9% dell’Umbria.

Casi testati. Anche sul fronte della capacità di testing & tracing le performance regionali sono molto variabili: a fronte di una media nazionale di 838 casi testati per 100.000 abitanti, il numero varia dai 523 delle Marche ai 1.276 della Toscana. L’incremento del rapporto positivi/casi testati passa dal 4% al 7%. Il range varia dal 2% della Calabria al 16,4% della Valle D’Aosta.

Casi attualmente positivi. L’impennata dei contagi ha determinato un’espansione a macchia d’olio dei casi attualmente positivi che hanno raggiunto il numero di 87.193. Al 13 ottobre, rispetto ad una media nazionale di 144 casi attualmente positivi per 100.000 abitanti, il range varia dai 41 della Calabria ai 205 della Valle D’Aosta.

Ricoveri e terapie intensive. Anche sul versante delle ospedalizzazioni s’impenna la curva sia dei ricoveri che delle terapie intensive, aumentati rispettivamente di 1.451 (+40%) e di 195 unità (+61,1%). La percentuale complessiva di pazienti ospedalizzati sul totale dei casi attualmente positivi, rispetto ad una media nazionale del 6,4%, oscilla dal 2,6% del Friuli-Venezia Giulia al 10,2% della Liguria.

Decessi. Nell’ultimo mese si è delineato un trend in lento ma costante incremento dei pazienti deceduti: da 70 a 216 per settimana.

Con l’aumentare vertiginoso dei numeri – spiega Cartabellotta – il dato nazionale non rende conto delle marcate differenze regionali e provinciali che richiedono provvedimenti più restrittivi al fine di circoscrivere tempestivamente tutti i focolai e arginare il contagio diffuso“. Ad esempio, nella settimana 7-13 ottobre l’incidenza di nuovi casi per 100.000 abitanti, rispetto a una media nazionale di 58,3, è superiore a 100 in due Regioni – Valle d’Aosta (141,6) e Liguria (113,1) – e in 6 province: Belluno (181,3), Genova (144,7), Arezzo (129), Pisa (125,3), Prato (125,3), Napoli (110,3).

Gli effetti delle misure del nuovo DPCM – conclude Cartabellotta – oltre a non poter essere valutati prima di 3 settimane, saranno in parte neutralizzati dall’incremento esponenziale dei contagi e dall’ulteriore sovraccarico dei servizi sanitari dovuto alla stagione influenzale. Ecco perché la Fondazione GIMBE si appella al senso di responsabilità ed alla massima collaborazione tra Presidenti di Regioni e amministratori locali, sindaci in primis: intervenire tempestivamente con misure restrittive locali, compresi lockdown mirati, per spegnere i focolai, arginare il contagio diffuso e prevenire il sovraccarico degli ospedali. Altrimenti, persistendo i trend delle ultime settimane – secondo gli scenari previsti dalla nuova circolare del Ministero della Salute – il rischio di restrizioni più ampie (lockdown incluso) è dietro l’angolo“.