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L'analisi della Cisl

Poveri riminesi. Fanalino di coda per redditi: male under 35 e donne

di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 29 ott 2019 11:37 ~ ultimo agg. 13:51
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Il rapporto “I Redditi in Romagna” elaborato dalla Cisl su un campione rappresentativo conferma quello che ormai è un dato di fatto: i redditi dei riminesi sono i più bassi dell’Emilia Romagna. Mediamente nel 2018, tra pensionati e persone attive nel mondo del lavoro, si registra un reddito di 18.904 euro, 340 in meno del 2017. Un trend al ribasso che perdura ormai dal 2016. La media regionale è di 22.758 euro (in lieve crescita). Ma non solo. In provincia di Rimini si registra un gap del 26% tra i redditi lavorativi di uomini e donne (quasi 21.600 euro per i primi contro i 15.900 delle seconde). “Indubbiamente incide la qualità del lavoro svolto dalle donne – evidenzia il segretario della Cisl Romagna Francesco Marinelliche in particolare sono adibite a mansioni nei settori dell’ortofrutta, dei servizi alle persone, del commercio e del turismo.
Non se la passano meglio i pensionati che, pur avendo un reddito superiore di un migliaio di euro a quello di chi ancora lavora, si trovano all’ultimo posto in Emilia Romagna con 19.838 euro di reddito contro una media di oltre 21.700.
Redditi di lavoro bassi danno pensioni basse – sottolinea il segretario della Cisl Romagna – aprendo un problema di sostegno sociale, con costi più alti per la collettività e rischio di riduzione di servizi pubblici a favore della terza età.
Va ancora peggio ai giovani: il reddito di un under 35 in provincia di Rimini è di 12.724 euro contro i 16.385 di media in Regione. I giovani lavoratori riminesi guadagnano quasi seimila euro in meno (37,42%) dei pari età dell’Emilia Romagna. “Questi dati sono allarmanti – spiega Marinelli – perché pongono i giovani di questa provincia sul gradino più basso della Romagna, della media regionale e comporta l’impossibilità di programmare la propria vita e di dover ancora confidare nel sostegno dei propri familiari.

Questi dati sono allarmanti – spiega Marinelli – perché pongono i giovani di questa provincia sul gradino più basso della Romagna, della media regionale e comporta l’impossibilità di programmare la propria vita e di dover ancora confidare nel sostegno dei propri familiari.
I numeri che emergono da questo dossier confermano le tre proposte che come CISL Romagna sosteniamo con decisione” dichiara Marinelli.
La prima è la necessità di agire insieme tra i comuni delle tre province romagnole: la possibilità di redigere un Piano Strategico Romagnolo, come sosteniamo da tempo, è una priorità e va assolutamente realizzata per favorire lo sviluppo e attirare investimenti.
La seconda – prosegue il segretario – è quella di attivare un volano con istituzioni, università e parti sociali che indirizzi le nostre imprese verso attività ad alto valore aggiunto. Solo così potremo migliorare la qualità dell’economia romagnola, distribuire più ricchezza ai lavoratori e ai pensionati, costruire un welfare adeguato ai nuovi bisogni.
La terza proposta – conclude il leader cislino – è adeguare i premi di produttività per i lavoratori all’andamento positivo delle imprese tramite la contrattazione anche per godere delle previste agevolazioni fiscali.