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600 euro non bastano

Indino (Confcomm.): oggi pensiamo alla salute ma domani vorremo risposte

In foto: Gianni Indino
Gianni Indino
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 23 mar 2020 19:13
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Prima di tutto si deve pensare a risolvere l’emergenza sanitaria poi però serviranno risposte per le categorie economiche. A dirlo è il presidente di Confcommercio Gianni Indino. “A meno – rileva – che non abbiano davvero ritenuto che 600 euro a marzo sarebbero stati sufficienti per indennizzare le categorie economiche, e nemmeno tutte, che ormai da settimane non incassano. Ma a questa ipotesi non ci voglio credere”.

L’intervento di Gianni Indino

Finalmente sembra che tutti abbiamo capito che in questo momento in ballo c’è la salute – dice il presidente di Confcommercio della provincia di Rimini, Gianni Indino – e che si deve combattere per tutelarla. Si tratta della salute di tutti noi e delle nostre famiglie, della cosa più preziosa che abbiamo. Questa è la vera emergenza e per questo ribadisco l’assoluta necessità di rimanere tutti a casa per non dare gambe al virus e aiutarlo a circolare. I provvedimenti adottati in queste settimane sono pesanti, pesantissimi, ma non se ne poteva fare a meno. Concediamo la nostra libertà personale per un bene ancora più prezioso, la vita di ogni persona.
Dobbiamo ascoltare i medici, ai quali va la nostra eterna gratitudine per quello che fanno. Persone che rischiano ogni giorno, che si adoperano per noi, per curarci tutti, evitando allo stesso tempo che le strutture ospedaliere collassino. Ora è il momento di ringraziare chi sta al fronte di questa guerra: dottori, infermieri, tutto il personale sanitario e alla fine dell’emergenza, che di certo arriverà, non dovremo dimenticarci di loro. Insieme a loro ci sono altre figure in prima linea: penso agli addetti ai negozi di alimentari e ai supermercati, ai macellai, agli ortofrutta, ai distributori di carburanti, ma anche agli operatori ecologici e a chi continua a farsi trovare per ripararci l’auto o il lavandino di casa. Questo è il momento dell’emergenza e della solidarietà, della vicinanza anche se non in senso fisico. Anche chi non è in prima linea può fare qualcosa di fondamentale per combattere questa emergenza: restare a casa.
Da domani invece cercheremo risposte. Un domani che è già dietro l’angolo. Le istituzioni ci hanno detto che non avrebbero lasciato indietro nessuno. Al momento invece hanno pensato a tanti, ma non a noi. A meno che non abbiano davvero ritenuto che 600 euro a marzo sarebbero stati sufficienti per indennizzare le categorie economiche, e nemmeno tutte, che ormai da settimane non incassano. Ma a questa ipotesi non ci voglio credere. Se l’Italia vuole ripartire, dovrà farlo ancora una volta grazie all’apporto delle centinaia di migliaia di piccole imprese che da sempre ne formano l’ossatura sociale ed economica. L’Italia ripartirà solo se metterà nelle condizioni di farlo i piccoli imprenditori e le partite Iva. Ma questo è domani. Ora aiutiamo i medici ad aiutarci ed evitiamo tutti i contatti. Noi come Associazione intanto giochiamo il nostro ruolo a guardia, tutela e supporto delle imprese in modo che da domani, tutti insieme, si possa ripartire per un nuovo percorso”.

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