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Presepe a Miramare

Giuseppe, l'uomo a cui Dio affidò ciò che aveva di più caro

In foto: il presepe vivente di Miramare (2018)
il presepe vivente di Miramare (2018)
di Simona Mulazzani   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
mer 19 dic 2018 12:20 ~ ultimo agg. 12:20
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Non solo una rappresentazione, ma un’occasione speciale per rinnovare l’incontro con Dio che si fa uomo per salvare l’umanità. Quest’anno al presepe vivente di Miramare, frutto dell’impegno e dell’entusiasmo di tanti bimbi e di appassionati adulti, si sono accesi i riflettori su Giuseppe, colui a cui Dio affidò ciò di cui aveva di più caro. A raccontare, con parole che toccano le corde più profonde, l’esperienza vissuta per le vie di Maramare è Maria Letizia Lazzari, l’insegnante che è all’origine, insieme a Donatella Magnani, dell’intuizione di questo Presepe Vivente. Nelle sue parole si capisce perchè è stata molto più di una rappresentazione.

Ci sono tempi, come quelli che stiamo attraversando, in cui ci si chiede dove si va a finire, dove si sta andando, e si ha l’impressione che tutto ciò su cui si era costruito si stia dissolvendo irrimediabilmente. Non era differente ai tempi di Gesù, in quell’angolo di Palestina occupata dai Romani, in cui l’identità del popolo di Israele sembrava definitivamente schiacciata dal disonore di un re Idumeo che regnava grazie al volere di Cesare senza neppure preoccuparsi di nascondere le proprie dissolutezze e facendo a gara con gli occupanti per rubare soldi al popolo. A tutto ciò si aggiungeva la piaga di una religiosità formale, ostentata ipocritamente dai farisei.

In tempi così non servono piani di riorganizzazione dello stato (gli imperatori romani ne tentarono diversi per arginare il declino, ma si rivelarono fallimentari) o rivolte violente (ci provarono più volte gli zeloti e finì con la distruzione di Gerusalemme), ma servono uomini, uomini veri.

Uno così era Giuseppe di Nazareth che sposò Maria sfidando i pregiudizi dei paesani solo per un compito che in sogno gli era stato affidato. Di lui ha voluto narrare, della sua avventura umana, il Presepe Vivente di Miramare di Rimini, che da 16 anni ormai, attraverso la disponibilità e l’entusiasmo di tanti genitori, alunni e insegnanti dell’Istituto Comprensivo Miramare e della scuola paritaria dell’Infanzia ‘Don Masi’ ripropone la provocazione dell’Incarnazione nelle vie del quartiere.

“Alzati, Giuseppe!” era il titolo dell’edizione di quest’anno, che riprendeva lo spunto di una meditazione di Papa Francesco sul custode della Sacra Famiglia. Giuseppe è uno a cui Dio chiede tutto affidandogli ciò che Lui, il Padre, ha di più caro: suo Figlio e la madre di Lui. Un compito da far tremare i polsi anche al più sperimentato degli uomini, ma Giuseppe “si alzerà” mille volte per rispondere a questo compito quotidiano e affascinante, e in questo ‘alzarsi’ al cenno di Dio realizzerà la sua grandezza umana e il suo sogno. Da Giuseppe Gesù imparerà a chiamare Dio padre, imparerà come uomo cos’ è un padre, ne imiterà la decisione instancabile a compiere l’opera di Un Altro, l’opera del Padre che l’ha mandato.

Così sabato 15 dicembre per le vie di Miramare, sulle orme di Giuseppe, si sono incontrate tante storie particolari e diverse, richiamate dal desiderio di rispondere all’invito unico di rivivere ‘carnalmente’, come direbbe Peguy, l’evento della nascita di Cristo: il nonno con una lunga carriera professionale da operatore alle spalle, che percorre in un sol giorno centinaia di chilometri per stupirsi come un bambino facendo le riprese video, il fotografo che coglie l’attimo sincero dei volti con uno sguardo innamorato della realtà , la matricola universitaria dagli occhi teneri e profondi come il Mistero che grazie a un incontro ‘casuale’ si trova catapultata dall’oggi al domani nei panni di Maria, il frate attore che si fa Milano – Rimini in giornata solo per poter essere lì non a recitare, ma a vivere l’evento di un’amicizia diventata storia impersonando Giuseppe. E poi i mille volti di chi ha cantato, di chi ha suonato, di chi ha realizzato i quadri del villaggio di Nazareth con i propri figli e alunni. E la meraviglia dei Re Magi, uomini di religione diversa dalla Cina o dal Senegal, attratti da questa Storia vera che sembra fatta per il cuore di ogni uomo, a qualsiasi latitudine. Storie semplici o contorte, ma piene di desiderio di ritrovare la propria umanità, come scrive la donna al pozzo, madre di religione islamica con il cuore assetato di verità: ‘ Grazie per avermi permesso di testimoniare il mio grande rispetto per una tradizione che abbiamo fatto rivivere nei nostri corpi e gesti. È stato commovente e forte dare espressione ad un evento fondante come la nascita di Gesù, e farlo attraverso la forma più antica del teatro, dove il racconto diventa rito agito. Gli angioletti e le pastorelle non dimenticheranno il Mistero di quel bambino nato miracolosamente da una vergine, e vivo davvero. Ed io potrò ancora meditare su un’acqua che spegne per sempre la sete, e che si trova dentro ognuno di noi…basta scavare il pozzo.”

E dunque da questo pozzo profondo dove si trova l’acqua della vita, anche quest’anno abbiamo visto sgorgare uomini magari imperfetti e scalcagnati, ma lieti, perché non hanno paura di dire la loro sete di verità mettendosi umilmente a disposizione dell’opera di Un Altro, facendo riaccadere un mondo nuovo dove il sospetto è vinto, dove il desiderio di bene è affermato, dove l’altro non è una minaccia, ma un bene per sé.

Uomini così io li ho visti: sabato 15 dicembre a Miramare.

Li ho visti con i miei occhi, come i pastori hanno visto Gesù.

E non potevano non andarlo a raccontare agli altri”.

Maria Letizia Lazzari