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casa lager

Maltrattava la madre e anziano disabile. Intascava la pensione. Arrestata donna

In foto: repertorio
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di Lucia Renati   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
sab 1 ago 2020 18:10 ~ ultimo agg. 2 ago 15:52
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Viveva segregato in casa sua, ridotto in una stato di costrizione e disagio, soggiogato da una donna alla quale aveva dato fiducia 5 anni fa e che doveva occuparsi di lui. Una donna svizzera di 48 anni residente a Senigallia, è agli arresti domiciliari con le accuse di estorsione e maltrattanti nei confronti di alcuni anziani portatori di handicap. I Carabinieri di Riccione hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale – Ufficio Gip di Rimini. L’Indagine condotta dal sostituto procuratore Davide Ercolani ha fatto emergere uno scenario da incubo di maltrattamenti tra le mura domestiche ai danni di un 80enne non vedente, residente a Riccione, e nei confronti della madre 83enne di lei.

Alla donna sono sttribuiti diversi episodi estorsivi ai danni anche di un imprenditore marchigiano, anch’egli disabile. Le indagini sono iniziate nel dicembre 2019 quando i militari della stazione hanno ricevuto una segnalazione da parte della Polizia Municipale che a sua volta era stata avvisata da un’amica dell’uomo. Era stato proprio lui a chiedere aiuto esplicitamente all’amica attraverso il cellulare.

Le indagini hanno dimostrato la donna cercava soggetti fragili (affetti da disabilità problematiche sanitarie o deficienze psichiche) guadagnandosi la loro fiducia per poi assoggettarli al proprio volere e disporre a piacimento delle risorse di denaro decantando particolari conoscenze internazionali.

Dalla perquisizione nell’abitazione/lager, eseguita lo scorso febbraio dai Carabinieri di Riccione con l’Ufficio IGIENE ed AUSL, era emerso lo stato di degrado degli ambienti ridotti in pessime condizioni igienico sanitarie.

Dal comunicato dei Carabinieri: 

Le indagini, coordinate dal Dott. ERCOLANI e condotte dai Carabinieri della Stazione di Riccione, hanno avuto avevano inizio nel mese di dicembre 2019 quando i militari della stazione hanno ricevuto una segnalazione da parte della Polizia Municipale, secondo la quale presso un’abitazione di Riccione ubicata in via Castrocaro 36, una persona di età avanzata e non vedente dalla nascita, viveva sostanzialmente segregata, ridotto in una stato di costrizione e disagio da parte di una donna. La prima segnalazione era arrivata a ottobre alla sede dei Vigili Urbani di Riccione da parte di una donna di Bologna, conoscente dell’anziano che confermava di avere ricevuto proprio da lui la richiesta di aiuto attraverso il cellulare di una badante.
L’anziano aggiungeva inoltre di ricevere poche cure, di essere portato fuori dall’abitazione solo in occasione del ritiro della pensione che veniva interamente intascata dalla donna.

Gli era stato tolto il computer ed il telefono con la scusa che faceva telefonate troppo costose all’estero, impedendogli così di fatto ogni possibile contatto con l’esterno. Raccontava inoltre che nella casa operavano due badanti di nazionalità straniera che durante tutto l’arco giornaliero assistevano la madre della donna svizzera e che queste, durante la quotidiana presenza nell’abitazione, avevano avuto modo di constatarne le precarie condizioni igienico-sanitarie. Infatti dalle dichiarazioni verbalizzate dagli investigatori, le badanti affermavano di aver trovato diversi indumenti tra cui lenzuola e coperte, sporche di escrementi umani e accantonati negli armadi, così come numerosi pannoloni per anziani usati e riposti poi nei mobili.
L’appartamento veniva indicato privo di acqua calda e gas metano con pareti che in diversi punti presentavano evidenti tracce di muffa. Il riscaldamento risultava assente.

La badante nonostante gli ordini ricevuti dalla S. di non parlare con l’anziano non vedente, di non aprire la porta dell’appartamento a nessuno neanche alle Forze dell’Ordine, se non dopo suo assenso, nel corso del seppur breve periodo, riusciva ad instaurare un rapporto di amicizia con l’anziano raccogliendone ulteriori confidenze secondo le quali erano diversi mesi che non riusciva a fare un bagno, che non si recava dal barbiere per i taglio dei capelli e della barba perché nessuno lo accompagnava e che trovava da mangiare per una sola volta al giorno.

Succube delle sue pressioni psicologiche (l’uomo si era fratturato un polso e nonostante già da tempo dovesse togliere il gesso nessuno lo aveva accompagnato in ospedale).
L’indagata, ricevuta la visita dei primi assistenti sociali, capì di doversi “liberare” delle badanti che ormai non perdevano occasioni per fare filtrare notizie all’esterno dell’abitazione.

L’atteggiamento prevaricatorio di questa donna proseguiva con una azione di forte pressione psicologica, rimarcando nei confronti dell’uomo il suo handicap e quindi il suo stato di NON AUTOSUFFICIENZA, che gli impedirebbe di poter vivere per conto proprio e lo minacciava di collocarlo in qualche istituto per non vedenti.

L’incontro casuale avuto con la donna circa 5 anni fa. Sfruttando anche l’handicap dell’anziano arrivava a gestire completamente la sua vita, riducendolo in uno stato di isolamento materiale (privandolo del telefono, del computer, ed impartendo alle persone che accedono in casa di non comunicare con lui), frustrazione psicologica e sudditanza economica (impossessandosi interamente della due pensioni mensili). Alla donna l’uomo avrebbe anche erogato, oltre alle pensioni immediatamente consegnate dopo il ritiro, anche una cospicua somma di denaro quale investimento in un progetto comune, di fatto mai concretizzatosi.
L’indagata si preoccupava di sfoggiare ai militari l’improvviso interesse e senso di cure verso l’anziano, procedendo alla consegna di indumenti che venivano furbescamente indicati come capi già presenti nel guardaroba dell’uomo, ma di fatto acquistati ex novo per l’occasione. Anche le frequenti visite in clinica alla madre sembravano soltanto tese a dimostrare il proprio interesse al personale sanitario.

Il trasferimento a Riccione si era concretizzato alla fine del 2018 quando la svizzera aveva ottenuto la residenza nel Comune per poi sottrarsi ad ogni verifica tanto da ricevere il rigetto, vivendo in uno stato di semi clandestinità, con il solo intento di tenere nascosto l’anziano in casa e mancando di scegliere anche il medico di famiglia per i due anziani (nonostante la prolungata permanenza in loco e le gravi patologie delle quali risultano affetti) rendendo quindi difficile l’immediato reperimento dei farmaci necessari nonché la mancata richiesta di assistenza domiciliare suggerita dall’assistente sociale al momento del controllo.
Durante la parentesi marchigiana (2008-2014) la donna e il suo compagno entravano attraverso una terza persona in contatto con un imprenditore interessato a diversificare i propri affari, il quale nel giro di qualche anno verrà letteralmente “spennato” di diverse decine di migliaia di euro con la costituzione di società nel campo energetico di fatto mai decollate e richieste dietro minaccia di prestiti personali anche di importo rilevante.

La condizione di soggezione nella quale versava l’uomo, arrivato addirittura a vendere la casa di proprietà per fare fronte alla richiesta della donna, raggiungeva il punto più alto quando lo stesso veniva convinto ad andare a vivere presso l’abitazione di Via Castrocaro a Riccione dove quindi faceva conoscenza con l’anziano non vedente.

L’imprenditore ha calcolato di aver elargito alla donna direttamente o indirettamente una somma complessiva superiore ai 100 mila euro.