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Serve confronto

Piano Arenile. Coordinamento Mare Libero chiede incontro con assessore

In foto: Roberto Biagini
Roberto Biagini
di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
dom 12 gen 2020 12:40 ~ ultimo agg. 13 gen 11:14
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La variante al piano dell’arenile del comune di Rimini non deve essere presentata solo alle categorie balneari ma anche alle associazioni portatrici di interessi diversi. A dirlo è l’avvocato Roberto Biagini, presidente del Coordinamento Nazionale Mare Libero che ha ufficialmente chiesto un incontro all’assessore al demanio Roberta Frisoni. Proprio l’assessore nei giorni scorsi aveva incontrato le categorie per presentare alcuni aspetti della variante (vedi notizia). Non basta, secondo il CO.NA.MA.L., limitare la partecipazione “al solo momento tecnico-giuridico delle “osservazioni” da presentare dopo l’adozione del consiglio comunale, ma deve accompagnare, con valenza politica legittimante, l’intero iter amministrativo di adozione-approvazione, al pari di quella di cui hanno potuto beneficiare le associazioni di categoria in questi anni: siamo tutti “diretti interessati” al bene “demanio marittimo”. Tra i temi da mettere al centro della discussione, secondo il coordinamento, ci sono lo scarso numero di spiagge libere sul litorale riminese, l’organizzazione della sorveglianza e del “salvamento” in mare e la questione delle concessioni. “Riteniamo in ogni caso confortante che il Comune di Rimini non seguendo l’esempio di altri comuni costieri non abbia apposto il timbro di pagamento della tassa di registro sino al 2033 sopra il documento concessorio creando inutili e pericolosi (per il funzionario competente) affidamenti e aspettative verso terzi soggetti” conclude la nota.

Il comunicato stampa firmato dal pres. Roberto Biagini

Abbiamo chiesto come Coordinamento Nazionale Mare Libero (CO.NA.MA.L.) all’ Assessore Roberta Frisoni che estenda una futura convocazione per illustrare il nuovo Piano dell’arenile del Comune di Rimini anche alle associazioni portatrici di interessi diversi da quelli in capo ai detentori degli stabilimenti balneari e degli altri beni insistenti sul demanio marittimo in quanto riteniamo corretto che ascolti anche le proposte e le indicazioni di coloro che intendono vivere il mare e la spiaggia in modo diverso dagli imprenditori balneari.

La spiaggia, l’arenile, è un bene pregiato di tutti i cittadini e non una proprietà privata da gestire come dominio utile di pochi e la pianificazione urbanistica di tale parte del territorio deve necessariamente avere come contradditori necessari tutti i cittadini e le associazioni che li rappresentano. I temi sono tanti ed importanti a cominciare dall’ utilizzo delle spiagge libere e dal loro numero largamente insufficiente nel litorale riminese per chi vuole vivere l’arenile in modo diverso. Connesso ad esso affronteremo il tema non secondario dell’ organizzazione della sorveglianza e del “salvamento” in mare.

Tale partecipazione non può essere limitata al solo momento tecnico-giuridico delle “osservazioni” da presentare dopo l’adozione del consiglio comunale, ma deve accompagnare, con valenza politica legittimante, l’intero iter amministrativo di adozione-approvazione, al pari di quella di cui hanno potuto beneficiare le associazioni di categoria in questi anni: siamo tutti “diretti interessati” al bene “demanio marittimo”.

A maggior ragione in questo momento storico dove ormai è inevitabile una presa di coscienza della politica che non può più voltare le spalle ai richiami che l’ordinamento giuridico italiano, conformemente al diritto eurounitario, ha indirizzato in particolare agli enti locali titolari del potere concessorio:
. la procura di Genova torna a sollecitare le gare immediate sulle concessioni balneari. Dopo il caso dei Bagni Liggia, sequestrati la scorsa estate perché la concessione era ritenuta abusiva, nei giorni scorsi il procuratore Francesco Cozzi e l’aggiunto Paolo D’Ovidio hanno inviato una lettera a tutti gli enti competenti sul demanio marittimo, ribadendo l’incompatibilità delle proroghe con il diritto europeo.
. Il Consiglio di Stato con la sentenza n. 7874/2019 dello scorso 18 novembre, ha “cestinato” di fatto anche la proroga al 2033;
. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha inviato a tutte le Autorità portuali italiane una circolare in merito all’estensione delle concessioni balneari fino al 2033, disposta dalla legge 145/2018. Nel documento, inviato lo scorso 19 dicembre, il direttore generale del MIT, Mauro Coletta, segnala la summenzionata sentenza del Consiglio di Stato che ha dato una valutazione negativa della legge e ricorda ai funzionari locali che «la disapplicazione della norma nazionale confliggente con il diritto dell’Unione europea costituisce un obbligo per lo Stato membro in tutte le sue articolazioni».

Ogni autorità amministrativa che per competenza sovrintende a funzioni che hanno ad oggetto l’arenile ( Capitanerie di Porto, Regione Emilia Romagna, Comune di Rimini, Agenzia del Demanio, Agenzia delle Dogane ecc..) hanno il dovere di valutare ad oggi quale sia il titolo legittimante per gli attuali detentori, vista l’ obbligatoria “disapplicazione” delle proroghe che ogni pubblico funzionario ( e non solo il giudice che ha sotto mano un caso di specie) deve attuare ogni qual volta entri in contatto con una concessione demaniale marittima a scopo turistico ricreativo. La conseguenza non può che essere una sola: aprire i procedimenti pubblica evidenza e valutare cosa attualmente insiste sull’arenile in tema di opere non facilmente amovibili (per eventuali incameramenti) e di abusi edilizi.

Allo stesso tempo, come può un detentore di uno stabilimento, con concessione “scaduta” chiedere un qualsivoglia titolo edilizio per intervenire in attuazione del piano urbanistico? Sono tutte domande che meritano una risposta.

Riteniamo in ogni caso confortante e apprezziamo il fatto che il Comune di Rimini non seguendo l’esempio di altri comuni costieri (e non potrebbe fare diversamente viste le precedenti diffide e gli orientamenti giuridici amministrativi ut supra ricordati) non abbia apposto il timbro di pagamento della tassa di registro sino al 2033 sopra il documento concessorio creando inutili e pericolosi (per il funzionario competente) affidamenti e aspettative verso terzi soggetti.

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